00:00 13 Marzo 2003

Allarme VALANGHE: tragedia sul GRAN SASSO!

Complici la gran massa di neve dell'alta quota e le alte temperature di questi giorni, ecco consumarsi l'ennesimo triste dramma della montagna. Una riflessione amara sulla mancanza di cultura e di informazione circa l'ambiente d'alta quota. E i media hanno le loro gravi responsabilità...

Anche l’Appennino uccide. Non capita spesso, ma capita. Di tragedie della montagna si è sentito più volte parlare con riferimento alla catena alpina; non questa volta.

Martedì 4 marzo, Michele decide di salire a Campo Imperatore, nel cuore del Gran Sasso d’Italia, e di scendere giù dallo Scontrone per il Vallone, seguendo quello che è il più classico fuoripista da tavola del comprensorio. E’ da solo, non ha avvertito nessuno. Il caso vuole che non venga visto proprio da nessuno, stante la scarsa visibilità per vento e nebbia che in quel momento attanaglia Campo Imperatore.
Sono circa le 10,30: Michele inzia la sua discesa in solitaria, ma dietro di lui dalla montagna si stacca un muro di neve dalle proporizioni inimmaginabili! Sono attimi terribili, perché Michele non è in grado di mettersi in salvo, né di resistere alla forza d’urto della valanga. E’ una questione di secondi, atroci secondi… Viene completamente sommerso dalla neve e trascinato rovinosamente giù per tutto il Vallone, senza che nulla di lui possa emergere in superficie!

In una situazione simile, sono quasi ridotte a zero le possibilità di essere recuperati vivi, se non nel giro di un quarto d’ora o poco più…
Invece, dietro Michele non arriva nessuno, se non qualche ora dopo: troppo tardi!

L’assurdità della tragedia sta proprio nel fatto che ci si accorge della slavina solo nel primo pomeriggio, e che di Michele non ci sono tracce, anche perché nessuno sa nulla di lui! Nessuno lo ha visto scendere! E soprattutto nessuno sa che lui si trova sul Gran sasso! Assurdo!
In molti frequenteranno quel canalone a partire da martedì pomeriggio; in molti scieranno lì sopra, senza rendersi conto che quell’accumulo valanghivo che suscita tanto interesse e stupore è diventato la tomba anonima di Michele!

Dopo qualche giorno, inizia a destare qualche sospetto di troppo una Fiat Punto, colore blu scuro, lasciata incustodita sul piazzale della stazione di partenza della funivia. I gestori degli impianti si prodigano in telefonate ad alberghi e rifugi, ma nulla: non si sa niente. Le forze dell’ordine stabiliranno che l’auto è intestata ad un signore di Paganica (AQ) che al momento risulta in settimana bianca nel Nord Italia. Solo il sabato (!), al momento del suo rientro, emerge la prima amara verità: il figlio Michele non è in casa e non c’è traccia di lui in giro.
Scattano le ricerche, ma è ovvio che tutti pensano al peggio: la Punto parcheggiata a Fonte Cerreto lascia intendere che qualcosa è andato storto proprio lassù, su quelle montagne tanto care a Michele.

Si battono tutte le piste, ma ancora nulla. Uomini in elicottero, sci, tavola ed infine con unità cinofile cercano Michele dappertutto. Solo in serata, come ultima ipotesi, si tenta con il Vallone. E proprio lì emerge la drammatica verità: Michele è sepolto da cinque giorni da un muro di neve scivolato giù dallo Scontrone! Improvvisamente, tutta la storia trova la più sua logica e al contempo incredibile conclusione.

Con le disgrazie maturano allora i tempi della riflessione, dei tanti pensieri, dei mille “ma se”…
Noi teniamo solo a dire che in questi casi, oltre alla fatalità e alle tante coincidenze che giocano a sfavore, un ruolo determinante è ricoperto dall’imprudenza e, a monte, dalla mancanza di informazione che non giunge a sostegno dei ragazzi che si lasciano facilmente prendere dal fascino della discesa a tutti i costi.

Manca purtroppo la cultura della montagna, la conoscenza dei suoi pericoli e della sua imprevedibilità.

Nella maggioranza dei casi, chi fa fuoripista è un “autodidatta”. Spesso non basta nemmeno l’esperienza o l’accurata conoscenza del luogo per potersi reputare padroni della situazione.
Ne è riprova il fatto che non di rado a morire sono proprio guide alpine, professionisti del settore e uomini con decenni d’esperienza sulle spalle.
Riteniamo che debba esserci maggiore informazione, nonché una seria e rigida regolamentazione da sottoporre a chi pratica sport ad alto rischio in quota. E questo a garanzia della propria e dell’altrui incolumità. E soprattutto che non venga lasciata libertà a chiunque voglia togliersi lo “sfizio” di improvvisare imprese che rasentano la più pura delle follie.

Amare la montagna significa anche e soprattutto amare le proprie sensazioni, le proprie emozioni, e dunque la propria vita.
Questi concetti devono diventare patrimonio di chiunque, dal semplice trekker all’alpinista più esigente, se vogliamo evitare che i sentieri più cari della nostra estate diventino una lunga esposizione di fiori, ritratti, dediche e piccole lapidi.

Diciamo tutto questo rivolgendoci soprattutto a chi ha il dovere di divulgare tra la gente cultura ed informazione.
Ad oggi purtroppo la televisione è divenuto un mezzo per sopire, anziché per soddisfare, l’esigenza del sapere della gente; e dunque sperare che si faccia sana e doverosa informazione da questo punto di vista è un po’ la nostra “tenera” utopia.

E pensare che a ridosso di Capodanno si erano moltiplicati i servizi giornalistici e televisivi sulle regole importanti da tenere in montagna… Strano: c’era poca neve ed il rischio valanghe non è che fosse altissimo. Evidentemente c’era tutta la voglia di spingere gli italiani alla settimana bianca, con o senza neve.
A distanza di un paio di mesi, con la neve che effettivamente è arrivata (almeno in Appennino), non si è più sentito parlare di sicurezza in montagna, né di come comportarsi di fronte al pericolo valanghe, se non in caso di eccezionali tragedie (tipo quella del M. Fallère in Valle d’Aosta).

A noi il dramma di Michele è sembrato qualcosa in più di una semplice tragedia. Purtroppo anche noi ne siamo venuti a conoscenza con qualche giorno di ritardo: evidentemente in tivù non c’è modo di sentir parlare di cose importanti, specie quando manca il secondo fine e l’interesse di turno a smuovere le acque della “sudditanza all’audience”.
Ma dobbiamo accontentarci: in televisione ci sono delle priorità! Michele se n’è andato; ma se ricordate bene, quella era la settimana di Sanremo…

Ringraziamo il sito snowboardplanet.it per la gentile collaborazione.
Autore : Emanuele Latini