00:00 14 Febbraio 2012

A piedi nella tormenta

Le emozioni vissute in un viaggio avventuroso nella neve nel cuore della Basilicata.

Ci sono momenti nella vita che, per quanto rari, brevi e fugaci, per il sol fatto che interrompono la monotonia ed il grigiore del vivere quotidiano, vorresti rivivere altre dieci, cento, mille volte! Ci sono eventi che, una volta vissuti in prima persona, ti rimangono così impressi, che li porti con te per il resto della vita e che, da quel momento in poi, entrano a far parte dell’album dei tuoi ricordi per sempre, storie che un giorno, anche lontano, potrai raccontare ai tuoi figli e ai tuoi nipoti e potrai dire: “quel giorno c’ero anch’io!”.

Esistono situazioni che, per quanto dure e difficili da affrontare, ti procurano uno stupore e un’emozioni tali, che hai immediatamente bisogno di raccontarle, per condividere con altri, almeno in parte, ciò che hai vissuto in prima persona e non abbandonarle all’oblio del tempo, un po’ come riportato nelle parole di una vecchia canzone di Vasco Rossi: “certe canzoni… a noi non resta che scriverle in fretta, perché poi svaniscono e non si ricordano più”.
 
Siamo al pomeriggio del 10 Febbraio 2012, Taranto come il resto della Puglia  meridionale da giorni è investita da piogge torrenziali con una temperatura che oscilla tra i 7°C e i 9°C. Da qualche ora, la seconda irruzione di aria siberiana ha appena raggiunto il bacino del Mediterraneo, andando ad invorticarsi in un minimo di pressione centrato sul medio Tirreno: sull’Italia centro-settentrionale nevica fino in pianura, più a Sud solo in collina, per via della ritornante calda del medesimo vortice depressionario.
 
Una telefonata giunge inaspettata: mia madre, da giorni bloccata dalla neve a Stigliano (un centro abitato della provincia di Matera, a quasi 1000 m s.l.m.), sconsolata mi riferisce di non essere riuscita a partire neanche quel giorno, perché gli autobus di linea erano stati soppressi. Io, in men che non si dica, incurante di essere sprovvisto di catene e di gomme termiche, mi “sacrifico” per andarla a prendere, avventurandomi in un viaggio che, in condizioni normali, si percorre in poco più di un’ora.

Parto intorno alle 16 sotto un cielo plumbeo e gravido di pioggia, ma le precipitazioni abbondanti cessano all’uscita dal capoluogo jonico, in prossimità dell’imbocco della statale 106 Jonica che conduce a Reggio Calabria. Dopo circa 20 minuti sono già sulla S.S. 407 che congiunge Metaponto a Potenza, lungo il fondo valle del Basento; sono ancora praticamente al livello del mare, ma, sotto una pioggia leggera, già scorgo i primi cumuli di neve ai bordi della strada! Di lì a poco imbocco la statale 103, che da Pisticci, inerpicandosi tra i calanchi lucani, porta a Stigliano, per proseguire fino al bosco di Montepiano nel comune di Accettura, a 1056 m s.l.m. Ben presto lo scenario inizia a mutare, si passa dal verde delle colline coltivate a grano, al bianco dei primi pendii innevati già poco sopra i 400 m, dove comunque continua a piovere, mentre nubi basse fino al suolo riducono fortemente la visibilità.
 
A non più di 5-6 Km da Stigliano si compie il miracolo: a circa 600 metri di altitudine la pioggia cede la scena alla neve! Il momento in cui si sfonda la quota della neve e si assiste attoniti al magico “passaggio di consegne” è una di quelle emozioni che un amante della neve vorrebbe vivere così tante volte, che gli verrebbe quasi voglia di fare inversione di marcia, scendere per un po’ lungo i pendii stradali, per poi risalire anche 2, 3 o 4 volte! Poi penso che è tardi e che ormai le tenebre incalzano, per cui, mettendo da parte ogni mio “malsano pensiero”, proseguo la mia ascesa verso il monte Serra, fermandomi solo un attimo per scendere dall’auto e fare un applauso virtuale alla neve che, incurante dell’incalzante e tiepido Scirocco che imperversava dal vicino golfo di Taranto, stoicamente calava su tutto a grandi fiocchi!
 
