00:00 10 Aprile 2017

DOSSIER sul CLIMA di VERONA: tutte le nevicate e gli eventi estremi

Gli eventi estremi su Verona.

Abbiamo già avuto modo di illustrare come il clima di Verona sia sostanzialmente influenzato dalla posizione orografica. In particolare dalla forte protezione esercitata dalla catena alpina – nella fattispecie dai Monti Lessini – posti immediatamente alle sue spalle.

Un’azione quindi di riparo dalle fredde correnti settentrionali, contrariamente a quanto avviene per le città emiliane, chiaramente più esposte e senza protezione rispetto alle correnti che arrivano da nord e da nord-est. Concentriamo ora la nostra attenzione su tutti quegli eventi eccezionali che hanno caratterizzato o sconvolto il tempo della città dal dopoguerra ad oggi.

Partiamo dalla neve, che come noto cade in città molto raramente, sia per mancanza di effetto "Stau", sia per la frequente trasformazione dei fiocchi in neve a causa dell’arrivo, spesso solo in quota, dello scirocco dall’Adriatico. Non trascurabile l’effetto mitigante dell’isola di calore, pari a circa un grado in più in città rispetto alle zone rurali contermini, durante le situazioni perturbate.

L’evento nevoso più importante del dopoguerra, datato 22 febbraio 1948, ha scaricato sulla città appena 24 cm di neve in 36 ore di precipitazione. Davvero poca cosa. Non è andata meglio in annate fatidiche per il grande gelo e per la neve come il 1956, il 1963, e il 1985, quando lo spessore del manto depositatosi in un singolo episodio nevoso o comunque in un breve raggio di tempo, massimo 72 ore, non ha mai superato i 21 cm. Proprio nel 1985, mentre città come Bologna e Milano quasi sparivano sotto 60/70 di coltre nevosa, a Verona la nevicata di quell’anno non riuscì a totalizzare che 14 miseri centimetri. Con le dovute eccezioni però.

Se a meno di 24 ore dall’inizio della nevicata in città la neve si trasformò in pioggia, all’aeroporto di Villafranca, distante circa 6 km dal centro città, la nevicata proseguì per altre 10 ore, depositando al suolo più di 20 cm di manto. A Mantova (meno di 40 km a sud) lo strato nevoso raggiunse quell’anno i 38 centimetri. Analogo è il comportamento meteorologico di molte altre nevicate (febbraio 1991 e dicembre 1995). Nel loro complesso i mesi più nevosi dal 1945 ad oggi sono stati il dicembre 1963 con 27 cm e il gennaio 1987 con 25 cm, quantità cadute però in tre distinte nevicate.

Per la cronaca, nel leggendario febbraio 1929 caddero in città circa 40 di neve, non di più. Sempre in fatto di neve, a Verona non mancano tuttavia le sorprese. Non ultima quella del 17 gennaio 2001, quando a Padova e Venezia caddero solo 2 cm, ma a Verona la precipitazione nevosa proseguì insolitamente fino a depositare complessivamente 9 cm. Da segnalare anche alcune nevicate tardive sui Monti Lessini con 15 di neve oltre i 1.200 metri il 2 giugno 1962 e una decina di centimetri caduti il 9 luglio 1962 oltre i 1.400 metri di quota.

Rarissimi gli episodi di gelicidio registrati nell’ultimo mezzo secolo: capitò seriamente, compromettendo la circolazione stradale, il 29 dicembre 1971 e, più di recente, nel giorno di Natale del 1999, quando piovve con una temperatura di -1,5°! In fatto di gelate tardive, le più dannose furono sicuramente quelle del 6 e 7 maggio 1957, con temperature scese fino a -1° in aperta campagna, fino a -6° al suolo. L’evento provocò decine di miliardi di danni in tutta la Valpadana.

Danni anche per le tremende gelate del 10/12 aprile 1949, con minime scese fino a -8° al suolo in aperta campagna. Tremende gelate tardive furono anche quelle del 17/20 aprile 1997, provocate da violente discese di aria fredda dai quadranti nord-orientali. Tre giorni prima, per effetto del phoen la temperatura aveva localmente sfiorato i 25 gradi! Trovandosi esattamente alla corrispondenza tra il margine settentrionale della Valpadana e le prime ripidissime pendici prealpine (una parte della città, le Torricelle, già vi si arrampica),

Verona deve fare spesso i conti con i torrenti d’aria fredda che dalle tante vallate alpine piombano in pianura da aprile ad ottobre. Tutta quest’aria fredda settentrionale scende dalle valli trovando spesso una pianura surriscaldata, caratterizzata dalla presenza di aria calda e umida, con la quale contrasta violentemente dando origine a manifestazioni temporalesche spesso violentissime.

