00:00 28 Maggio 2018

ACQUA: siamo i più spreconi d’Europa!

Il prelievo medio nel settore domestico in Italia è pari a 267 litri al giorno, il più alto in Europa, 156 in Francia e 162 in Austria. Milano e Bari occupano i posti più alti in Europa con consumi pari a 500-600 litri al giorno a testa.

In media ogni anno le precipitazioni generano un deflusso di 296 kmc. Di questo volume ben il 44%, cioè 129kmc, viene perso per evaporazione, mentre il deflusso verso i mari è pari a 12kmc l’anno.

Dunque le risorse idriche rinnovabili interne ammontano a 155kmc, pari al 52,3% del deflusso superficiale totale, aumentato del deflusso in arrivo dai Paesi confinanti sino a 166,1 kmc.

La disponibilità idrica pro-capite ammonta a circa 1930mc all’anno ma questa non è distribuita in modo equo sul territorio. Il 59.1% è infatti destinato all’Italia settentrionale, dove la disponibilità idrica pro-capite è quasi il doppio di quella del sud Italia e oltre il triplo di quella delle isole.

L’Italia in media ha una disponibilità media pro-capite doppia rispetto ad altri Paesi del settore sud del Mediterraneo (fermi a 1250mc all’anno e contemporaneamente dispone della metà dell’acqua dei paesi occidentali europei (5.183mc anno pro capite).

In Italia però è quasi impossibile capire chi spreca più acqua a causa dei prelievi abusivi e della dispersione delle competenze tra le varie istituzioni preposte al controllo della risorsa idrica.

Il volume annuo prelevato sembrerebbe rappresentare il 31% delle risorse disponibili ed è notevolmente superiore alla media europea, che si attesta su un valore di circa il 20%.

Il prelievo idrico pro-capite è il più alto in Europa (910mc l’anno) contro una media di 659 e nel bacino del Mediterraneo è paragonabile solo con l’Egitto. Il prelievo idrico varia moltissimo da regione a regione: nel nor-dest del Paese è di circa 1.975mc l’anno pro capite, uno dei più alti del mondo, mentre in Puglia è 7 volte inferiore (270).
La Puglia si è accordata per ricevere acqua dalla Campania e dalla Basilicata a causa della scarsità delle risorse.
In Italia il 60 per cento del prelievo è attribuibile al settore agricolo, il 16% se ne va per uso civile e il restante 24 va al settore industriale, inclusa anche la produzione di energia elettrica.

Negli anni particolarmente sfavorevoli il consumo del settore agricolo subisce notevoli riduzioni a favore degli altri settori con conseguenze rilevanti sull’economia. Oltretutto il valore aggiunto dell’agricoltura meridionale rappresenta il 39 per cento dell’intero settore primario nazionale ed incide per il 5,6% sul totale dell’economia delle regioni, senza contare che in termini occupazionali l’agricoltura meridionale rappresenta il 49.3% del totale degli occupati nel settore agricolo a livello nazionale.

SPRECO di RISORSE: il prelievo medio nel settore domestico in Italia è pari a 267 litri al giorno, il più alto in Europa, 156 in Francia e 162 in Austria. Milano e Bari occupano i posti più alti in Europa con consumi pari a 500-600 litri al giorno a testa.

Una parte dell’inefficienza del settore idrico si spiega con le tariffe idriche, tra le più basse in Europa. E’ importante anche evidenziare il fattore inquinante del nostro patrimonio idrico che, rispetto alle acque di superficie, risulta NON inquinato solo per il 20%. Pensate poi alle discariche, ai siti industriali dismessi che rappresentano un fattore preoccupante per lo stato delle falde sotterranee.

L’Italia resta il Paese con la maggiore concentrazione di metalli tossici nei suoli. La variabilità e il cambiamento climatico rende ancora più delicata e difficile la previsione di eventi estremi, questo implica l’urgente necessità di provvedere al monitoraggio costante delle variabili che influenzano le risorse idriche.

Autore : Report di Alessio Grosso