00:00 31 Ottobre 2009

Effetto serra: l’uovo o la gallina?

Ci scrive un ingegnere chimico...

Confesso di vivere con un forte disagio la discussione nella comunita’ (sedicente?) scientifica sull’effetto serra. Il mio disagio non deriva solo dal fatto di essere piu’ o meno freddofilo (caratteristica comune a tutti gli appassionati di meteorologia), quanto dagli studi fatti.

Da ingegnere chimico trovo che la teoria faccia acqua da tutte le parti. Cominciando dal fatto che un modello, per poter essere preso anche solo in considerazione, deve dimostrare di poter ‘funzionare’. Come si dimostra l’attendibilita’ e la veridicita’ di un modello?

Fermo restando che una teoria, per definizione, e’ qualcosa di non dimostrato con assoluta certezza (altrimenti parleremmo di teorema), l’unico modo per provare la fondatezza di una teoria e’ applicarla al passato.

Purtroppo, questo non e’ garanzia di successo, in quanto un modello che sembra simulare perfettamente un fenomeno accaduto nel passato, puo’ comunque fallire miseramente se applicato al futuro. Se cosi’ non fosse, ad esempio, le borse sarebbero perfettamente prevedibili nel loro andamento, e saremmo tutti ricchi sfondati.

Evidentemente la capacita’ di simulare eventi passati e’ condizione non sufficiente, bensi’ NECESSARIA per permettere che una teoria venga per lo meno presa in considerazione.

E’ quello che gli esperti chiamano ‘History Match’: la taratura di un modello sul passato. Condizione indispensabile per poter provare ad applicarlo a situazioni future. Per l’effetto serra questo non accade.

Esistono situazioni passate che sfuggono a qualsiasi applicazione dei modelli che legano il riscaldamento terrestre alla concentrazione di CO2. Un caso per tutti: la crisi economica del ’29: la CO2 diminuisce, la temperatura aumenta. Perche’? Boh.

Tanto basterebbe per cestinare senza pieta’ qualsiasi modello tra quelli che ci vengono propinati. Tuttavia l’effetto serra sopravvive a qualsiasi contestazione, anzi si rafforza. E piu’ aumentano le critiche piu’ si alza la voce dei serristi infuriati per la lesa maesta’.

E’ evidente che l’effetto serra ormai rappresenta qualcosa di piu’ di una teoria. E’ diventato argomento di divisione, di tifo, di speculazione. C’e’ sempre meno di scientifico e sempre piu’ di torbido. I sedicenti scienziati serristi somigliano molto di piu’ a nostradamus dei tempi moderni che a studiosi. Non voglio addentrarmi nei motivi che sono alla base di tutto questo, ma da studioso, da informato e da appassionato mi permetto di far notare una cosa. Si parla diffusamente dell’aumento di temperatura dei mari. Pare sia un dato piu’ o meno dimostrato, e quindi facciamo finta di crederci. Bene.

La termodinamica sentenzia che se l’acqua del mare si scalda, la CO2 disciolta verra’ rilasciata in atmosfera, fino al raggiungimento di un nuovo stato di equilibrio. Niente di nuovo, anzi, sono principi di termodinamica ormai acquisiti da qualche secolo. E’ altrettanto evidente che, se il riscaldamento terrestre fosse dovuto ad un qualsiasi fattore piu’ o meno ignoto, la quantita’ di CO2 in atmosfera aumenterebbe conseguentemente. E notevolmente, considerato che il mare e’ il serbatoio di anidride carbonica piu’ importante del sistema terra.

La domanda nasce spontanea: e se il rilascio di CO2 in atmosfera fosse solo una conseguenza, e non l’effetto? Se fosse semplicemente l’aumento della temperatura terrestre a causare l’aumento della CO2 nell’aria, tutto quanto detto a proposito dell’effetto antropico sul riscaldamento, non andrebbe forse a gambe all’aria? No. L’effetto serra e’ piu’ forte di tutto: dell’evidenza scientifica, del buon senso, del semplice dubbio che dovrebbe animare l’azione di qualsiasi scienziato.

Ma alla fin fine, siamo sicuri che l’effetto serra abbia ancora qualcosa a che fare con la scienza?
Autore : Nikolaj Stavrogin