00:00 23 Gennaio 2017

VALANGA in Abruzzo: “facile sparare sull’albergatore dell’hotel Rigopiano”

Manco il tempo di piangere i morti e in Italia partono le polemiche, anche gratuite.

C’è il critico d’arte che parla di neve come se fosse stato una guida alpina, c’è l’editorialista, la firma autorevole di un quotidiano, che è stato una vita con i piedi sotto la scrivania a Roma o a Milano e pensa di sapere tutto di inclinazione di pendii e di valanghe, c’è persino il politico che non è mai andato a sciare in montagna eppure spara sentenze gratuite contro tutti.

Poi è arrivato addirittura il Presidente del Consiglio, la voce istituzionale per eccellenza insieme al Capo dello Stato, eppure lo sentiamo dire che sulla zona non nevicava così da oltre 40 anni e purtroppo i dati alla mano lo smentiscono, ma anche la memoria lo tradisce.

Eppure nel febbraio del 2012 c’era anche lui sotto la neve, quando a Roma ci fu la polemica contro Alemanno che non aveva fatto pulire per tempo città e GRA (grande raccordo anulare).

 

 

Ci sarà stato certamente anche lui mentre tutto il medio Adriatico segnava nuovi record di neve, mentre la Protezione Civile, proprio come oggi, portava generi di prima necessità alle famiglie isolate per i metri di neve, con Urbino che fece registrare un record storico di innevamento.

Per il pericolo di valanghe non è stato consultato un solo esperto, che rimanesse lì costantemente in studio nella TV di Stato ad aggiornare la popolazione sui rischi che andava e va ancora correndo, mentre ampio spazio viene dato a chi di queste cose non capisce assolutamente nulla.

Riguardo all’albergo è evidente che sopra il bosco fitto (elemento protettivo) c’erano pendii piuttosto ripidi, è altrettanto vero che c’era un canalone, così come è vero che chi vede l’albergo pensa che dietro il restyling ci fosse un casolare di montagna degli anni 50 o 60m, ma spesso il pendio molto ripido non è indice automatico di valanghe distruttive, perché la neve NON vi si accumula facilmente e l’azione del vento è in grado di asportare i quantitativi di neve in eccesso, così come il pendio stesso si può scaricare abbastanza facilmente da solo e con gradualità, rispetto ad un pendio meno ripido, dove invece il rischio può essere molto elevato anche al passaggio del singolo escursionista.

Ovvio che poi in certe circostanze il vento può anche accumulare e non asportare: si parla allora di cornici di neve, sospese quasi nel vuoto e pronte a mettersi in moto anche al rumore delle pale di un elicottero.

Lì bisogna capire piuttosto perché non ci fossero barriere antivalanghe, ma prima ancora, sapendo che sarebbe arrivata una tormenta così come mai il vicino comune di Farindola non abbia predisposto le evacuazioni preventiva degli edifici più a rischio, perché del NEVONE in arrivo si sapeva eccome, anche se l’informazione televisiva non è passata come avrebbe dovuto, ma chi vive di montagna queste cose le sa. 

Oltretutto questa non era la prima nevicata in zona: sul primo strato forse si è depositata brina di superficie, forse era presente uno strato debole, sul quale si è depositata questa caterva di neve fresca. Ecco: vedete quanto spunti di riflessione? Eppure in tv subito sentenze sull’albergatore, che certamente ha rischiato costruendo là sotto, ma girando per le Alpi quanti alberghi ci sono a rischio come quello? Ve lo dico io, DECINE! 

Dunque non sarà il primo né l’ultimo ad intraprendere un’impresa rischiosa e oltretutto viene da dire: chi gli ha concesso di costruire proprio lì? A quanti altri viene concesso di costruire dove non si dovrebbe? Chi è senza peccato scagli la prima pietra…

 

Autore : Alessio Grosso