00:00 16 Luglio 2007

Aqua più dolce al polo sud. Possibile rallentamento delle correnti oceaniche!

Recenti ricerche condotte dall'Ismar (Istituto di Scienze Marine di Venezia) confermano un sensibile calo della salinità delle acque al polo sud. Possibili ripercussioni sull'andamento climatico globale?

L’acqua che circonda l’Antartide ha perso di salinità negli ultimi anni. E’ quanto risulta dalle ricerche condotte dall’Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di Venezia, nell’ambito del progetto Polar-Dove del Pnra (Progetto nazionale di ricerche in Antartide).

Dall’analisi dei dati da noi raccolti nel corso delle campagne oceanografiche in Antartide, è stato individuato un addolcimento delle acque dell’Oceano Pacifico Meridionale. Il Pacifico è mediamente meno salato dell’Atlantico e le zone polari lo sono mediamente meno di quelle tropicali. La diminuzione nel tempo della salinità media della zona in esame, però, anche se riferita a un periodo molto breve dal punto di vista scientifico, solo 10 anni di osservazioni, fa supporre che il fenomeno sia collegato alla riduzione della formazione di nuovi ghiacciai polari, conseguenza dei cambiamenti climatici in atto.

Le analisi dei dati a disposizione dei ricercatori hanno evidenziato che la diminuzione di salinità potrebbe avere ripercussioni sulla
circolazione globale degli oceani, producendo un rallentamento nelle correnti circumpolari e una minore formazione delle correnti profonde
antartiche, in gergo Antartic bottom waters (Aabw). Le Aabw, insieme alla corrente circumpolare antartica con la sua caratteristica temperatura e salinità, sono fondamentali per la stabilità del meccanismo della cella termoalina (Thc), attraverso il quale l’oceano
contribuisce al controllo del bilancio energetico globale.

Per capire tale fenomeno possiamo pensare all’oceano come fosse un grande termosifone che ridistribuisce il calore e l’energia solare
dall’equatore ai poli e viceversa. In questo caso, però, non è il riscaldamento che avviene nella caldaia di un impianto idraulico a fornire l’energia per mantenere il movimento (come potrebbe essere pensato del riscaldamento all’equatore), ma è il raffreddamento che avviene nell’acqua intorno ai poli a fare da motore. Non solo il raffreddamento è importante, ma anche l’incremento di salinità che si ha durante la formazione di ghiacci, contribuisce a farla inabissare prima e a fluire in profondità verso l’equatore.

Il ciclo viene poi completato per continuità: l’acqua calda delle zone tropicali ed equatoriali a sua volta fluisce verso i poli per
rimpiazzare quella che lì si è inabissata. La cella termoalina, quindi, è importante perché sottrae calore alle zone equatoriali e tropicali per diffonderlo verso i poli conservando, in questo modo, la giusta distribuzione delle zone climatiche. La diminuzione della salinità osservata dai ricercatori potrebbe quindi comportare una riduzione del flusso di queste correnti che potrebbero innescare nuovi e repentini cambiamenti climatici.
Autore : Luca Savorani