00:00 12 Febbraio 2010

DA NON PERDERE! Ci mancava anche la comica dell’Asperatus…

Quando ci cascano anche i Professoroni.

Definire l’Asperatus la nube simbolo della modificazione climatica artificiale va aldilà di ogni possibile previsione sull’ignoranza umana e ci accorgiamo sempre più che davvero poche sono le persone che hanno passato la vita ad osservare le varie formazioni nuvolose.

Molte invece quelle che alzando finalmente gli occhi al cielo, dopo aver trascorso la vita a guardare per terra e avendo osservato formazioni nuvolose più rare rispetto a quelle classiche che solcano la troposfera, hanno subito gridato al miracolo, o meglio, alle manovre climatiche segrete dell’uomo.

Un teorema facilmente smontabile, che parte proprio dall’osservazione delle nubi stesse, di cui vi proponiamo oggi diverse esempi, anche non riconducibili ad una sola situazione meteorologica.

Il primo corpo nuvoloso che vi proponiamo in figura, (che vorrebbero chiamare ASPERATUS) certamente singolare e un po’ inquietante, ma ben conosciuto dagli addetti ai lavori, prende spunto da un’avvezione di aria fresca (o mite) nei bassi strati dell’atmosfera che transita su un grande lago o un mare, solleva aria umida e la condensa in nube, poi incontra nel suo cammino una catena di montagne sulla quale incagliarsi. Si generano così questa sorta di onde nel corpo nuvoloso, nata sia dalla discontinuità del vento che dagli ostacoli orografici incontrati, tali da conferirgli un aspetto aggrovigliato e minaccioso.

La turbolenza presente al suolo e sino agli strati medi può essere accompagnata da uno strato di inversione in quota. Da qui l’impossibilità della nube di crescere oltre un certo piano isobarico e dunque nel raggiungere lo stadio del cumulonembo. (A smentire anche dichiarazione del Prof. Prodi, vedi sotto)

Spesso legata a situazione di stau orografico, questa formazione nuvolosa finisce per dissiparsi appena cessa la corrente che l’ha generata senza magari aver dato luogo nemmeno ad un piovasco degno di nota.

Sono nubi note in tutto il mondo, tranne nelle zone polari ovviamente.

Cosa diversa se il richiamo umido (low level jet) converge verso il bordo avanzante di un temporale andando a sollevarsi sino a formare una nube a mensola. In quel caso allora può arrestarsi e rimettersi in moto seguendo l’incedere del temporale. Ancora una volta manterrà un aspetto decisamente tenebroso, segnalando l’arrivo imminente di rovesci, oppure potrà arrestarsi in loco divenendo un corpo unico col temporale, qualora l’aria fredda, legata alle discendenze, tendesse ad invadere il settore delle ascendenze dal quale ha avuto origine la nube. Una valanga d’acqua si rovescierebbe al suolo ma il temporale diverrebbe poi molto debole nella sua ulteriore avanzata verso altri borghi.

Ci sono poi altri casi che possono dar luogo a nubi tenebrose: uno è il tipico caso della “bocca della balena”, qui descritto brillantemente dal collega Catania nel 2004: “In caso di temporale sappiamo che in alcuni frangenti le correnti discendenti dal cumulonembo sono così intense da poter generare la formazione nuvolosa chiamata “nube a mensola”.
Quando quest’ultima transita sopra le nostre teste, al suolo si sollevano intense raffiche di vento freddo provenienti dal nucleo temporalesco stesso.
Una volta che le prime raffiche ci hanno investito, se guardiamo il cielo in alcune occasioni possiamo vedere che la parte inferiore (la “base”) della nube a mensola è costituita da formazioni molto irregolari e turbolente, che tendono addirittura ad invorticarsi localmente; tale ammasso è detto “Bocca della balena”, a causa delle strette striature verticali che spesso appaiono su di essa ed anche per la sua particolare struttura.

Questo fenomeno è dovuto al fatto che durante il suo cammino di espansione in prossimità del suolo, l’aria fredda spinta dal cumulonembo in tutte le direzioni può trovarsi a contrastare con aria molto più umida e calda; il contrasto porta a fenomeni di condensazione così repentini ed intensi da liberare notevoli quantità di energia sotto forma di calore latente.

In pratica l’atmosfera subito dopo il passaggio della nube a mensola si trova a dover smaltire un eccesso di energia veramente cospicuo; di conseguenza il solo moto traslatorio orizzontale dell’aria fredda stessa non è più sufficiente a riportare un certo equilibrio di temperatura fra i vari strati atmosferici, e quindi sono necessari piccoli ma efficaci moti vorticosi verso l’alto o verso il basso che smaltiscono più in fretta questo surplus di “carburante” rimescolando fra loro masse d’aria a temperature diverse.

Ecco il motivo della formazione di una struttura nuvolosa così densa, minacciosa e bassa (spesso si può generare anche a partire solamente dai 100-150 metri di altezza dal suolo)”.

Nella seconda fotografia si scorge invece un temporale in fase di senescenza e in allontanamento illuminato dalla bellissima luce del crepuscolo. Le discendenze temporalesche non raggiungono ormai più il suolo e si presentano così al cospetto dell’osservatore.

Se si vuole dare un nome alle formazioni nuvolose più rare si faccia pure ma non andiamo a raccontare che si tratti di nubi mai viste. Sarebbe una colossale panzana, così come sono un inganno alcune foto di nuvole ritoccate con il Photo Shop, purtroppo molti ci cascano.

Decisamente più gravi comunque le foto pubblicate sul quotidiano “La Stampa” in cui comuni altocumulus lenticolaris, vengono presentate come “Asperatus”. Oltretutto facendo fare una pessima figura anche al Prof. Vittorio Prodi, a cui mettono in bocca una frase infelice: “è impossibile che da questi nubi non piova in modo torrenziale” Dai lenticolaris??? Prodi sa benissimo che da queste nubi piove piuttosto raramente e pochissimo, mentre non da tutti i presunti ma falsi asperatus la pioggia non è automatica, come abbiamo spiegato sopra.

Non da tutti i cieli neri piove, diceva Bernacca, ed aveva ragione, ragione da vendere.
Autore : Alessio Grosso