00:00 15 Luglio 2010

Come riconoscere e prevedere una onda di calore

La nuove scuole sinottiche le chiamao "Heat waves", sono le onde di calore dovute a particolari configurazioni circolatorie che vedono come protagoniste strutture anticiclonche estive di tipo subtropicale.

L’impressionante ondata di calore che stava per interessare l’Italia il 22 luglio del 2003. Si noti l’andamento della temperatura alla quota isobarica di 850hPa, con il valore di 25 gradi pronto a invadere il Tirreno e la Isole Maggiori. Fonte archivio Wetterzentrale.

All’uomo della strada forse basterà ascoltare le solite litanie propinate da taluni TG o da altri programmi poco "specialistici", ma noi che amiamo la meteorologia e la Natura non accettiamo cotanta superficialità: noi vogliamo sapere, prevedere, osservare e finalmente capire.

Da un po’ di anni a questa parte il delicato tema delle onde di calore in periodo estivo cade proprio a fagiolo, gonfiato soprattutto dal parallelismo, forzato o meno, che deriva dagli altrettanto pressanti discorsi sull’antropic global warming. Ma qui il global warming non c’entra, qui vogliamo capire come si originano, che caratteristiche hanno e come evolvono le onde di calore.

Il fenomeno ha assunto talmente tanta importanza, che le attuali scuole sinottiche l’hanno identificato come soggetto sinottico a sè stante e chiamato  "Heat wave". Come prevedere un’onda di calore imminente? Naturalmente occorra che sia estate, quindi come secondo punto sarà necessario identificare la collocazione delle onde planetarie lungo l’emisfero e, teoricamente, calcolarne l’ampiezza. Se quest’ultima risulta pari a un determinato valore, dovremo attenderci un rallentamento nella loro progressione verso levante, fino al blocco totale delle stesse. In quel caso la presenza di una campana di alta pressione di blocco sulle zone di nostro interesse, con asse proiettato lungo i meridiani dalle regioni subtropicali fin oltre i 50° di latitudine identifica una probabile heat wave nascente.

Come si riconoscono le onde di calore? Essenzialmente da alcuni parametri numerici facilmente reperibili dagli svariati prodotti modellistici a disposizione per l’area euro-mediterranea. Tra tutti citiamo ad esempio l’altezza del geopotenziale alla quota isobarica di 500hPa, i cui valori sforano il ragguardevole valore di 5800 metri, giungendo talvolta a toccare i 6000 metri. 

Importante anche il campo termico, con valori che sul piano isobarico di 850hPa superano i 20 gradi, toccando a volte i 25. Alla medesima quota importanti informazioni ci pervengono anche dalla mappa della temperatura pseudopotenziale di bulbo bagnato la quale, essendo un’ottimo tracciante delle masse d’aria, ci indica l’origine e la distribuzione del calore pronto a invadere il nostro Paese. Naturalmente una massa d’aria che arrivi dal nord Africa darà luogo a ondate di calore particolarmente intense, mentre una massa d’aria che "peschi" dall’oceano o che si origini sul Mediterraneo, nonchè sul territorio europeo, sarà senz’altro meno cattiva e recherà un caldo complessivamente più sopportabile.

Come riconoscere un’onda di calore dalle mappe al livello del mare? Semplice: anzichè rilevare valori debolmente depressionari, in virtù del forte riscaldamento solare estivo che determina correnti ascendenti quindi la strutturazione di deboli depressioni termiche (famosa quella padana), ritroviamo valori di pressione elevati, dell’ordine di almeno 1020hPa. Questo significa che la compressione dinamica interna all’anticiclone raggiunge il suolo e crea un coriaceo strato di inversione che blocca qualsiasi corrente ascensionale, inibendo anche la cumulogenesi.

I cieli rimangono così sereni per l’intera giornata e favoriscono un intenso soleggiamento, il quale rifinisce l’opera di riscaldamento atmosferico. I termometri possono così salire su valori che, in Italia, superano diffusamente i 35 gradi. Ogni grado oltre questo limite infine, identifica in via empirica e semplificata l’entità e la portata di una ondata di calore. 

Autore : Luca Angelini