00:00 9 Novembre 2012

Cieli sereni e nebbia: ecco come si mette in moto la fabbrica del freddo

La presenza prolungata degli anticicloni nel semestre freddo porta alla formazione di pellicole di aria fredda incollate al suolo anche tenaci. Ciò avviene in modo particolare sulle grandi pianure ma anche nelle valli e, a lungo andare, si può rivelare cuscino freddo determinante per il successivo sviluppo di nevicate nella stagione invernale.

 Prendete ad esempio la valle Padana: due settimane di alta pressione a novembre significa avere cieli sereni a oltranza alle quote superiori e una tenace inversione termica al suolo. Questo perchè con i cieli sereni il suolo si raffredda molto velocemente e cede agli strati d’aria più prossimi questa significativa perdita di calore.

Ecco che inizia a formarsi quella pellicola di aria fredda che poi nel corso dei giorni acquista sempre più spessore fino a diventare un vero e proprio cuscino freddo nostrano. I Padani sanno che se usciranno dalla brumosa pianura e si dirigeranno verso le montagne troveranno il sole. Sanno anche che, qualora il tempo cambiasse, sulle loro città potrebbe cadere la neve, mentre nelle Prealpi invece troverebbero la pioggia, pur a quote superiori.

I Liguri d’altro canto ben sanno che i venti settentrionali transappenninici, attivi nella stagione fredda soprattutto su Genovesato e Savonese, spingono verso il mare proprio quel blocco di aria fredda padana che trafila dai valichi a causa del suo aumentato spessore. La neve invernale su quelle zone, quando il tempo si mette al brutto, arriva sotto la spinta di questi venti di Tramontana che assumono la variante di Tramontana Scura.

Situazione analoga avviene anche in Romagna, quando la spinta dell’aria fredda padana si manifesta con una ventilazione nord-occidentale che riesce a piegare addirittura la Bora. In questo caso può accadere curiosamente che l’aria padana sia più fredda della Bora in arrivo magari dalla Russia e che ha subìto invece il riscaldamento dal basso nel passaggio sulle acque dell’Adriatico. Da questi contrasti possono nascere linee di convergenza che poi sfociano in cadute di neve fin sulle coste romagnole e del Pesarese.

E che dire delle vallate strette, veri serbatoi di aria gelida che grava da novembre a marzo e che soggiacono alle severe regole microclimatiche locali? Nevicate su questi fondovalle possono risultare continue ed abbondaneti mentre altre valli adiacenti più aperte e/o esposte a ventilazione meridionale, vedono sopraggiungere la pioggia sino a quote anche elevate.

Insomma, pur essendo notoriamente votati all’esterofilia, dobbiamo tenere presente che anche i freddi "made in Italy" non sono da sottovalutare. Giorni e giorni di inversione termica in periodi di poca luce diurna come nei mesi di novembre e dicembre possono infatti essere pietra angolare nel dare poi all’inverno che verrà quel tocco bianco in più.

Autore : Luca Angelini