00:00 27 Novembre 2003

Chi muove la macchina del tempo? Il POLO o l’EQUATORE? Ecco le vecchie e le nuove teorie di pensiero…

Le grandi correnti come si muovono? Chi le orchestra? MeteoLive alla scoperta dell'interruttore del tempo atmosferico.

NOTA
Data la complessità dell’argomento trattato l’articolo è consigliato ad un pubblico esperto.

LA NUOVA SCUOLA DI PENSIERO: ORIGINE POLARE
Aldilà dello scambio termico di partenza lungo i meridiani, la corrente a getto appare come la maggiore espressione dinamica della circolazione planetaria e come il riflesso di un potente intervento polare. Si sa infatti che il principio di conservazione del vortice assoluto ha valore generale nella giustificazione della corrente a getto e che l’impulso vorticoso è proprio massimo al Polo.
La concatenazione dinamica prosegue con le modalità d’intervento del flusso zonale sulla costruzione delle alte pressioni subtropicali, queste alte pressioni danno origine agli alisei, i quali incontrandosi con le cellule di doldrums, impongono un’ascendenza forzata, convergenza intertropicale, anche se per la loro instabilità intrinseca e l’alto tasso di umidità le masse d’aria equatoriali favoriscono questo processo.
Ne risulta un eccesso d’aria ad alta quota, ripreso nelle alte pressioni porta ad un rafforzamento della corrente a getto. Anche alle medie latitudini si ritrovano correlazioni di carattere dinamico. La corrente a getto partecipa sulla sinistra, nel nostro emisfero, all’edificazione della depressione polare. Gli anticicloni che essa costruisce determinano venti da ovest che si affrontano con le avvezioni fredde, da cui il fronte polare e il tempo alle nostre latitudini. Si sa che le perturbazioni nate e mantenute su questo fronte intervengono sulle correnti a getto; ciò significa che le correnti polari, grazie alla potenza che trasmettono ai contrasti termici delle masse d’aria, si impongono infine alla subsidenza sub-tropicale stessa, tramite l’intervento del flusso che accelerano. Ma, parallelamente a questa concatenazione che passa attraverso l’altitudine, le scariche fredde intervengono nei rinforzi anticiclonici sub-tropicali.
Gli anticicloni mobili pellicolari infatti rigenerano questi organismi, i quali a loro volta danno un nuovo impulso agli alisei. Tutto questo porta all’attivazione dell’ascendenza equatoriale forzata. Così, malgrado i contrasti termici terra-mare postulati dalla potenza delle depressioni del fronte polare e dall’intervento di avvezioni fredde, abbiamo a che fare con un’organizzazione prima di tutto dinamica.
Nello stesso tempo siamo in presenza di movimenti il cui avvio avviene alle latitudini extratropicali. Secondo questo schema, la circolazione intertropicale è molto più una conseguenza di processi nati altrove che una causa di spostamenti atmosferici planetari. Circolazione a carattere dinamico, a motore polare ma anche a spinte geografiche.

LA VECCHIA SCUOLA DI PENSIERO: ORIGINE SUBTROPICALE
Senza entrare nel dettaglio del loro apporto, constatiamo che le teorie di Hadley, Ferrel e Bjerknes sono basate sulla concezione di un circuito meridiano verticale di origine termica, (teoria di Viaut) dove l’ascendenza avviene proprio all’equatore e la ricaduta al di sopra delle regioni più fredde. Da qui un vasto movimento di convezione nel quale si inscrivono i controalisei con assestamento in un largo movimento subsidente alle latitudini sub-tropicali.
Le alte pressioni sub-tropicali vengono dunque spiegate partendo da un avvio termico ed equatoriale. Per il resto, lo schema non cambia: abbiamo gli anticicloni caldi emettono gli alisei, i quali alimentano dalla base il camino equatoriale e abbiamo i venti da ovest che, alle latitudini temperate, incontrano le avvezioni fredde.
Si possono fare due critiche essenziali a questa concezione: essa ignora la corrente a getto, elemento principale della circolazione veramente conosciuta solo dopo la seconda guerra mondiale e postula erroneamente un calore massimo alle più basse latitudini.
Il bilancio calorifico infatti fa apparire concentrazioni termiche più importanti alle latitudini dove l’aria scende che a quelle dove essa sale. Ciò vuol forse dire che ogni intervento delle basse latitudini debba essere respinto?

UNA POSIZIONE INTERMEDIA
E’ difficile ammettere che i trasporti verso il Polo e l’altitudine di aria equatoriale mantengano alle basse latitudini un ruolo puramente passivo. Durante l’estate, quando la circolazione polare dell’emisfero è fortemente ritratta, sembra poco probabile che la risalita e lo spiegamento correlativi delle disposizioni intertropicali siano solo la conseguenza di quanto sta avvenendo nell’emisfero in cui è in atto l’inverno. Si deve anche pensare che l’ascendenza intertropicale, il cui carattere essenzialmente dinamico non lascia più dubbi, costruisca in quota delle alte pressioni che dirigono il loro flusso verso più alte latitudini con rinforzo della corrente a getto secondo i principi di conservazione del vortice assoluto e delle velocità lineari. Così se il camino equatoriale svanisce, contemporaneamente nella sua natura termica e nella sua continuità, si mantiene un fenomeno che porta a risultati analoghi, benchè discontinuo, grazie all’ascendenza che impone.
Si trova così ripristinata, piuttosto che abbandonata la nozione di contro-aliseo.

LA VERITA’?
Interdipendenza dei fatti e verosimilmente reversibilità delle cause e delle conseguenze, come è di regola nella natura, ecco il vero insegnamento, interdipendenza a tutte le scale di grandezza; si deve essere colpiti del fatto che la circolazione impone a ciascuna latitudine la presenza delle altre. Ciò obbliga ad una grande prudenza circa la localizzazione del MECCANISMO DI PARTENZA. Sembra in definitiva che a seconda della stagione e la longitudine considerata, le influenze polari o tropicali debbano prevalere di volta in volta.

N.B. Abbiamo riportato, solo a scopo didattico, le teorie scientifiche più accreditate e la sintesi di alcune opinioni illuminate effettuate dagli esperti stessi. Lungi da noi arrivare a tirare le somme di una simile problematica.
Autore : Report di Alessio Grosso