00:00 8 Giugno 2005

“Scontro etico sull’ambiente…” GROSSO a Roma il 20 giugno per un convegno sul cambio climatico al CNR (ecco l’abstract della relazione)

Abstract della relazione di Grosso presso il CNR di Roma, lunedì 20 giugno

Si terrà a ROMA, lunedì 20 giugno, presso la sede del CNR, nei pressi dell’Università La Sapienza, un interessante convegno sui cambiamenti climatici. Vi prenderanno parte numerose personalità del mondo scientifico e anche il nostro Alessio Grosso, Caporedattore di questa testata meteorologica.

Chi volesse partecipare
Aula Convegni e A. Ruiz del CNR – P.le Aldo Moro, 7
Ore: 9-13
Riferimenti: Dr. Luca ZAMPAGLIONE
Ufficio per la Comunicazione e le Relazioni con il Pubblico
Tel. 06-57223522

In anteprima su MeteoLive ecco l’abastract del Suo intervento al Centro Nazionale Ricerche:

Titolo: “a che ora arriva la fine del mondo?”.
Occhiello: “Scontro etico sull’ambiente: così la divulgazione rischia di disorientare”.

Abstract: A che ora arriva la fine del mondo?

Alessio Grosso, Caporedattore di MeteoLive.it, previsore meteo e scrittore
Gli argomenti toccati dalla relazione
INDEX
Il concetto di bel tempo. Le stagioni come compartimenti stagni. La cattiva informazione meteorologica, la superficialità della popolazione. Benessere, egoismo dell’uomo e sfruttamento dell’ambiente. La passione per l’escatologia. Ambientalismo e cattolicesimo. Quanto cambia il clima: lo scontro tra gli scienziati, la politica nella scienza. L’uomo regista del clima: bufala o realtà? La letteratura e la meteorologia. Le incertezze sulle temperature, la diminuzione delle nevicate. Tornado in Valpadana? Una tradizione antica. Prove di divulgazione: la trilogia dell’Apocalisse.

ABSTRACT
Siamo stati abituati a pensare che il tempo debba sempre comportarsi in modo educato: pioggia al momento giusto, nella quantità giusta, magari solo durante la notte, per non disturbare la nostra giornata. Il bel tempo è costantemente associato al sole e al caldo, questo ci dicono giornali e tv, e lo ripetono ossessivamente da anni. Nubi, acquazzoni e neve sono maltempo. Punto e basta.

Per convincerci trasformano le avvezioni di aria fredda in ondate di gelo siberiane, ogni temporale in evento drammatico e la nebbia in un killer; ed è tutta una sequenza di record, come se nell’arco di pochi anni la meteo mostrasse tutto il meglio del suo repertorio, giusto per farci sentire i protagonisti di un’epoca tormentata, ma in qualche modo memorabile.

“Stiamo facendo impazzire il clima del Pianeta, ci surriscalderemo” dicono i media, ma la cosa, ammesso e concesso che sia vera, ci lascia comunque quasi totalmente indifferenti, ci colpiscono di più i drammi familiari, i reality, le fiction, il gossip o il rigore sbagliato all’ultimo minuto dalla nostra squadra del cuore.

Il pianeta si scalda? Bene, andremo di più al mare e risparmieremo il riscaldamento in inverno. A liquidare la questione così sono purtroppo in molti.

Tutto si fonda sulla quasi totale ignoranza della popolazione in materia: il 57% degli italiani crede ancora che l’anticiclone delle Azzorre porti le piogge e non il bel tempo. Il 65% ritiene che il caldo torrido sia un caldo afoso e non secco ed infine meno del 10% sa leggere una banalissima carta sinottica.

La colpa non è nemmeno nostra: a scuola i programmi ministeriali non hanno mai concesso molto spazio alla meteorologia, e i primi divulgatori della materia, i giornalisti, risentono di questa mancanza di preparazione di base, in altre parole non posseggono i fondamentali.

Così una raffica di vento più forte, che crei un minimo danno durante un temporale, viene subito identificata con una tromba d’aria, il termine di serie B per definire in realtà un tornado, parola che sembra quasi un’esclusiva degli americani.

Noi italiani però, da quanto è subentrato un relativo benessere economico, siamo diventati molto rispettosi e sensibili alle tematiche ambientali, non che prima le ignorassimo, ma c’erano altre priorità, la natura e le sue bellezze erano riservate alle classi più benestanti, i poveri dovevano pensare a sopravvivere. La natura dominava l’uomo, ora i rapporti di forza si sono rovesciati, almeno apparentemente: è la natura ad avere bisogno del nostro aiuto, della nostra collaborazione.

Anche in questo relativo bengodi però, ogni qualvolta si annunci una pioggia benefica, specie se a ridosso di qualche ponte festivo, il dissenso è quasi totale, appena la temperatura supera i 28°C si accendono i condizionatori alla massima potenza, in pieno inverno i nostri figli girano per casa in maglietta e pantaloncini perché il termostato è regolato sui 25°C.

Siamo dei falsi moralisti e dei gran spreconi, questa è la verità, perché riteniamo di essere al centro dell’Universo e che la Natura esista solo in funzione del soddisfacimento dei nostri piaceri e desideri.

