CO2 e temperature: dinamiche sempre più lontane
L'analisi dei nuovi dati strumentali sempre più aggiornati, dovrebbe indurre ad una rivalutazione complessiva del peso che le varie cause hanno nel governare il clima nel breve e nel lungo periodo.
Più gli anni passano e più i dati suggeriscono che forse la tesi di una quasi totale dipendenza dell’andamento delle temperature superficiali del nostro pianeta dalla concentrazione di CO2 presente in atmosfera potrebbe rivelarsi oramai insufficiente.
É vero che per più di vent’anni (anni ottanta e novanta del secolo scorso) infatti, le curve che rappresentano le dinamiche di questi due parametri si sono avvicinate in modo significativo fino quasi a sovrapporsi, inducendo inevitabilmente a pensare ad una stretta correlazione tra di loro. Il problema però, è che questa apparente coincidenza ultimamente sta dando segnali di estrema debolezza.
In particolare negli ultimi anni si è passati da un valore di circa 370 ppm (parti per milione) dell’anno duemila, ad un valore attuale prossimo oramai a quota 395 ppm, registrando un incremento medio, costante e lineare, di circa 2 ppm all’anno.
Questi elementi, certamente inattesi, costituiscono quindi una nuova evidenza scientifica che in linea di principio dovrebbe comunque essere considerata.
Addirittura, il sempre più convinto sostenitore della teoria del riscaldamento globale antropico, il climatologo James Hansen del GISS, pubblica una nuova simulazione video ad effetto, rincarando semmai la dose su un mondo sempre più surriscaldato.
Più cauto il Met office, servizio meteorologico inglese, che si affretta invece ad emanare un interessante documento in cui si rivedono decisamente al ribasso le proiezioni di crescita delle temperature globali per i prossimi dieci anni.
Ecco perchè in climatologia, così come in altre discipline scientifiche evolutive, occorre essere sempre molto cauti nello stabilire dogmi, nel creare paradigmi. La ipercomplessità del sistema climatico è tale infatti, che basta un niente a mettere in crisi le conoscenze e le teorie dominanti: un piccolo dettaglio concettuale, un errore misurativo latente, l’intervento di una nuova interconnessione tra gli elementi del sistema non ancora considerata, lo stabilirsi di processi di feedback imprevisti o sconosciuti, o semplicemente come abbiamo visto l’emergere di nuovi dati inattesi.
Autore : Fabio Vomiero