00:00 12 Settembre 2017

MORIRE per un po’ di pioggia non è accettabile!

In Italia manca una presa di coscienza ambientale.

Nel nostro Paese tutti sanno tutto del tempo o pensano di sapere tutto. Controllano la situazione con i telefonini e sono sempre informatissimi su dove e quando pioverà, ma capire quanto pioverà, perchè e che conseguenze potrebbe avere sulla vita personale è interesse di pochi.

Fa niente se l’allerta è arancione e non rossa, non cambia nulla. Una volta non c’erano i colori, si stava attenti con gli occhi al cielo e se pioveva vicino ad un torrente e pioveva a scroscio si dormiva con un occhio chiuso e uno aperto, soprattutto dopo un lungo periodo di siccità.

Si moriva lo stesso per carità, ma c’era meno superficialità, anche se c’era meno informazione e teoricamente meno mezzi a disposizione per farsi una cultura scientifica.

Oggi che Internet ci concede tutto per imparare, che c’è un’offerta di libri di divulgazione debordante, nessuno ha voglia di approfondire, ci si fida della tv, che però non dedica nulla alla prevenzione.
Negli Stati Uniti hanno evacuato intere città senza fare troppe storie, tutti o quasi erano consapevoli del grave rischio che correvano, pochi sono stati i presuntuosi che non hanno lasciato casa. Qui sarebbe stato il caos! Già ci si arrabbia se la regione emette un’allerta alta e poi non piove, si grida allo scandalo se ne lancia una troppo bassa e diluvia. Nessuno capisce che non è una scienza esatta, ciascuno ha sempre voglia solo ed esclusivamente di far polemica.

Invece che dedicare fiumi di parole inutili alla politica, alla cronaca nera, la tv di Stato dedichi ogni sera 15 minuti di telegiornale ad informare la popolazione sui rischi ambientali che si corrono in Italia e sono tantissimi: sul terremoto, sulle mareggiate, sui nubifragi, sui tornado, su come comportarsi in auto quando piove, sul comportamento da tenere in montagna sulla neve in inverno, o durante gli incendi.

Qualche parola di buon senso arriva dagli esperti che vengono chiamati dopo le tragedie. Un minuto e nulla più, torna tutto come prima. Non si può dedicare alla natura scatenata i ritagli del nostro tempo, perché con la natura non si scherza.
La vita è già troppo difficile per soffermarci a capire cosa e perché cade dal cielo?

Beh, io dico che non si può morire per l’esondazione di un fiume a settembre, dopo un nubifragio che scarica 200mm d’acqua, è imperdonabile, così come lo è chi ostruisce il normale corso dei fiumi, chi ne ostruisce gli alvei, chi li considera delle fogne o delle discariche a cielo aperto. Intanto ci sono famiglie distrutte, un dolore che non passerà per anni, mentre la vita continua e presto per gli altri, per tutti gli altri, la tragedia di Livorno fra meno di un mese sarà già completamente dimenticata.

Di chi è la colpa? Un po’ della nostra negligenza, molta dello Stato e dei politici, che non aspettano altro che un nubifragio metta KO una città per rimpallarsi le responsabilità mentre la gente crepa. E intanto si continuerà a morire, scioccamente, per un temporale, chiamando la natura assassina e appellandosi al colore di un’allerta, senza sapere che il meteorologo non è un indovino.

Autore : Alessio Grosso