Le nostre città sono veramente una giungla d’asfalto in cui siamo riusciti a creare un’isola di calore artificiale che ci costringe poi a fuggire verso mari e monti, estendendo così l’inquinamento da traffico veicolare.

Si viaggia perché si è insoddisfatti del luogo nel quale si vive, ci si sposta dalla città alla periferia per respirare aria migliore, ma alla fine contribuiamo a raddoppiare la percentuale degli inquinanti per fare la spola quotidiana tra il posto di lavoro e il paesino o la città dormitorio in cui abbiamo scelto di rifugiarci; consideriamo i mezzi pubblici inadeguati, insufficienti e maleodoranti e non abbiamo alcuna voglia di rinunciare al nostro mezzo privato.

La tecnologia ci ha viziato e non intendiamo fare alcun passo indietro, rinunciare all’effimero benessere raggiunto. Ottenere energia sfruttando i combustibili fossili piuttosto che fonti alternative, in fondo ci interessa poco, anche se poi, per fare bella figura con il prossimo, ci vantiamo di essere ambientalisti convinti, di aver raccolto i rifiuti sulla spiaggia per il WWF, di aver creato uno spazio verde in giardino e di curare con amore materno piante e fiori, per i quali oltretutto sprechiamo molta acqua, senza contare i rubinetti lasciati aperti, le 2 docce al giorno d’estate, la mania della macchina superpulita.

Visto che una piccola parte di noi vive già in una sorta di Eden, perché non scoprire come va a finire questa avventura sulla Terra? Perché essere costretti a lasciare il cinema prima che finisca lo spettacolo?

I giornalisti evidenziano più di ogni altra categoria questa smodata passione per l’escatologia. Quando arriverà la fine del mondo? Presto…Ecco allora che tutto va in malora, le catastrofi si moltiplicano, ci avvisano che la nostra gigantesca orgia terrena sta per finire.

Le dichiarazioni per nulla rassicuranti degli scienziati vengono sovente assolutizzate, magari con la loro compiacenza, come sottolineava il Prof. Schneider: “per interessare il pubblico bisogna minimizzare i dubbi ed esporre tesi semplificate, trovando il giusto equilibrio tra l’essere efficace e l’essere onesto” .

In questo contesto è facile sentir dire che il riscaldamento solleverà gli oceani, in pochi anni i ghiacci dei Poli si scioglieranno e sarà l’inizio della fine. Al lupo? Al lupo?

Quanto c’è di vero? Quanto sta cambiando il clima?

La questione del cambio climatico si è infilata anche nell’ambito religioso: la Chiesa è accusata di antropocentrismo dagli ambientalisti, a loro volta sospettati di idolatrare la natura, in modo particolare gli alberi.

La polemica sull’effetto serra verte infatti su un punto fondamentale: è l’aumento della temperatura a provocare un aumento della concentrazione di anidride carbonica o è il contrario?

Insomma: è nato prima l’uovo o la gallina?
Per giustificare le oscillazioni termiche e dunque i cambiamenti climatici si chiamano in causa i cicli astronomici: variazione dell’orbita, inclinazione dell’asse terrestre, ciclo delle macchie solari, eventuali eventi catastrofici: in primis le eruzioni vulcaniche, ma un folto gruppo di scienziati, la maggioranza, ritiene che l’uomo, con l’uso dei combustibili fossili e di altri inquinanti, stia alterando il relativo equlibrio dell’atmosfera, forzandogli la mano.

La natura immette da sola già 200 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno, contro i 7 miliardi immessi dall’uomo, ma questa goccia sembrerebbe proprio quella deputata a far traboccare il vaso.

La letteratura però ci consegna scritti rassicuranti: grandi personaggi che raccontano di condizioni climatiche estreme già in tempi non sospetti, prima della rivoluzione industriale, caldo, freddo, sole, neve, le lamentele sul tempo ci sono sempre state. Ci sono oltretutto molte incertezze sul rilevamento dei dati di temperatura: molte stazioni rurali sono diventate cittadine o sono state chiuse, nel passato i dati raccolti non avevano certamente l’affidabilità di quelli attuali.

Il politecnico di Zurigo ha inoltre sentenziato, quello che già si sospettava: è la diminuzione delle nevicate sulle Alpi, dovuta soprattutto ad una sostanziale mutazione delle configurazioni bariche sull’Europa, più che l’aumento generale delle temperature medie, a provocare l’arretramento dei ghiacciai.

Infine il raffreddamento transitorio del clima europeo nel ventennio 60-80, con un aumento della coltre nevosa e un forte slancio per l’industria del turismo e dello sci, non sarebbe stata considerata un’anomalia bensì la norma del clima alpino; l’oscillazione climatica positiva negli anni successivi avrebbe provocato una sequenza di inverni neri, cioè senza neve, che hanno mandato in crisi le stazioni più a valle e quelle non munite di cannoni.

