00:00 5 Febbraio 2010

DA CONSERVARE: il clima di Napoli (seconda parte)

E' cambiato il clima della città partenopea negli ultimi decenni? Che rapporto ha Napoli con la neve? Ecco tutti i dettagli

Come tutte le altre località italiane anche Napoli e il suo comprensorio hanno subito alcune modifiche nella distribuzione dei fenomeni, nella loro entità e nei valori termici se raffrontati con i decenni passati.

A Napoli la gente comune dice di non aver più l’impressione di assistere alle canoniche quattro stagioni. In realtà, alla luce delle rilevazioni strumentali, lo scarto termico da un mese all’altro durante il decorso stagionale risulta piuttosto regolare ed eventuali sbalzi sono del tutto occasionali e conseguenti ad affonfi meridiani comuni anche ad altre regioni d’Italia.

Sono aumentate le temperature medie a Napoli negli ultimi 100 anni? I dati provenienti dall’Osservatorio Meteorologico dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, resi a cortese disposizione dal responsabile del settore Adriano Mazzarella, dicono di sì. Le rilevazioni, iniziate nel 1872, ci rendono noto che per quanto concerne la stagione invernale gli scarti positivi delle temperature minime notturne sono compresi tra +1,6°C di gennaio e +1,9°C di febbraio. Più contenuti i medesimi valori riferiti alle temperature massime diurne, compresi tra +0,8°C e +1,9°C di febbraio.

Un po’ più rilevanti quelli relativi alle temperature estive: le minime sono salite di 1,8°C a gennaio e di 1,9°C a febbraio, le massime 2,3°C a giungo e 2,2 °C ad agosto.

Cade la neve a Napoli durante l’inverno? La precipitazione nevosa intesa sia come aspetto coreografico che come accumulo al suolo è evento assai raro, data la forte influenza marittima nel caso della maggior parte dei peggioramenti potenzialmente favorevoli a precipitazioni, quelli che si verificano con correnti meridionali, in modo particolare da Libeccio.

Una configurazione che può portare i fiocchi a cadere fin alle porte della città e sui quartieri più alti si rifà a tese correnti di tramontana che trasportano aria di origine artica attraverso la via balcanica e appenninica. L’evento però la maggior parte delle volte non permette comunque accumuli al suolo, se non temporaneamente e limitati in caso di rovesci di neve pallottolare accompagnati ad attività convettiva se non addirittura temporalesca.

Da ricordare a tal proposito gli eventi eccezionali occorsi nel lontano inverno del 1956, con un manto bianco che a febbraio di quell’anno raggiunse i 15 centimetri sul lungomare. Altri episodi minori avvennero nel famoso inverno gelido 1984-85, mentre in tempi più recenti segnaliamo la bella sfiocchettata del 30 dicembre 2005.
Autore : Luca Angelini