00:00 20 Settembre 2017

I terremoti: come si formano? C’è qualche relazione con le condizioni atmosferiche?

Cerchiamo di capire che cosa scatena il fenomeno forse più distruttivo che la natura può vantare.

In molte aree del nostro Pianeta, compresa purtroppo anche l’Italia, si convive con un rischio sismico più o meno marcato. Questo significa che, in queste zone, la terra è soggetta periodicamente ad oscillazioni e fratture che danno origine ai terremoti, come purtroppo sta accadendo al momento in Messico.

Per riuscire a capire come può originarsi un terremoto, bisogna esaminare la Terra al suo interno. Lo strato superficiale, che ha spessore variabile a seconda della presenza o meno di catene montuose, è chiamato crosta terrestre. La sua copertura è piuttosto uniforme, ma in alcuni punti sono presenti fratture che delimitano autentiche porzioni di crosta, chiamate placche.

Al di sotto della croste terrestre è presente il mantello, formato da roccia fusa e magma. Le placche che delimitano la crosta, avendo una densità assai minore del mantello, tendono a galleggiarci sopra, esattamente come gigantesche zattere.

Al centro del nostro Pianeta, infine, è presente un nucleo solido circondato da metallo fuso in continuo movimento. Da questa analisi molto semplicistica si può già dedurre che la Terra non è un pianeta inerte, ma risente di periodici movimenti dovuti al galleggiamento delle placche sul mantello.Tra una placca e l’altra esistono fratture che vengono chiamate faglie, principali responsabili dei terremoti sul nostro Pianeta.

Come si originano le onde sismiche? Nel corso degli ultimi anni è stata proposta una teoria, che ancora oggi è la più valida. Si tratta della teoria dello slittamento dei filamenti. In poche parole, due placche che si muovono in direzioni contrarie tendono ad accumulare un notevole quantitativo di energia potenziale che si crea dall’attrito che tali placche devono compiere per potersi muovere.

Maggiore è l’attrito, più aumenta lo sforzo per il movimento e di conseguenza aumenta l’energia potenziale accumulata. Lo sforzo può durare anche parecchi anni, se non decenni. Successivamente si arriva al momento x in cui tale energia non può più essere sopportata e da qualche parte si crea una frattura. In questo modo tutta la tensione accumulata nel corso del tempo si libera improvvisamente, facendo letteralmente scuotere il terreno. Ecco il terremoto…

Lunghi periodi di inattività sismica in zone ad alto rischio può significare un accumulo notevole di tensione all’interno delle faglie. Questa in un primo tempo non viene dispersa, ma può disperdersi in un secondo tempo con un terremoto particolarmente distruttivo.

Si possono prevedere i terremoti? Sicuramente si può ipotizzare in una zona ad alto rischio sismico che prima o poi un altro terremoto colpirà quel settore, ma non si potranno mai conoscere l’esatto momento e l’intensità del sisma.

Ci sono relazioni tra le condizioni del tempo e i terremoti? Non esiste una correlazione scientifica tra i terremoti e lo stato del tempo. Di conseguenza la locuzione tempo da terremoto non ha alcun riscontro logico.

Autore : Paolo Bonino