00:00 11 Maggio 2002

Da dove nasce la passione per la meteo?

In ognuno di noi è sepolto nella memoria un episodio, un frammento di esistenza, un fatto, che ci ha condizionato e ci condiziona ancora oggi nell'attenzione ai fatti meteorologici quotidiani. Il mio rapporto con la meteo nasce con una terribile notte di temporale di tanti anni fa.

Saranno quanti … boh, chi se lo ricorda? circa 34-35 anni fa, una mattina di settembre mio padre decise che saremmo andati in Val d’Aosta a vedere il Cervino. Partimmo con una mitica SIMCA 1000 azzurra, con un caldo notevole, che man mano procedevamo verso le risaie del Vercellese divenne soffocante. Ci fermammo per la notte a Santhià, appena fuori dall’autostrada e già all’ora del tramonto tutte le Prealpi piemontesi erano sormontate da una interminabile schiera di fulmini rosa, generati non da un singolo temporale ma da un’immane nube a semicerchio che orlava le montagne. Io avevo otto-nove anni ed ero molto eccitato e spaventato dallo spettacolo, che ancora si manifestava a grande distanza.

Ricordo che mio fratello maggiore ne era entusiasta, ma i miei genitori, memori di altri furiosi temporali già vissuti da “protagonisti” e non solo da spettatori, erano molto più preoccupati per il modo in cui avremmo passato la notte.

Già, la notte. A metà della stessa ci arrivò addosso un uragano di acqua da tutte le parti e soprattutto un fittissimo bombardamento di saette che ci impediva di dormire, a momenti di parlare tra noi. Il clou del temporale fu raggiunto quando, quasi istantanei, giunsero luce e fragore di una saetta: questa colpì il pioppeto di fronte al motel, circa 50 m di fronte a noi.

La luce mi abbagliò mentre mi stringevo a mio fratello terrorizzato. Poi, lentamente il fragore di battaglia si calmò e potemmo alla fine addirittura dormire.

L’indomani un cielo blu cobalto ci accolse al risveglio, e l’aria era freschissima con le montagne che sembrava di toccarle.

Riprendemmo il viaggio, e notammo le tracce dei fulmini sui guard-rail, che spesso tra Santhià e Ivrea apparivano inceneriti.
Al pomeriggio giungemmo a vedere il Cervino, e mi ricordo che al tramonto, dato che era senza ombra di nubi intorno a sè, parve colorarsi di verde (“le rayon verte”), spettacolo inusitato e rarissimo.

Da quel giorno le condizioni meteo mi hanno sempre interessato, il cielo non è stato più lo stesso… e la passione per le previsioni e l’evoluzione del tempo è rimasta intatta.
Autore : Guido Barbieri