00:00 22 Marzo 2003

Il clima d’Italia: la primavera e l’estate

Pubblichiamo qui la prima parte di un prezioso e splendido lavoro di sintesi di Alberto Fortelli riguardo al clima del nostro Paese.

L’Italia è, tra le nazioni europee, quella che presenta l’andamento climatico più complesso, sia dal punto di vista termico che da quello igrometrico e pluviometrico. Le differenze da regione a regione e da stagione a stagione nella stessa zona sono notevoli; fortunatamente, in questo quadro, gli estremi, specialmente quelli termici, possono considerarsi alla stregua di eventi rari.

Le Alpi ed il loro naturale prolungamento verso sud-est, costituito dalle Alpi Dinariche, rappresentano spesso un baluardo difficile da superare per le masse di aria molto fredda di origine artica o siberiana che, in inverno, stazionano sull’ Europa settentrionale e orientale.

La relativa vicinanza di tre grandi zone geografiche, l’Atlantico, l’Africa e le vaste pianure dell’Europa nord’orientale, aventi ciascuna delle ben precise ed uniformi caratteristiche climatiche, concorre alla molteplicità delle condizioni meteorologiche che possono, in rapida successione, avvicendarsi sull’Italia.
In inverno, infatti, con particolari configurazioni bariche, si può passare in meno di 24 ore dalla influenza di correnti meridionali calde ed umide a quella di correnti provenienti da nord-est, che sono generalmente freddissime e secche.

A tal proposito si può ricordare quanto avvenuto nel dicembre 1996, mese durante il quale le temperature si sono mantenute al di sopra dei valori medi stagionali fino al giorno di Natale: poi c’è stato il brusco arrivo dell’inverno che, viaggiando sulle ali dei venti siberiani, si è presentato sulle nostre regioni con bufere di neve e temperature che si sono portate decisamente al di sotto dei, già di per se bassi, valori medi dell’ultima decade di dicembre: lo sbalzo termico è stato mediamente di 15°C in 48 ore.

Ma a parte questi episodi che costituiscono delle eccezioni, esaminiamo ora le varie situazioni meteorologiche tipiche che possono avvicendarsi sull’Italia stagione per stagione.

PRIMAVERA

La primavera è la stagione in cui l’elemento predominante è la grande incostanza delle condizioni meteorologiche.
Nella sua prima parte le temperature e le precipitazioni hanno un andamento molto simile a quello invernale. Solo dalla fine di marzo si assiste ad una più decisa ed evidente modifica delle condizioni atmosferiche. Le piogge vanno intensificandosi al nord ove, tra l’altro, tendono a manifestarsi con maggior frequenza i temporali, fenomeni questi ultimi che, ad eccezione della fascia costiera ligure, erano stati quasi del tutto assenti durante la stagione invernale.

Al contrario, al centro e al sud i periodi di maltempo si fanno più brevi ed intervallati da fasi più prolungate di bel tempo, con temperature miti e venti generalmente occidentali. Questi periodi di bel tempo sono provocati dalle espansioni verso levante dell’Anticiclone delle Azzorre che, protendendo in modo più deciso verso il bacino centro-occidentale del Mediterraneo cunei o promontori di alta pressione, fa si che le perturbazioni atlantiche vengano deviate verso l’Europa centrale o settentrionale. La durata di questi periodi, che si aggira intorno ai 4-5 giorni, cresce con l’avanzare della stagione, specialmente sulle regioni centro-meridionali.

Non sempre, però, si può contare su quest’andamento favorevole delle condizioni meteorologiche: perturbazioni anche intense possono investire l’Italia provocando, per più giorni, venti forti dai quadranti occidentali o settentrionali, temporali, grandinate, bruschi ritorni a condizioni termiche tipicamente invernali, con danni gravissimi all’agricoltura. Per non tornare troppo indietro nel tempo si possono ricordare il freddo ed il maltempo che hanno investito l’Italia nei giorni delle festività Pasquali del 1995, del 1997 e del 2001 (cadute rispettivamente a metà aprile, alla fine di marzo e, nuovamente, a metà aprile).

Le perturbazioni, in primavera, ma soprattutto nei mesi di marzo ed aprile, hanno spesso una direzione di moto da nord-ovest verso sud-est: esse si originano sul nord Atlantico e muovendosi in senso orario lungo il bordo settentrionale dell’ Anticiclone delle Azzorre, investono le Isole Britanniche e poi la Francia, giungendo in breve tempo sulle nostre regioni. Proprio a causa del loro veloce spostamento, esse non riescono quasi mai a “scavare” la pressione sui mari nord-occidentali italiani in maniera così consistente da dar vita alle depressioni autonome sottovento alla catena alpina: il campo barico subisce un certo calo ma rimane quasi sempre superiore ai 1013 hPa.

