00:00 23 Gennaio 2001

Come pesci in un acquario…

Dal forum un articolo per riflettere

Sono mie opinioni eh, non voglio farvi credere che questo sia il VERBO, semplicemente leggo, mi informo, e mi formo una opinione, sulla quale mi piacerebbe anche che qualcuno dicesse che sono scemenze e perchè.

Punto primo, siamo tanti. Il solo peso dei miliardi di individui che siamo, in termini di produzione di anidride carbonica, è tale che stiamo già modificando il microclima di molte regioni del pianeta, vuoi per la presenza di città, insediamenti industriali, deforestazione, agricoltura intensiva, sfruttamento dei mari.

Primo dato di fatto: il microclima nel quale siamo inseriti è stato già da noi alterato rispetto al preesistente.

Siamo lontanissimi dal capire il modello di funzionamento ecologico del pianeta. Non siamo in grado di prevedere se tra dieci giorni farà freddo o caldo, se pioverà o ci sarà il sole, figuriamoci se siamo in grado di immaginare tra 10-20 o 50 anni.
Chi dice che la temperatura tra 20 anni sarà aumentata di 5 gradi, ha simulato l’ecosistema planetario con modelli di funzionamento assolutamente empirici, non collaudati, pionieristici, dunque davvero ipotetici.

Secondo dato di fatto: le simulazioni sull’andamento climatico a medio-lungo termine sono esercizi matematici influenzati dalla mancanza di dati e di esperienza, e sicuramente influenzabili dai sentimenti di chi li gestisce, dunque soggettivi.

Pur in presenza di pochi dati, siamo certi che se continueremo il modello di sviluppo attuale, le modificazioni microclimatiche diventeranno macroclimatiche e la vita sul pianeta verrà modificata. Qui vengo al sodo: sappiamo che il clima planetario verrà in qualche modo alterato rispetto al presente, ma non sappiamo né quando né come.
Non è certo che la temperatura aumenterà, né che i mari saliranno. E’ una ipotesi.
Non sappiamo se la tecnologia e la volontà politica porterà ad una inversione di tendenza dell’impatto della specie umana sul sistema. Non sappiamo se e quali meccanismi di riequilibrio planetario porteranno ad un compenso di fattori tali, forse, da minimizzare l’impatto umano anche quando la popolazione sarà raddoppiata.

Con questo tipo di previsione, ovvero di non-previsione, il mondo si divide tra catastrofisti che vagano con cartelli con scritto “la fine è vicina” e scettici, menefreghisti, ridanciani che per diverse ragioni rifiutano in blocco qualsiasi allarme asserendo che tutto resta come prima.

Concludo questa specie di enciclica suggerendo (lo faccio sempre) a tutti quanti di alzarsi ogni mattina ringraziando chi volete per essere nati in Italia, dove, tutto sommato, il clima è ancora tra i migliori del pianeta.

E mi piacerebbe che Meteoitalia aprisse una serena discussione e magari dicesse la sua.
Autore : Stefano Lemico