00:00 28 Agosto 2009

Dove finiscono gli uragani quando muoiono? La storia di Bill

Fanno notizia e anche molta paura quando si trovano nel periodo di massimo fulgore. Ma quando si indeboliscono dove vanno a finire? Seguiamo il percorso di un recente uragano atlantico, Bill.

Lo hanno chiamato Bill. Il nome proprio dato ad ognuno di questi mostri serve forse, oltre che ad identificare l’evento, anche ad esorcizzare la paura, umanizzando quel vortice che di umano non ha assolutamente nulla.

L’ultimo della serie, sfornato dall’Atlantico laddove gli Alsei dei due emisferi convergono sopra le piscine calde delle acque subequatoriali, è proprio lui, Bill, il cui fiocco rosa, anzi azzurro, sulle carte è apparso il giorno 16 agosto tra le coste sud-americane e le isole di Capo Verde.

Le caratteristiche climatiche della zona, nota fucina di uragani in quella forbice di oceano, hanno impresso rapidamente alla trottola nuvolosa molta energia, tanto che nel giro di soli quattro giorni il vortice ha assunto la blasonata classificazione di uragano di categoria 4. La sua collocazione geografica, lontano da terre abitate, ha limitato i potenziali danni. Lungo il suo percorso ha solo sfiorato le isole Barbados prima e le Bermuda dopo.

La traccia lasciata dal mostro, dopo aver risparmiato i Caraibi, mostra una decisa virata verso nord prima e verso nord-est dopo. La manovra, occorsa tra sabato 22 e domenica 23, è avvenuta a causa del progressivo aggancio della struttura vorticosa da parte del flusso occidentale delle medie latitudini.

Quando un uragano arriva a questo stadio e a queste latitudini, la sua struttura interna viene modificata; le correnti alle quote superiori tendono infatti a destabilizzare il cono vorticoso il quale va incontro ad un progressivo indebolimento. Ecco che da uragano si passa a tempesta tropicale e quindi a depressione tropicale. Nel nostro caso Bill è stato agguantato dalla corrente a getto polare martedì 25, dopo aver spazzato con la potenza di una ormai ex depressione tropicale, la nuova Scozia.

L’energia iniziale ancora non dissipata, ha però permesso l’ulteriore sopravvivenza della depressione, la quale mercoledì 26 ha proseguito lungo la sua traiettoria parabolica transitando mercoledì 26 sull’Islanda e giovedì 27 poco a nord delle isole Britanniche.

L’esempio di Bill, ci mostra come nel periodo tardo-estivo e autunnale, molti ex-uragani americani riescono a raggiungere anche le coste europee mettendo lo zampino nel tempo di casa nostra. Nella fattispecie, Bill non ha certo aiutato all’atteso break stagionale in sede italica; la sua posizione ha infatti stimolato l’accelerazione della corrente a getto dunque la risalita di un promontorio anticiclonico sul Mediterraneo.

Dopo il suo transito invece il vortice che segue, la cui origine ben diversa è da ricercarsi nelle consuete ondulazioni atmosferiche in seno alle correnti occidentali, riuscirà a penetrare almeno parzialmente sull’Italia e sarà all’origine del ricambio d’aria previsto a cavallo del fine settimana.
Autore : Luca Angelini