Dopo un lungo rettilineo, la strada si inerpica verso gli ultimi tornanti, la neve inizia ad invadere la sede stradale ed in quel momento mi ricordo nuovamente di non avere le catene… ma la salita è dolce e, a passo d’uomo e senza strappi, si riesce a proseguire. D’un tratto non riesco a resistere a cotanta bellezza, devo fermarmi ad immortalare la poesia di uno scenario candidamente ammantato! Ben presto l’errore per me si rivela imperdonabile, salire a velocità costante sulla strada innevata è impresa ardua, ma ancora possibile, partire da fermo richiede invece una presa sul suolo che il ghiaccio presente e la mancanza di equipaggiamento appropriato non consentono: l’automobile arranca a vuoto, sono bloccato nella tormenta! Non mi perdo d’animo, decido di lasciare l’automobile sulla statale, sicuro di percorrere a piedi i 2 Km che mancano per raggiungere il paese. L’emozione è indescrivibile, mentre la racconto mi vengono le lacrime agli occhi: non esiste penna umana che possa esprimere ciò che provo in quel momento! Mentre, tranquillo e per nulla infreddolito percorro la strada verso Stigliano, in lontananza, nella bufera, scorgo un’altra autovettura, dalla quale un pastore si offre per venirmi in soccorso. Io, memore di una vecchia esperienza nevosa vissuta quando, da ragazzo, ero alle prime armi con la guida, gli suggerisco di salire sul cofano, per dare maggiore aderenza alle ruote. Dopo qualche tentativo andato a vuoto, molto faticosamente riparto, mentre la tempesta di neve scaraventa i fiocchi dappertutto. Così riesco a percorrere gli ultimi tornanti del mio viaggio avventuroso e, a passo d’uomo, con quell’uomo seduto sul cofano, raggiungo una Stigliano impressionantemente bella e completamente sepolta sotto la neve!
 
I cumuli di neve sui bordi delle strade in alcuni punti raggiungono i cartelli stradali, montagne di neve alte oltre due metri invadono le stradine del centro, impedendo il passaggio pedonale. Pazzesco è addentrarsi nei vicoli del centro storico, dove a piedi si percorrono trincee scavate nella neve, con cumuli che raggiungono i balconi dei piani rialzati e seppelliscono le auto parcheggiate, relegandole ad una sosta forzata che penso durerà fino al mese di Marzo: di alcune di esse a stento si riconoscono le sagome dei tetti che affiorano sotto immense coltri di neve!
 
Il paesaggio è spettrale, è una autentica apocalisse bianca, ma tutto è magnifico e con l’animo in festa saluto chiunque incontro, ogni ruggine personale nei confronti di chiunque è presto cancellata, la neve copre tutte le nostre brutture interiori, così come le brutture di certe orrende costruzioni edilizie presenti a Stigliano così come in molti altri centri urbani d’Italia, ci riduce all’essenza del nostro essere uomini e del nostro istinto di sopravvivenza e stimola il nostro spirito di solidarietà, come quello di quell’uomo sconosciuto, che, per porgermi una mano, aveva quasi rischiato l’ibernazione per liberarmi l’auto in panne e raggiungere con me Stigliano seduto sul cofano!
 
Penso, poi, alla neve di Roma di una settimana prima e allo scompiglio che aveva creato tra chi proprio non la vuole tra i piedi e sorrido amaramente al pensiero del teatrino politico e mediatico che era riuscito a rovinare un evento che, ad essere fortunati, si vive al massimo 3 volte in tutta la vita! D’altra parte le neve è breve, è fugace, dura un soffio… è così labile che pochi chilometri dopo aver intrapreso la strada del ritorno, il rumore tambureggiante delle gocce di pioggia sul parabrezza mi risveglia dai miei assorti pensieri e mi riporta alla realtà. Siamo ormai a 400 m s.l.m., la diminuzione serale della temperatura, unita all’intensità dei rovesci ora riesce a spingere la neve un po’ più in basso. Ormai il respiro caldo del golfo di Taranto è sempre più vicino, la favola è finita e con essa uno degli episodi più sconvolgenti della mia vita!

Ritorno al grigiore della vita cittadina e penso all’emozione di un’ora di neve, quella neve che era bastata a farmi dimenticare d’un colpo tutti i problemi ed i pensieri, i dubbi e le incertezze di sempre, quella neve che, per poco più di un’ora, aveva soddisfatto e compensato tutti i miei bisogni e che, in un gelido pomeriggio di mezz’Inverno aveva accolto nel suo candido abbraccio me, che mentre, immerso nella tormenta, a piedi cercavo di raggiungere Stigliano, a tratti pregustavo piccoli assaggi di Paradiso!
 

Autore : Pier Paolo Talamo