00:00 5 Maggio 2008

Che cos’è l’albedo?

Quale funzione ha nell’ambito della meteorologia?

Il Sole è la principale fonte di energia a disposizione per il nostro pianeta; ogni giorno l’atmosfera terrestre è attraversata da tanta di quella radiazione da permettere una svariata quantità di processi chimici, dai più semplici (ad esempio la formazione dell’ozono) ai più complessi (come la fotosintesi clorofilliana).

Gran parte di questa energia è composta di radiazione elettromagnetica sotto forma di luce visibile, raggi infrarossi e raggi ultravioletti; nell’attraversare l’atmosfera tale energia viene in parte “dispersa” a causa della presenza di alcuni gas (come l’acqua allo stato gassoso, l’anidride carbonica o l’ozono) e di conseguenza alla superficie ne arriva solo una parte, comunque consistente.

Una volta arrivata sul terreno buona parte della radiazione viene riflessa nuovamente verso l’alto; questa frazione di energia che viene “dispersa” varia a seconda del tipo di suolo che andiamo considerando, ed ha un significato importante in meteorologia, perché definisce il COEFFICIENTE DI ALBEDO della superficie stessa.

Tale numero può variare tra 0 ed 1, a seconda delle caratteristiche proprie del terreno; inoltre esistono diversi coefficienti a seconda che si consideri la luce visibile, la radiazione infrarossa o quella ultravioletta.

Ad esempio, se diciamo che il coefficiente di albedo per la luce visibile vale 0,9, vuol dire che il 90% della luce che arriva sulla superficie considerata viene riflessa per essere rispedita in tutte le direzioni (mentre il restante 10% viene assorbito dal materiale che compone il corpo stesso); di conseguenza il nostro occhio percepirà questa quantità e ci permetterà di vedere la superficie stessa con un colore molto chiaro, tendente quasi al bianco.

Al contrario, se il coefficiente di albedo vale 0,1, vuol dire che solo il 10% della radiazione arrivata sulla superficie viene riflessa ( il 90% viene assorbito) e quindi noi vediamo il corpo preso in esame con un colore molto scuro, tendente al nero.

Le applicazioni meteorologiche di questo coefficiente riguardano soprattutto il campo delle temperature; infatti maggiore è il coefficiente di albedo di un terreno, più piccola è la quantità di calore (trasportata dalla radiazione stessa) che assorbirà.

L’esempio più classico riguarda la neve: subito dopo una abbondante nevicata, se il cielo si rasserena possiamo notare che di giorno in prossimità del suolo la temperatura si mantiene molto bassa; ciò non dipende solamente dalla temperatura stessa della neve, ma anche (e soprattutto) dal suo coefficiente di albedo elevato (non a caso la neve è bianca) e quindi dalla sua capacità di assorbire calore.

La notte successiva se non si alza vento si possono registrare valori di temperatura estremamente bassi; in questo caso la parte del leone la fa proprio l’albedo, dato che il poco calore immagazzinato dalla superficie durante il giorno viene liberato con gradualità e rimane “incollato” negli strati bassi dell’atmosfera.

Ma altre applicazioni sono possibili: ad esempio sappiamo che l’asfalto fresco durante le giornate estive più calde tende a sciogliersi; anche questo dipende dal suo bassissimo coefficiente di albedo e quindi dalla sua elevatissima capacita di immagazzinare calore.

Diamo adesso qualche valore tipico di coefficiente di albedo per la luce visibile:

Neve fresca: 0,91

Neve bagnata: 0,69

Acqua di lago: 0,08

Sabbia desertica: 0,30

Strato di nubi: tra 0,75 e 0,85

Asfalto: 0,07

Cemento armato: 0,20

Vegetazione secca: 0,25

Vegetazione rigogliosa: 0,14
Autore : Lorenzo Catania