Tutti hanno lanciato l’allarme dimenticandosi che il clima presenta spesso queste oscillazioni, anche nel breve periodo. Gli eventi estremi ci sono sempre stati. Negli ultimi anni sono aumentati? Probabile, ma oggi abbiamo una telecamera in ogni angolo della Terra pronta a documentare anche la più modesta bufera di neve e tutto ci appare ingigantito.

I tornado sulle pianure del nord Italia sono risultati complessivamente più frequenti all’inizio del secolo scorso con numerose vittime, come testimoniato anche dal geologo Ardito Desio.

Negli ultimi anni quello più significativo risale al 7 luglio 2001 ad Arcore, in Brianza.
Le associazioni ambientaliste, sostenute da molti scienziati, invitano però a non minimizzare.
E’ infatti innegabile che il regime pluviometrico sia cambiato e che sempre più frequentemente molte zone della Penisola risentano di fasi siccitose, che l’oscillazione nord atlantica mostri sempre più oscillazioni positive, determinando una presenza particolarmente invadente di una figura anticiclonica alle nostre latitudini, spesso di matrice africana, che d’inverno provoca prolungate fasi asciutte con scarsa ventilazione e accumulo di inquinanti al suolo, oltre che una cronica mancanza di neve sulle Alpi. Le correnti fredde nord-orientali hanno invece favorito nevicate più abbondanti sui versanti adriatici dell’Appennino e sul meridione.

In estate ricorre l’incubo dell’anticiclone africano, specie dopo la terribile esperienza del 2003. Una parziale spiegazione di questo comportamento pressorio giunge da una sorta di effetto domino provocato da El Nino, con conseguente risalita della linea di convergenza intertropicale e dunque, ci dicono, di un possibile diverso posizionamento della cella di Hadley.

In definiva i cosiddetti scienziati “serristi” vedono l’ uomo al timone della nave del clima, che ha ammutinato il vero comandante: la Natura.

Anche la minoranza “freddista” vede l’uomo sulla nave, ma come semplice comparsa. L’imbarcazione forse non affonderà ma i serristi la vedono seriamente danneggiata e colpita da numerose “tempeste” per la guida irresponsabile del suo timoniere.

Chi ha ragione?
Immettere veleni nell’aria, trasformare le nostre città in una caldaia, gettare in mare sostanze cancerogene ed altre nefandezze è certamente un crimine; solo per questo va combattuta tenacemente la battaglia sull’ambiente, che poi l’anidride carbonica possa incidere in scarsa o notevole misura sul cambio climatico è quasi un problema “secondario”; preparare un mondo più pulito e meno cancerogeno per le nuove generazioni dovrebbe essere un compito fondamentale della nostra società, freddo o caldo che sia.

Apocalisse bianca e rossa si presentano come dei veri e propri catastrofici ad impatto. I due romanzi, in attesa che diventino una trilogia, con l’uscita di apocalisse nera nel 2006, affrontano le tematiche del cambiamento climatico proponendo alcuni avvenimenti estremi di grande attualità e portano alla ribalta la professione del meteorologo, auspicando la creazione di un polo meteo televisivo in presa diretta, all’americana, affidato a grandi divulgatori, magari sovvenzionato, almeno in parte, dallo Stato italiano.

Si parla di eruzioni vulcaniche in serie in grado di determinare una improvvisa glaciazione sull’Europa, si mettono poi a nudo le inefficienze dei sistemi di allarme tornado e valanga sul territorio, si affronta l’emergenza Vesuvio, simulando un’eruzione catastrofica, ed infine si pongono alcuni interrogativi sulle modificazioni artificiali del clima a fini economici e militari ad opera delle superpotenze.

Appendix
DATI SICCITA’
1976: forte siccità su Piemonte e Lombardia da gennaio a giugno; scarsissime le piogge con valori inferiori ai 200 mm.

1981: inverno secco sulla Lombardia con oltre 100 giorni senza pioggia.

1988-89: incredibile fase siccitosa su tutto il Paese fra il settembre dell’88 e il marzo 89. E’ l’anno senza neve sull’arco alpino. Le stazioni sciistiche corrono ai ripari con i cannoni ma il danno economico è comunque notevole.

1989-90 replica: da settembre a gennaio pochissima pioggia, meno della metà di quella prevista. Ancora un anno sfortunato per la neve sulle nostre montagne.

1994-95: forte siccità sul settentrione dopo l’alluvione del Piemonte. La pioggia arriva all’inizio di marzo.

2000: gennaio, febbraio e metà del mese di marzo senza pioggia al nord.

2001-2002: la Sicilia flagellata dalla siccità per tutto il periodo estivo. Sul nord a metà dicembre comincia una lunga fase asciutta che durerà sino a metà febbraio. Giugno regala un mese caldissimo ed asciutto su molte zone della Penisola.

2003: l’estate più calda del secolo punte di 40°C in Valpadana, black-out elettrici, Po in secca.

2004: estate quasi normale ma ancora deficit idrico nel settentrione per piogge primaverili inconsistenti. Preoccupazione per il Trasimeno in Umbria.

2005: scarsissime precipitazioni invernali sulle Alpi meridionali, primavera con piogge complessivamente sotto la media, forte ondata di caldo a fine maggio con punte di 34°C al nord.
Autore : Redazione