00:00 23 Gennaio 2008

Ambiente a rotoli in Italia

La consapevolezza di vivere in un angolo di mondo tra i più suggestivi del pianeta dovrebbe far riflettere. Invece la nostra bella penisola troppo spesso è ridotta ad una discarica

Chi ha la fortuna di acquistare una casa, nuova o vecchia che sia, spesso si preoccupa dei minimi particolari, finiture, arredamento, funzionalità ma soprattutto di ordine e pulizia.

Al di fuori delle mura domestiche però questo concetto, chissà per quale strano motivo, cade nel più profondo oblio e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Sovente si guarda con stupore alla compostezza delle strade svizzere dove nulla è fuori posto e dove sarebbe impensabile perfino far cadere a terra un solo pezzo di carta. Ma una volta attraversato il confine la musica cambia totalmente registro. Perchè non abbiamo cura del meraviglioso Paese in cui viviamo?

Alcune località costiere sul fare dell’estate si fregiano orgogliosamente della bandiera blu assegnata dalla “Goletta Verde”, nell’ambito della campagna alla tutela dell’ambiente intrapresa da Legambiente.

Ebbene proprio Legambiente svela numeri da capogiro, con quasi 31 mila costruzioni abusive denunciate nel solo anno 2002 e ben 4,2 milioni di metri quadrati di superficie selvaggiamente cementificati, compresi i vari ecomostri in Toscana, Puglia e Campania.

Proprio quest’ultima splendida regione, nella fattispecie la provincia di Napoli, rimane al centro di una battaglia senza fine che tutti ben conosciamo e che appare l’unico caso al mondo, perlomeno in un Paese che si considera civile.

Interessi più o meno oscuri, motivi politici o quant’altro impediscono lo smalitimento dei rifiuti, morale ogni abitante ha la propria discarica sotto casa (se non dentro) con tutte le conseguenze facilmente immaginabili che questa situazione comporta. Il tutto nello splendido corollario di un golfo famoso in tutto il mondo per la sua incantevole posizione.

Altri stridenti controsensi tutti italiani li possiamo ritrovare anche nelle regioni del nord. Allucinante quanto appare a chi attraversa la zona industriale di Porto Marghera alle porte di Venezia, altra città unica al mondo.

La presenza del polo petrolchimico ha compromesso ormai l’habitat lagunare. Acque reflue cariche di metalli pesanti sono andate a depositarsi sui fondali alterando l’ecosistema marino. Le alghe hanno poi diffuso in mare aperto le sostanze tossiche causando la morte di migliaia di delfini. E la gente della zona continua a morire per vari tipi di tumore causati da oltre 50 diverse sorgenti inquinanti.

Dulcis in fundo, non poteva mancare la grande metropoli per eccellenza, Milano. Il capoluogo lombardo, notoriamente strangolato dal traffico veicolare, detiene il triste primato dell’aria inquinata da veleni di vario tipo, comprese le famigerate polveri sottili. La posizione geografica non aiuta il ricambio d’aria pertanto si sono resi necessari provvedimenti atti a limitare le emissioni dovute al traffico privato.

Di recente però, a fronte di un problema reale e non sottovalutabile, è stato sfornato l’ennesimo specchietto per le allodole. Stiamo parlando del cosiddetto eco-pass (da qualcuno ribattezzato eco-tass), ossia un ticket a pagamento per poter entrare in centro città con la propria vettura privata. In sostanza si inquina come prima però ora lo si fa a pagamento. Controsensi di un Italia che non funziona.
Autore : Luca Angelini