00:00 4 Giugno 2004

“The day after tomorrow”: in un sol colpo tutti nel freezer

Breve rassegna critica su aspetti di carattere meteo-climatico relativi all'ultima produzione cinematografica Americana in tema di disastri provocati dai cambiamenti climatici.

L’ultima produzione cinematografica holliwoodiana in tema di disastri naturali, porta la firma di un vero esperto dell’uso degli effetti speciali, il grande Emmerich di “Indipendence Day”.

Se prima avete letto “apocalisse bianca” di Grosso sarete già preparati all’intensità di un catastrofico. E’ bene precisare però che film è libro sono molto diversi anche se portano entrambi alle stesse conseguenze.

Apocalisse è probabilmente più credibile e meno gridata ma il giudizio complessivo sul film di Emmerich è positivo.

Nella lunga saga prevista per “Apocalisse bianca” non sappiamo oltretutto cosa succederà alla Terra, dunque concentriamoci per ora sull’alba del giorno del dopo, film già bello che finito che difficilmente conoscerà un seguito.

“The day after tomorrow” (molto meno accattivante e comprensibile del “The day after” post-nucleare di un famoso film di qualche anno fa) si occupa, in un solo boccone, di effetto serra, cambiamenti climatici e Glaciazioni. Troppo grosso ed indigesto per essere mandato giù (meglio sarebbe stata una serie TV) lascia lo spettatore letteralmente “impietrito”, o meglio “congelato”.

Che sia un esperto meteorologo o un appassionato di saghe medievaleggianti, colui che vede il film resta colpito dalla velocità con cui procede la trama.

Solo pochi flash iniziali per introdurre un fenomeno meteo-climatico (la Glaciazione imminente) che non verrà purtroppo mai approfondito e che si arricchirà di aspetti sempre più sbalorditivi ed incomprensibili.

D’altronde gli Americani incarnano da sempre e alla perfezione il motto del “tutto e subito”, tanto che perfino una Glaciazione riesce ad essere innescata e portata a regime in pochi giorni (riassunti nelle 2 ore o poco più del film).

Insomma anche un tema così delicato, quanto misterioso, così profondo, quanto globale come appunto una Glaciazione, viene in questo modo liquidato e superato come l’ennesimo giocattolo o accessorio Usa e Getta.

Durante il film verranno comunque evidenziati vari aspetti politici e socio-economici, su cui non mi soffermerò, ma ai quali va dato il merito di solleticare le coscienze di quella parte ricca dell’umanità che, cambiamenti climatici o non, sarà la prima a pagare le conseguenze della sua cieca e scellerata condotta (è davvero “illuminante” e “dantesca”, a questo proposito, la scena in cui si vedono orde di migliaia di Statunitensi che cercano di passare illegalmente il confine con il Messico in cerca di rifugio e sicurezza). Un mondo completamente rovesciato in barba al secolare dualismo unidirezionale: Sord e Nud (pardon Nord e Sud).

Da un punto di vista meteo-climatico e paleo-ambientale voglio soffermarmi criticamente solo su quegli aspetti già abbondantemente e scientificamente approfonditi, sorvolando su quelli tuttora poco noti o solo oggetto di curiose ipotesi e teorie “scolapasta”.

– Piuttosto improbabile appare, nelle immagini iniziali, la profonda spaccatura sulla banchisa polare (il Mare di Ross in Antartide?) che è immediata, unica e lineare e che prevede un movimento rapido delle acque sottostanti, come quello provocato da un terremoto.

– La nevicata di Nuova Delhi, in pieno giorno, coincide con la Conferenza sul Clima, quasi fosse un evento “tipico”, tanto che tutti i partecipanti paiono ignorarla, come se fossero già consci di un imminente fatto eccezionale. Tra l’altro bisognerebbe presupporre che sia avvenuta d’inverno (in altre stagioni bisogna supporre che la temperatura sia precipitata almeno 30° sotto la media!); tra l’altro in inverno il “Monsone di Terra” porta solo aria secca ed assenza di precipitazioni (a meno che il cambiamento climatico non fosse già in atto con stravolgimento delle correnti monsoniche e con effetti ben più vistosi in altre zone).

– La grandine in una non precisata città dell’estremo oriente somiglia molto più al ghiaccio frantumato di un iceberg o di una lingua glaciale, così trasparente, spigolosa e nemmeno tanto “grande”, se era questo che voleva colpire lo spettatore. Nel secolo scorso infatti, in una località dell’India nord-orientale caddero “chicchi” di grandine che raggiungevano i 20 kg! Grandinate come quella del film sono piuttosto e purtroppo frequenti in certe zone (forse sono solo piccoli assaggi glaciali subliminali).

