00:00 27 Settembre 2004

Cambio climatico? Il caso NORD-EST…

Alcune considerazioni sugli inverni in Italia nord-orientale.

Negli ultimi anni si parla spesso di inverni sempre più miti, di tropicalizzazione del clima e via dicendo, ma se andiamo ad analizzare alcuni dati nel dettaglio ci accorgiamo che forse non tutto è perduto.

Tralasciando per una volta critiche, discussioni, obiezioni in merito al così bistrattato argomento dei “cambiamenti climatici”, e prendendo solamente atto con rammarico come oramai stia diventando più un fenomeno da baraccone che un trattato scientifico, vorrei limitarmi ad alcune osservazioni puramente statistiche sull’evoluzione della stagione invernale negli ultimi anni nell’Italia del Nord-est.

Intanto inizierei col precisare che in meteorologia la durata delle stagioni non corrisponde a quella astronomica, per cui parlare di inverno in questo caso significa considerare gli interi mesi di dicembre, gennaio e febbraio; è chiaro come in tale contesto sia opportuno prendere in considerazione anche i mesi immediatamente precedenti e successivi, per avere così un quadro più completo.

C’è da dire che per quanto riguarda le temperature nel nord Italia in generale, gli inverni fino al 1987 sono stati praticamente nella norma e del tutto paragonabili a quelli dei decenni precedenti, salvo piccoli scostamenti; ricordiamo inoltre che, escluso il terribile inverno del 1929, le temperature più basse del XX° secolo si raggiunsero nel gennaio del 1985.

Una serie invece di inverni particolarmente miti si è succeduta dal 1988 fino al 1998, salvo il temporaneo raffreddamento tra il 1991 e il 1992, evento che potrebbe anche essere intervenuto in seguito alla famosa eruzione vulcanica del Pinatubo nelle Filippine, riscontratasi proprio nel giugno del 1991, e che causò una diminuzione delle temperature a livello globale.

Già però dal 1999 la media invernale è diminuita, e nel Nord-est, dopo un ultimo inverno mite nel 2000-2001, il trend negativo è proseguito nelle ultime stagioni.
(Dati ricavati nel pordenonese).
2000-2001 : 4.89°C
2001-2002 : 4.03°C
2002-2003 : 3.76°C
2003-2004 : 3.68°C

Sono oramai nei recenti ricordi di tutti il raro fenomeno di gelicidio del 25-26 dicembre del 1999, la bufera di neve del 13 dicembre 2001, il febbraio 2003 quando la temperatura minima scese per tutto il mese sotto lo 0°C e per ultimo le numerose nevicate in pianura dell’ultimo inverno.

Temperature ragguardevoli per la pianura nord-orientale, intorno ai dieci gradi sotto zero, raramente viste negli anni novanta, sono state toccate più volte negli ultimi anni; fine gennaio 2000 (Rovigo -10°C ), dicembre 2001 (Vicenza -11°C ), gennaio 2002 (Udine -10°C ), e poi ancora gennaio 2003.

Nelle ultime due stagioni inoltre anche il mese di febbraio, che negli anni novanta lo ricordiamo come un mese di quasi primavera anticipata, ha ripreso finalmente dei connotati invernali.

In aumento anche gli episodi di freddo fuori stagione, neve in pianura a novembre del 1999, la neve e la gelata tardiva, con valori di temperatura record il 7 e l’8 aprile 2003; e ancora nel 2003 la gelata precoce del 26 ottobre, le copiose nevicate in pianura di marzo 2004 e il freddo del maggio successivo, infine l’ultimo episodio del 12 luglio 2004 con la neve ben sotto i 2000 mt.

Per quanto riguarda la piovosità invece, negli ultimi anni non ci sono evidenze di particolari variazioni significative, mentre si nota una tendenza all’aumento della nevosità.
2000-2001 : 21gg. di pioggia con 1gg. di neve
2001-2002 : 14gg. di pioggia con 2gg. di neve
2002-2003 : 19gg. di pioggia con 4gg. di neve
2003-2004 : 20gg. di pioggia con 8gg. di neve

Gli anni del decennio 1988-1998 invece, oltre che caldi furono anche secchi, tutti ricordiamo ad esempio la grave crisi di neve nelle località turistiche invernali e le difficoltà ad assicurare discreti manti nevosi nelle piste da sci anche con l’ausilio dei cannoni spara-neve.

Infine un ultimo appunto statistico; la data della prima brinata della stagione, sempre nel pordenonese, sembra collocarsi negli ultimi anni sempre più in anticipo.
1999 : 22novembre
2000 : 26 novembre
2001 : 15 novembre
2002 : 6 novembre
2003 : 17 ottobre

Per cui alla fine di questa serie di osservazioni, si potrebbe anche ipotizzare di aver chiaramente individuato un periodo di inverni anormalmente miti e secchi, che inizia nel 1988 e si protrae fino al 1998 compreso, l’anno del Nino, dopodichè dal 1999 al 2004 si assiste invece ad un graduale ritorno verso condizioni decisamente più normali, ammesso che in climatologia il termine di “normalità” abbia un senso.

I tempi presi in considerazione sono naturalmente troppo brevi, per poter cercare di formulare qualsiasi ipotesi, ma è facile intuire, come probabilmente la maggior parte dell’ aumento in termini di temperature medie riscontrato nei nostri inverni negli utimi 20-25 anni sia riconducibile proprio a quel decennio.

Ora, anomalie climatiche di parecchi anni, si sono già avute più volte nel mondo anche nel più recente passato, basti pensare ad esempio alla grande siccità che colpì gli Stati Uniti negli anni trenta.
Infine, tornando a noi, un’ultima osservazione; le ultime stagioni invernali sembrano comunque presentarsi con caratteristiche molto diverse di anno in anno, dettate da diverse configurazioni bariche che possono intervenire più o meno stabilmente a caratterizzare anche un’intera stagione.

Ad esempio nel 2001 un deciso “respiro” atlantico partorì una stagione mite e piovosa, nel 2002 si verificò una situazione molto più dinamica e quindi una stagione variabile, nel 2003 un possente anticiclone europeo determinò una situazione di blocco e quindi la grande siccità, infine nel 2004 dopo molti anni si è vista finalmente a più riprese una decisa influenza del Vortice Polare con le conseguenti nevicate in pianura.

Per il momento un unico grande assente, il famoso Anticiclone russo-siberiano, oramai latitante da molti anni e che ha dato espressione di sé solo con fugaci apparizioni.
Autore : Fabio Vomiero