00:00 28 Ottobre 2010

Attività solare e clima, quel filo sottile chiamato “AP Planetary Index”

L'indice in esame rappresenta la reazione del campo magnetico terrestre all'attività solare. Dopo i massimi registrati agli inizi degli ani '90 e nei primi anni del 2000, al momento si trova ai minimi storici.

Grafico che identifica l’attività solare da luglio a ottobre 2010. Si noti l’andamento dell’Indice Planetario (in blu).

Bisogna andare indietro fino al 1932 per trovare un andamento costante così basso. L’indice in questione, tradotto letteralmente dall’inglese come Indice Planetario AP, altro non è se non una reazione del campo magnetico terrestre al campo magnetico solare. In altre parole ci fa sapere la magnitudo con la quale il campo magnetico solare influenza quello terrestre.

I grafici redatti fin dal 1840, mostrano un andamento piuttosto altalenante di tale indice, con oscillazioni che complesivamente ricalcano l’andamento dei cicli solari di ampiezza decennale. Ciò sta a significare che l’indice planetario AP dipende strettamente dall’attività solare e pertanto ne è una spia del suo impatto sulla Terra.

Sono in particolare i brillamenti solari, i cosiddetti "flares" a determinare i picchi di intensità dell’indice planetario AP. Nel 2003 in particolare nel mese di ottobre, sono stati registrati picchi particolarmente elevati di Planetary Index AP, il che si è tradotto sulla Terra con le classiche tempeste magnetiche direttamente responsabili dei disturbi nelle telecomunicazioni.

Ma questo indice ha influenze anche sul clima? Probabilmente si. Diciamo probabilmente perchè le ricerche attualmente in atto sono ancora in fase di studio. I dati al momento però sono davvero troppo pochi per poter trarre conclusioni. Quello che interessa sapere a riguardo è che tra il 1920 e il 1960 le medie di tale indice si sono attestate su valori complessivamente alti, in calo tra il 1950 e il 1980, poi in nuovo aumento dall’inizio degli anni 90 fino ai primi anni del 2000, a parte una pausa intorno al 1995-1997.

Andamento dell’Indice Palnetario AP durante il passaggio tra i cicli 22-23 (dicembre 1995-giungo 1997 grafico blu) e quello tra i cicli 23-24 (luglio 2008-gennaio 2010 grafic rosso). Si noti la differenza di magnitudo. Fonte dai NOAA e SIDC.

Orbene, analizzando in parallelo l’andamento delle temperature globali terrestri, pur con le dovute approssimazioni date dalla mancanza di dati satellitari continuativi antecedenti il 1979, e l’andamento dell’AP Planetary Index pare che i grafici mostrino diversi punti in comune. In altre parole sarebbe il silenzioso Planetary Index AP quale chiave di volta per collegare le conseguenze dell’attività solare sul clima terrestre.

Come abbiamo detto poc’anzi però, gli studi sono ancora in pieno svolgimento, e in quanto tali, non ci mostrano ancora dati scientificamente significativi e incontrovertibili riguardo la teoria appena descritta. Saranno senz’altro gli anni a darci le risposte che cerchiamo. Per ora ci basti sapere che tra il 2008 e oggi (2010) il Planetary Index AP è letteralmente crollato su valori minimi che da diversi decenni non si registravano.

La risposta climatica a minimi ben più blandi è stata (teoricamente e non matematicamente per quanto detto) piuttosto evidente. Non ci resta che vedere come il nostro clima reagirà a questo super-minimo. Insomma siamo sicuri che nel prossimo futuro, CO2 o non CO2, il nostro buon global warming avrà senz’altro del filo da torcere.

Autore : Luca Angelini