– I tornado di Los Angeles (troppo numerosi e “malvagi”) si originano in seno a un piccolo ed insidioso uragano (almeno questo è quello che fanno intravedere dal Satellite) che, tra l’altro, appare abbastanza avido di precipitazioni. Fatto molto improbabile che si aggiunge al moto retrogrado dello stesso, stante il regime e le direzioni delle correnti atmosferiche attuali (ma forse il cambiamento totale del clima era già in atto).

– Le boe di controllo della temperatura superficiale delle acque del mare nel Nord-Atlantico sono posizionate in larga misura lungo la fredda Corrente di Baffin, che discende sul fianco orientale del Nord-America, e non lungo la calda Corrente del Golfo (che, viste le premesse teoriche, si presumeva fosse il soggetto principale). Tra l’altro le suddette boe segnalano temperature in caduta di 13°C! Molto improbabile viste le temperature già molto basse di quelle acque (a meno che non stessero già congelando!).

– New York viene completamente allagata dalle acque del mare, ma date le premesse del rapido riscaldamento, seguito dall’ancor più immediato raffreddamento globale, dovrebbe essere invasa da una miriade di iceberg.

– L’avanzare delle calotte glaciali dovrebbe determinare un abbassamento vistoso del livello del mare (nell’ultima Glaciazione wurmiana l’abbassamento toccò punte di 120 m), invece la Statua della libertà appare quasi del tutto sommersa, prima dal mare poi dal ghiaccio.

– Non c’è nessuna evidenza che durante le glaciazioni del passato vi fossero calotte glaciali sulla Siberia (troppo arida e lontana dai mari perché si accumuli abbastanza neve e ghiaccio).

– D’altro canto, mentre l’emisfero nord appare in gran parte coperto dai ghiacci, quello sud ne resta sgombro, nonostante molte studi recenti hanno confermato la presenza di notevoli estensioni di ghiacciai e piccole calotte nel Cono sudamericano, in Nuova Zelanda e tutt’intorno all’Antartide (la Glaciazione dei poveri!).

– Uno dei punti focali intorno a cui ruota tutto il film e, di conseguenza tutta la dinamica della Glaciazione, è il rapido raffreddamento causato dalla precipitazione, nell’occhio di giganteschi cicloni di taglia continentale, di aria gelida proveniente direttamente dall’alta troposfera. Il risultato è che la temperatura superficiale, nelle zone interessate, precipita in pochi secondi fino sotto i -100°C.
Piuttosto improbabile dal momento che una temperatura così bassa si registra solo ad altitudini improponibili per qualsiasi dinamica troposferica (agli estremi confini della stratosfera, oltre lo strato di ozono, un centinaio di km sulle nostre teste). Tutto questo per spiegare la morte immediata di alcuni mammut, trovati congelati, con ancora nel ventre avanzi di cibo parzialmente digerito.

È noto che i mammut frequentavano nella stagione estiva latitudini ben oltre il circolo polare artico (ad esempio nella penisola del Tajmir, la Nuova Zemlja o le isole di Francesco Giuseppe, a nord della Siberia). È noto inoltre che alla fine dell’ultima glaciazione si sono alternati rapidamente (sempre nell’ordine dei secoli) periodi più caldi dell’attuale con altrettanti molto freddi. Non è quindi difficile che alcuni animali, allontanatisi troppo verso nord, non abbiano fatto in tempo a migrare in senso inverso all’arrivo della stagione fredda, rimanendo intrappolati in paludi ed acquitrini che si formano dove il terreno sottostante è già da anni perennemente congelato (permafrost).

Il fenomeno dei suoli poligonali deve aver contribuito al successivo auto-seppellimento di queste bestie gigantesche già parzialmente congelate.
– Durante il fenomeno del congelamento improvviso non si capisce quali siano le conseguenze su tutta la biosfera, piante ed animali in primis, delle zone nordiche. Renne e Caribù, salici nani e betulle avranno avuto il tempo di migrare verso sud? A giudicare dalla rapidità degli eventi sembrerebbe di no, eppure nelle numerose Glaciazioni del passato, tranne qualche perdita occasionale, la fauna e la flora si sono sempre salvate grazie a bibliche, quanto lente migrazioni verso sud o aree rifugio più o meno estese, per poi riguadagnare i territori settentrionali una volta che la Glaciazione fosse terminata e le calotte completamente sciolte.

In conclusione il film è spettacolare, a tratti toccante, spesso banale, ma per carità non lo guardate con l’occhio dell’appassionato, del curioso o di colui che cerca di capirci di più. Ottimo per i bambini che potrebbero avvicinarsi con gusto al genere. Pessimo per quelle categorie che di “naturale” e di “scientifico” non ci capiscono nulla.

Un unico rammarico è il rischio che, per la coscienza di alcuni, questo primo tentativo sul genere sia così devastante che, da semplice placebo, si trasformi in un’eutanasia sul problema del cambiamento climatico.
Autore : Giuseppe Tito