00:00 11 Novembre 2002

Correlazione tra tipi litologici e microclimi

In mancanza di ingenti masse d'acqua, anche vaste distese rocciose possono svolgere una certa azione termoregolatrice

Sono tanti i fattori che concorrono alla formazione di un microclima, dall’esposizione rispetto a correnti di diversa origine all’influenza di grandi masse d’acqua, dalla morfologia del territorio alle interferenze indotte dall’uomo. Tra essi, però, la natura della roccia in posto non trova spesso la dovuta considerazione. Porto ad esempio il caso di Bolzano nella quale si registrano temperature ben più miti del contesto alpino circostante.

E’ risaputo che ciò deriva principalmente da fattori quali la protezione offerta dalla catena alpina ai freddi venti settentrionali e dalla modesta altitudine, ma l’esperienza e le osservazioni personali mi portano ad affermare che la discreta capacità di assorbire il calore solare del porfido (che costituisce buona parte delle pareti rocciose attorno alla città) ha la sua non trascurabile importanza.

Tale influenza è particolarmente evidente dopo i pomeriggi invernali ben soleggiati, molto frequenti in questa zona, e si esplica in un deciso contenimento delle minime notturne. In queste occasioni, scendendo (non in auto, ovviamente!) lungo le ripide strade che attorniano la conca bolzanina, è infatti possibile avvertire correnti d’aria tiepida anche decine di minuti dopo il tramonto proprio in prossimità delle pareti ben esposte a sud.

La roccia in posto, materiale vulcanico effusivo risalente al periodo Permiano (tra 275 e 255 milioni di anni fa), garantisce evidentemente un efficace assorbimento della radiazione incidente ed un lento rilascio dopo il tramonto. Per usare un termine tecnico, si parla di elevata “capacità termica” della roccia, un valore che è circa la metà di quella dell’acqua, elemento quest’ultimo che rimane predominante nel determinare la formazione di un microclima.

Ecco dunque un fattore che contribuisce all’instaurarsi del sorprendente regime termico soprattutto sul versante settentrionale della conca, con distese di fichi d’India (!) che al termine delle annate più calde giungono addirittura a fruttificazione, evento peraltro del tutto ignorato dalla gran parte dei bolzanini.

Importante a questo punto una ulteriore considerazione sul colore della roccia: se trattasi di tonalità chiare (es. calcare o granito), la capacità termica risulterà minore rispetto a rocce più scure (es. basalto). Questo per il principio fisico secondo il quale il colore che i nostri occhi vedono come “bianco” deriva dalla riflessione di tutto lo spettro della radiazione incidente, il nero invece dal suo totale assorbimento.

In virtù del suo colore rosso bruno, il porfido altoatesino è dunque in grado di immagazzinare calore durante le assolate giornate invernali, in occasione delle quali, a differenza delle non lontane località padane, l’alta pressione regala cielo sereno e temperature addirittura piacevoli durante le prime ore del pomeriggio. Le pareti rocciose si trasformano così in veri e propri termosifoni notturni, sulla cui efficacia sarebbe interessante effettuare un dettagliato studio scientifico.

Va precisato che questo tipo di roccia è diffuso in buona parte del Trentino Alto Adige, dove gli esempi di vere e proprie oasi a regime termico submediterraneo sono frequenti, tanto da formare una struttura grossolanamente tabulare della superficie di circa 2000 chilometri quadrati.
Autore : Marco Bonatti