00:00 25 Giugno 2007

DA NON PERDERE: desertificazione e siccità, chi rischia di più?

La situazione alla luce dell'andamento climatico degli ultimi anni nella sintesi del lavoro dell'Enea, dell'Università di Napoli e della redazione di MeteoLive.

La grande vivacità del sole, la diminuzione del numero di perturbazioni e depressioni che visita il Mediterraneo, la frequenza con cui si verificano sempre più spesso ondate di caldo e periodi asciutti, pone il problema siccità nel nostro tormentato territorio e anche quello del rischio di una desertificazione, sia pure limitata ad alcune specifiche aree geografiche.

Nel breve sunto che segue abbiamo voluto riunire alcune considerazioni del Prof Ortolani, ordinario dell’Università di Napoli, di Luigi Rossi e Massimo Iannetta, rispettivamente Direttore di Biotec e responsabile di Biotec-des.

L’area mediterranea -ha spiegato Ortolani in un recente convegno sui cambiamenti climatici al CNR di Roma- rappresenta la fascia di transizione climatica dalla zona umida a quella desertica ed è molto sensibile alle variazioni del clima. Spostamenti di pochi gradi delle fasce climatiche verso nord o verso sud possono determinare impatti ambientali significativi e drastici sconvolgimenti, provocando ad esempio desertificazione in zone umide o viceversa.

Nei periodi caldo-aridi la desertificazione arrivò sino al 42° nord, in questi periodi il nord Europa ha vissuto condizioni climatiche favorevoli.

Nel lavoro dell’Enea si identificano cause NATURALI di desertificazione come le variazioni climatiche, ma anche cause ANTROPICHE come l’agricoltura, l’industria, urbanizzazione, il turismo, le attività estrattive.

L’aridità è determinata dalla contemporanea scarsità delle piogge (meno di 200-400mm annui) e dalla forte evaporazione che sottrae umidità ai terreni.
Viene allora adottato un indice di aridità (Ia) che altro non è che il rapporto tra la precipitazione e l’evapotraspirazione potenziale, riferita ad arco temporale di almeno 30 anni.

La siccità è invece un fenomeno che colpisce anche zone non aride con conseguenti danni al sistema produttivo.

Le regioni italiane a maggior rischio di desertificazione sono quelle del Mezzogiorno, segnatamente la Sicilia.
Lo sfruttamento esasperato del territorio, la sua fragilità ecologica, le condizioni climatiche avverse, l’innalzamento della salinità dei suoli, a causa del crescente fenomeno di intrusione di acque marine nei corpi acquferi continentali, determinato dal massiccio emungimento delle acque dolci sotterranee, fanno temere il peggio.

Il fabbisogno idrico complessivo in Italia è pari circa a 32 miliardi di mc/anno, distribuiti in modo disomogeneo con 22,9 miliardi di mc/anno al nord, 2,3 al centro e 7.9 al sud.
Il 66% è soddisfatto da acque di fiume, il 6% da acque di lago e di invaso, e il 28% da acque di invaso.

Le zone che sempre più spesso sono soggette a fasi siccitose ricorrenti sono quelle settentrionali: Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Emilia, Alto Adige.

Al centro salvo episodi locali, la situazione sembra più tranquilla, anche al sud e sulle isole vi sono stati periodi più piovosi rispetto al passato, ma la natura del terreno con forte evaporazione e rapido scorrimento dell’acque su terreni duri, non contribuisce certamente a rendere la situazione tranquilla.

Restano infatti a rischio desertificazione la zona del Campidano, del Sulcis e dell’Iglesiente in Sardegna, la Murra, la zona occidentale (trapanese e marsalese) e il settore centro-meridionale della Sicilia: provincia di Enna, Caltanissetta, Val di Noto, zona di Gela e Ragusa, ma anche il Foggiano e la Lucania meridionale, specie la bassa valle del Basento.

Importante in questo contesto lo sviluppo di una agricoltura sostenibile.
Le stagioni non procedono a comportamenti stagni per decenni, cambiano costantemente, sta a noi cogliere intelligentemente i segni del tempo meteorologico e del clima ed adottare i provvedimenti più opportuni.
Autore : Report di Alessio Grosso