Di conseguenza le condizioni di maltempo che si accompagnano al transito di tali fronti freddi non sono particolarmente intense e si localizzano spesso sul versante adriatico della penisola. Per il versante tirrenico la fenomenologia è legata sia all’avvicinamento del sistema frontale che al transito vero e proprio della perturbazione. Si osserva di solito il cielo coprirsi gradualmente di nubi medio-basse, stratocumuliformi, nubi generate dallo scorrimento in quota di aria temperata ed umida da ovest-sud-ovest.

Possono talvolta aversi deboli pioviggini. Tale nuvolosità diventa cumuliforme al transito del fronte freddo, cadono brevi precipitazioni sotto forma di rovescio, il vento si orienta da nord-ovest e si hanno subito ampie schiarite, specie sulle zone costiere.
Sul versante adriatico, invece, in una prima fase il tempo si mantiene discreto, con poca nuvolosità e temperature piuttosto miti; poi, all’avvicinarsi del fronte, il peggioramento delle condizioni atmosferiche è più deciso: si hanno piogge, rovesci e anche locali temporali; dopo il passaggio del fronte, a differenza del versante tirrenico, il miglioramento risulta più lento.

Questa tipica situazione, per svilupparsi con le modalità su descritte, richiede la presenza di uno strato di aria fredda al suolo: con l’avanzare della stagione la più intensa radiazione solare incidente rende praticamente impossibile la presenza stabile di aria fredda al suolo se non limitatamente alle ore notturne: di qui la impossibilità del verificarsi di tale situazione a stagione primaverile inoltrata.

I venti che seguono la pertubazione, apportando sulle nostre regioni masse di aria polare marittima, provocano una diminuzione delle temperature, specie dei valori minimi e una visibilità molto buona.
Dal mese di maggio in poi si può assistere ad una più duratura affermazione dell’Anticiclone delle Azzorre sul Mediterraneo centro-occidentale: esso provoca i primi caldi, fa assumere ai venti il carattere di brezza lungo i litorali e crea quelle condizioni favorevoli allo sviluppo di fenomeni locali di instabilità termo-convettiva sulle zone alpine e su alcuni tratti dell’Appennino.

Questa situazione di stabilità viene a rompersi non appena una perturbazione che transita sull’Europa centrale interessa le zone alpine: l’aria fredda ad essa associata può invadere la Pianura Padano-Veneta irrompendovi attraverso le vallate che si aprono nel bastione alpino. Ciò fa sì che si inneschi su quasi tutto il nord Italia una serie di violenti temporali, specie sulle zone prealpine, accompagnati da grandinate e forti raffiche di vento. Questi fenomeni possono estendersi, anche se in forma attenuata e con caratteristiche di maggiore occasionalità, a regioni quali la Toscana, l’Umbria e le Marche, ove è più probabile che si verifichino nelle ore più calde della giornata.

Nel mese di aprile, ma soprattutto in maggio, si può assistere al transito da ovest verso est di moderate depressioni sull’entroterra nord africano: quando esse si trovano col minimo presso le coste algerine provocano sul Mediterraneo centrale una spinta anticiclonica accompagnata da venti sciroccali talvolta forti (specie sulle due isole maggiori e sui mari meridionali in genere), da cielo sereno o con isolati banchi di cirri o altocumuli castellani e visibilità eccellente. All’avvicinarsi della depressione la nuvolosità aumenta e possono aversi dei brevi scrosci di pioggia che accentuano la sensazione di afa dovuta alle alte temperature che si accompagnano a tali situazioni. Al nord può manifestarsi una intensificazione dei fenomeni temporaleschi.

ESTATE

Durante l’estate si dovrebbe registrare il quasi costante dominio dell’Anticiclone delle Azzorre sul bacino del Mediterraneo ad eccezione della sua parte più orientale, interessata da una zona depressionaria stagionale, priva di fenomeni particolari.
In Italia le temperature raggiungono i valori più elevati in città dal clima continentale quali Roma, Bologna, Bolzano ecc., con punte non rare di 34-35°C all’ ombra. Meno calde risultano le città costiere che risentono delle brezze marine, con temperature massime medie sui 28-30°C.

Sulle zone costiere le temperature più alte si registrano generalmente in situazioni pre- o post-depressionarie, quando vi è la temporanea assenza delle brezze di mare.
Quando soffiano correnti sciroccali al suolo, il cielo è spesso percorso da banchi di altocumuli castellani provenienti da ovest o da sud-ovest: i massimi termici si registrano quasi sempre in associazione con questo tipico aspetto del cielo.

