00:00 18 Maggio 2005

Dalla Svizzera arriva il GHIACCIAIO “IMPACCHETTATO”!

L'effetto serra sta contribuendo al progressivo ritiro dei ghiacciai alpini. Così, in Svizzera hanno ben pensato di "impacchettare" con uno strato di plastica il ghiacciaio Gurschen, sopra Andermatt: quasi 3mila metri quadri ricoperti da uno strato di una schiuma speciale in PVC, per un costo complessivo di 65 mila euro. La speranza è che così i raggi del sole vengano riflessi e, durante il periodo estivo, il ghiacciaio non si ritiri ulteriormente.

Un’ente privato svizzero, ha deciso di “impacchettare” un ghiacciaio alpino per preservarlo dalla rapida fusione evidenziata negli ultimi anni. Il motivo? Turistico naturalmente e per certi versi condivisibile, visto la crisi in cui versano alcune stazioni sciistiche svizzere.

Infatti, la società che gestisce gli impianti di risalita di Gottardo-Andermatt (“Andermatt Gotthard Sportbahnen”) ha motivato la bizzarra iniziativa citando in causa il famigerato riscaldamento globale, adducendo che, preservando il Ghiacciaio del Gurschen dalle conseguenze dell’effetto serra, si otterrebbe una migliore praticabilità delle piste da sci dell’area in questione.

Il telo bianco utilizzato per l’operazione, che al momento ricopre una superficie di 2500 metri quadrati, misura 3,8 millimetri di spessore ed è costituito da poliestere e polipropilene, materiali sintetici che eserciterebbero una valida protezione del manto nevoso dai raggi ultravioletti. Per la sua funzione, verrebbe utilizzato durante la stagione calda (tant’è che è stato già installato), per poi essere ritirato in autunno, depositato in magazzino e riutilizzato a decorrere dalla successiva primavera.

Sulla scia dei positivi risultati ottenuti nei primi esperimenti già eseguiti in Austria, dove in alcune regioni esposte al sole si era potuto conservare uno spessore di 1,5 metri di neve, La Andermatt Gotthard Sportbahnen ha motivato la singolare iniziativa apportando dati inconfutabili: negli ultimi quindici anni, il ghiacciaio in questione ha perso qualcosa come 20 metri di spessore nella zona della stazione di partenza del Gemsstock, a quota 2961 metri. Un comunicato spiega chiaramente che, senza un intervento “artificiale”, dal prossimo inverno non sarebbe stato più possibile servirsi delle piste articolate sul ghiacciaio.

E i costi? 21.000 franchi per la realizzazione del telo (che sarà più volte riutilizzabile), 9.000 per il ricoprimento. In questo modo, verrebbero a ridursi di circa un terzo i costi per la preparazione delle piste ad inizio stagione, come ha spiegato il direttore degli impianti Peter Heinzer.

Altri interventi per garantire la sciabilità del ghiacciaio, alternativi a quello adottato, sono stati scartati per l’eccessivo costo. Tra questi, quello dell’innevamento artificiale, che non è stato preso in considerazione per mancanza di acqua e di corrente elettrica.

Il beneplacet all’iniziativa è stato dato dal governo del Canton Uri e dal comune di Andermatt. La firma della realizzazione tecnica dell’imballaggio è del gruppo Fritz Landolt AG di Näfels. Infine, il monitoraggio scientifico dell’operazione sarà curato da una stazione di ricerca del Politecnico federale di Zurigo.

Le associazioni ambientaliste, manco a dirlo, protestano vivacemente contro l’assurdità del progetto, definito “ad alto impatto ambientale” e non risolutivo del problema che sta a monte, vale a dire l’effetto serra. «Non si possono coprire i problemi legati al riscaldamento climatico sotto una coperta» denuncia Adrian Stiefel, capo della sezione clima del WWF svizzero che, intervistato da swissinfo, continua: «Il materiale riflettente è solo una soluzione a corto termine. Ben presto non ci saranno più ghiacciai da proteggere. Il riscaldamento del pianeta peggiora e per avere dei veri risultati dovremmo impacchettare tutto il paese!».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche altre voci provenienti dall’ambiente del WWF: «L’esempio di Andermatt – secondo gli esperti del Wwf – dimostra quanto può diventare costoso dover combattere i sintomi dei cambiamenti climatici. Bisogna agire nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. E’ necessario puntare sulle energie rinnovabili e promuovere l’efficienza e il risparmio energetico».

Critiche ancor più pesanti sono arrivate da Greenpeace: otto militanti dell’associazione ambientalista sono saliti nottetempo sul ghiacciaio per esporre slogan e striscioni, onde mettere in risalto l’assurdità di un progetto che non risolve per nulla il problema del riscaldamento globale: «Piuttosto che curare i sintomi, proteggere il clima».

Più morbida la posizione di Pro Natura, che si è detta disposta a tollerare l’iniziativa come spunto per la ricerca, ma a patto che provvedimenti di questo tipo non vengano a moltiplicarsi e a divenire invasivi su tutto il territorio alpino.

Chiara e precisa la risposta di Urs Elmiger, amministratore delle funivie di Andermatt: «È una soluzione a breve termine, lo sappiamo. Non possiamo cambiare il mondo, ma possiamo cambiare i problemi di questa montagna. Sul lungo periodo, dovremo trovare un’altra soluzione». Come dargli torto?

Sui nobili scopi dell’iniziativa, dunque, nulla da eccepire. Ma lasciateci dire che ci fa uno strano effetto vedere un ghiacciaio impacchettato. Se siamo arrivati a tanto per salvaguardare un qualcosa di così “scontato” e prezioso, come un ghiacciaio, beh, lasciateci concludere che forse qualche “errore di gestione” da qualche parte si sarà pu fatto…
Autore : Report di Emanuele Latini