00:00 29 Novembre 2002

Mappa di alcune zone franose a rischio

MeteoLive lo aveva già segnalato l'8 ottobre 2000, pubblicando la lista nera di alcune zone a forte rischio di dissesto idrogeologico. Oggi la situazione appare peggiorata.

Ci si limita alla cronaca, a raccontare come stia franando bene una montagna, ad intervistare la gente evacuata perchè c’è il rischio che la sua casa venga investita da una bella colata detritica, intanto gli interventi restano tali solo sulla carta o vengono dimenticati nei vecchi cassettoni degli uffici comunali; così le montagne si sbriciolano e i fiumi impazziscono perchè non sono messi a regime.

E’ fresca la notizia del movimento franoso di Valestra, (Baiso) sull’Appennino reggiano-modenese da noi puntualmente segnalato l’8 ottobre scorso.

Ripubblichiamo la “lista nera” di alcune tra le situazioni a rischio idrogeologico in Italia, nella speranza che il nostro grido questa volta aiuti a sensibilizzare le autorità competenti:

Frana di S. Cristina e Valestra (RE) nell’appennino reggiano-modenese;

frane nell’area di Mercatale (AR);

dissesti nella zona di Quercianella (LI);

frane delle colline di Bomarzo e Chia (VT);

frana di S. Antonio Morignone (SO) in Valtellina;

frana di Succiso (RE), alto appennino reggiano;

frana di Spriana(SO) e del monte Letè (LC);

dissesti delle colline di Orte (VT) e Bassano in Teverina (VT).

Riportiamo poi “il caso di Ancona” giacchè abbiamo avuto notizia circa un movimento della grave frana che colpì parte della città nel 1982.
Ecco la dinamica di quanto successe allora:

13 dicembre 1982:
Nella tarda serata il versante su cui si estende la periferia settentrionale di Ancona comincia a muoversi. Lungo un fronte di quasi 2 km un’enorme massa di argille e sabbie scende verso il mare, lentamente ma in modo inesorabile. A monte si aprono le lunghe spaccature che delimitano la zona di distacco dell’enorme frana, ai piedi del versante, lambito dal mare, il terreno sembra rigonfiarsi e si sposta in avanti come spinto da gigantesche ruspe: la linea ferroviaria e la strada litoranea vengono deformate e in più punti si interrompono, ormai a ridosso della riva; si spezzano le condutture dell’acqua e del gas.

La luce del giorno rivela prospettive assurde con gruppi di case inclinate in modi opposti; visti da vicino i muri mostrano profonde fenditure, i pavimenti sono ondulati e disarticolati. Il movimento lento ha evitato in questo caso un pesante tributo di vittime, ma i danni sono stati ingenti: oltre 2600 i senzatetto, 280 gli edifici danneggiati e distrutti, gravemente lesionate la linea ferroviaria adriatica, la viabilità locale, le reti idrica e del gas.
Autore : Dott. Geol. Sofia Fabbri