Le zone costiere del versante tirrenico della Penisola, inoltre, vedono i termometri raggiungere valori molto elevati in situazioni post-depressionarie, quando i venti provengono da nord o da nord-est: tali correnti hanno modo di scaldarsi sensibilmente transitando sulla terraferma fortemente riscaldata dalla radiazione solare che, in queste situazioni caratterizzate da bassissimi valori di umidità e visibilità eccellente, risulta particolarmente intensa.

Per le città della costa adriatica sono, invece, le situazioni pre-frontali o pre-depressionarie a far innalzare le temperature verso i valori più elevati. Infatti i venti meridionali che si accompagnano all’avvicinarsi di una depressione da ovest, una volta valicati gli Appennini, scendono verso le coste adriatiche comprimendosi e riscaldandosi: si ha cioè, anche se in forma moderata, il fenomeno del Fohn . A Palermo, così come su tutta la fascia costiera tirrenica della Sicilia, i massimi termici, con valori spesso torridi, si verificano quando spirano venti sciroccali: essi scendendo dai monti che corrono da ovest ad est nella parte settentrionale dell’isola, si riscaldano, come detto, per compressione adiabatica.

Nonostante il prevalente regime barico di tipo anticiclonico, il nord Italia è non di rado interessato dalle perturbazioni che transitano sull’Europa centro-settentrionale e che si portano verso la ex Russia o verso la Penisola Balcanica. Temporali anche forti, grandinate e locali trombe d’aria possono, in certi periodi, investire anche più volte alla settimana soprattutto il Veneto ed il Friuli Venezia Giulia e con minore frequenza le zone prealpine di Lombardia e Piemonte. I quantitativi di pioggia in alcuni casi possono superare i 400 mm nei soli mesi di luglio ed agosto.

I laghi prealpini, pur avendo un fetch piuttosto limitato, raggiungono nel giro di pochi minuti un notevole stato di agitazione creando una situazione di pericolo per gli innumerevoli amanti del windsurf e per quelli a bordo di piccole imbarcazioni.
Non è infrequente l’instaurarsi sul nord Italia e sulle zone appenniniche settentrionali di condizioni di instabilità provocate dalle correnti calde sud occidentali che precedono una perturbazione che sfila da sud-ovest verso nord-est sull’Europa occidentale.

I fenomeni temporaleschi che si accompagnano a tali situazioni sono spesso più intensi ed estesi di quelli che si sviluppano al transito della perturbazione vera e propria.
Il maltempo si può estendere, soprattutto in agosto, alle regioni centrali adriatiche con temporali più probabili sulle zone interne appenniniche.

Le zone costiere del medio e basso versante tirrenico e le due isole maggiori non risentono mininamente di questa situazione e per tutto il mese di luglio e gran parte di quello di agosto rimangono senza precipitazioni.
Verso la metà di agosto, ma questo può accadere anche in luglio, una delle perturbazioni provenienti dal nord Atlantico, più intensa delle altre, entra sul bacino centro-occidentale del Mediterraneo provocando la formazione di una depressione sul nord Italia che, spostandosi verso est-sud-est, viene ad interessare con forti fenomeni da instabilità tutte le regioni italiane.

Il periodo di maltempo dura in genere due o tre giorni caratterizzati da nuvolosità molto irregolare, cumuliforme, con rovesci e temporali specie sulle zone interne.

Poi si ristabiliscono quasi sempre condizioni di bel tempo, specie al centro e al sud, con venti moderati occidentali e temperature gradevoli. Come strascico di questo episodio di maltempo si può osservare, per qualche giorno, una certa instabilità pomeridiana sulle zone appenniniche con isolati temporali.

Le ristabilite condizioni anticicloniche possono prolungarsi, in alcuni anni, fino a tutto settembre mentre per alcune zone della Sicilia meridionale l’assenza di precipitazioni si spinge addirittura fino al mese di novembre.

Talvolta l’anticiclone delle Azzorre si estende verso nord-est fino ad enucleare delle cellule indipendenti con i massimi sull’Europa centrale: con tale situazione l’Italia può venire ad essere interessata da deboli correnti orientali leggermente instabili. Nelle ore più calde della giornata le brezze di mare portano verso le zone appenniniche l’aria umida che, riscaldata dal basso, si solleva portando alla formazione di imponenti masse di nubi cumuliformi che emergendo, con aspetto ribollente, dalla cappa di foschia presente nei bassi strati, danno luogo a rovesci o temporali.

Questi fenomeni, successivamente, si propagano verso ovest, venendo ad interessare in forma solitamente attenuata le zone costiere tirreniche tra le 17 e le 20. Durante la serata il cielo si rasserena completamente e la temperatura risulta più fresca sotto il vento che spira da nord-est.
Autore : Alberto Fortelli