Più volte i temporali hanno scaricato oltre 20 millimetri d’acqua in meno di 20 minuti. Il 25 luglio 1972 caddero addirittura 62 millimetri d’acqua in un’ora e nel 1996, nella mattina del 30 luglio circa 60. Relativamente alle raffiche di vento, Verona si trova a fare i conti con la furia di Eolo in più situazioni meteorologiche: con il fhoen, lo scirocco e con i venti di groppo delle situazioni temporalesche. Un furibondo temporale del 22 luglio 1976 scatenò una vera bufera sulla città, con raffiche che superarono i 135 km orari, il record eolico del dopoguerra.

L’arrivo di correnti fredde settentrionali richiamate da un profondo minino sulla Valpadana di 984 hPa scatenò attorno alla mezzanotte del 30 marzo 1995 un vento impetuoso con punte di 125 km orari, accompagnato da violenti scrosci di pioggia. Nel corso di un violento temporale il 3 agosto 1968 il vento arrivò fino a 122 km/ora. Se Verona è poi visitata mediamente da 34 temporali all’anno, non è detto che questi debbano verificarsi tutti da aprile a ottobre. Se mancano del tutto segnalazioni di temporali in gennaio, non sono invece mancate manifestazioni temporalesche novembrine e dicembrine, anche di una certa intensità. Il più curioso di questi risale al 25 dicembre 1973, quando una Verona natalizia venne insolitamente interessata da un furioso temporale con grandine (anticipato dallo scirocco), fino a ricoprire di palline di ghiaccio tetti, strade e prati della città.

Un fatto analogo capitò anche il 22 dicembre 1979: in quell’anno vi fu un violento temporale mattutino con grandine preceduta da raffiche di scirocco fino a 110 km orari. L’unico temporale con neve risale al dicembre del 1963, ma si verificò dalle parti di Legnago, cittadina della bassa.

Mai tale fenomeno ha interessato la città. Anche la grandine è purtroppo una buona frequentatrice dei cieli del veronese. Assieme a Vicenza e Asti quella di Verona è la provincia italiana statisticamente più interessata dal fenomeno. Colpa dei tanti sbocchi vallivi (tra i quali la Val d’Adige e lo stesso Lago di Garda) che con perfetto asse nord-sud, agevolano la violenta discesa d’aria fredda da nord, producendo intense celle temporalesche nell’alta pianura, soprattutto nella parte est della provincia, dove il numero delle valli è maggiore. Tra le manifestazioni grandinigene più dannose annoveriamo quella del 29 giugno 2000, tale da sconvolgere tutta la parte est della città, con chicchi grandi come uova.

Ma in passato è successo di peggio. Un’altra furiosa grandinata capitò nell’agosto 1984. Il 12 agosto 1963 si sviluppò un autentico uragano sul Garda; la zona di Peschiera fu letteralmente mitragliata da chicchi di grandine grossi come pesche. Impressionante la grandinata che colpì la località di San Pietro In Cariano (bassa Valpolicella) il 30 luglio 1989. Taluni chicchi, arrivarono a misurare 7 cm di diametro! Relativamente alla bassa pianura, violentissime manifestazioni grandinigene hanno interessato il legnaghese alla fine di agosto del 1993 e nel settembre 1994, al termine di due estati particolarmente calde.

Micidiale per tutta l’alta pianura dal Lago di Garda al vicentino (Verona compresa) anche le grandinate del 25 agosto 1958 e quelle del luglio 1965, dopo il giugno più caldo del secolo. L’Adige, il fiume che attraversa Verona, ha fatto paura tante volte, ma di fatto non esonda in città dal 1882. Nel 1951, 1966 e 1982 – e in misura minore nel 1992 – e nel novembre 2000, ci si è andati vicini. Un ultimo dato interessante riguarda le trombe d’aria. La più devastante tromba che abbia interessato il veronese negli ultimi 10 anni risale al 5 ottobre 1992: attorno alle ore 17 di quel giorno un vero imbuto abbattè la propria forza distruttiva tra le località di Grezzano e Villafranca, scoperchiando case e abbattendo centinaia di alberi. Ricordiamo tuttavia che la più terribile tromba segnalata in Valpadana risale all’11 settembre 1970. Più che una tromba d’aria fu un vero tornado; si originò sui Colli Euganei, circa 8 km a sud-ovest di Padova interessando poi tutto il veneziano fino a Jesolo, provocando al suo passaggio 40 morti, 20 dei quali per il rovesciamento di un vaporetto a Venezia-città. I venti al suo interno raggiunsero i 300 km all’ora.

Autore : Giovanni Azzoni, adattamento Alessio Grosso