00:00 5 Aprile 2007

E’ ora di finirla con il catastrofismo mediatico; si alle previsioni stagionali!

Secondo un gruppo di scienziati del Cnr, oggi non siamo in grado di poter delineare con certezza l'evoluzione climatica dei prossimi anni perché non abbiamo condotto sufficienti indagini sperimentali. Sarebbe più opportuno concentrarsi sullo sviluppo delle previsioni stagionali, uno strumento in grado di migliorare la nostra economia.

Il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento del livello dei mari sono tra gli argomenti più controversi e dibattuti del momento. Vi sono da un lato i catastrofisti, che non vedono via d’uscita da questa situazione, con le temperature globali che potrebbero aumentare nel giro di pochi anni anche di diversi gradi centigradi, con l’innalzamento del livello dei mari che potrebbe mettere repentaglio l’intera economia globale. Vi sono gli scettici invece che vedono nel futuro climatico un evoluzione più “dolce” più “naturale”, come la paleoclimatologia insegna: il clima è in continua evoluzione sin dalla notte dei tempi.

A criticare gli scenari allarmistici o per meglio dire catastrofistici paventati dalla task force dell’Onu è il Dottor Teodoro Georgiadis, dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Bologna.

In particolare, lo studioso dell’Ibimet-Cnr evidenzia l’impossibilità di prevedere in modo deterministico l’evoluzione futura del clima e
la conseguente necessità di promuovere strumenti di risposta molto più vicini alle nostre necessità. “Bisogna fare chiarezza sui limiti attuali delle nostre conoscenze scientifiche”, sostiene Georgiadis. “Oggi, purtroppo, non siamo affatto in grado di far girare modelli di precisione su una base di dati adeguata, semplicemente perché non abbiamo condotto sufficienti indagini sperimentali.”

Questa mancanza rappresenta una forte criticità per le ipotesi sul nostro futuro perché la scienza del clima in questo modo non è completa. Un esempio fra tutti è la presenza delle nubi. Ancora oggi non siamo in grado di dire quanto queste possano influenzare i risultati di un modello, considerando che la percentuale di errore si aggira tra il 20 e il 50%.

Ovviamente sono margini molto ampi che, se trasferiti su periodi temporali di 100 anni, possono produrre ipotesi del tutto inattendibili. Sarebbe inoltre urgente e opportuno sviluppare previsioni a carattere stagionale. Questo strumento, una volta sviluppato in modo operativo, permetterebbe interventi molto precisi su vasti settori produttivi del Paese: basti pensare al turismo, al manifatturiero o alla all’ambito agricolo.

Una previsione stagionale permetterebbe un’adeguata amministrazione delle scorte, l’incanalamento dei flussi turistici e la gestione corretta di opportunità del territorio, quali la tipicità e la qualità dei prodotti.
Autore : Luca Savorani – Fonte Cnr