00:00 15 Gennaio 2014

Le conseguenze di un inverno mancato…

Speriamo che febbraio ci restituisca un po' di inverno vero, ma se così non fosse cosa rischieremmo?

Premesso che non esiste una regola fissa, una stagione invernale travestita d’autunno, può comportare una serie di problemi, che vanno però interpretati alla luce di quanto ha determinato la latitanza della stagione fredda.

L’inverno sta facendo flop per un vortice polare troppo compatto, in una stagione in cui al Polo il freddo si fa sentire in realtà dalla fine dell’estate scorsa. La compattezza è derivata dall’estremo riscaldamento stratosferico avvenuto all’inizio del dicembre, che sta condizionando ancora oggi le sorti della stagione.

Quella immensa massa gelida ha trovato una parziale valvola di sfogo solo tra Canada e States, ma ne resta ancora molto da smaltire e questo dovrà necessariamente avvenire con scambi meridiani tra latitudini.

Se la cosa non avverrà a breve, potrà verificarsi certamente tra marzo ed aprile, durante la fase di smembramento del vortice polare stesso, cioè nella stagione primaverile che, non necessariamente in Italia, ma in alcune zone d’Europa, dell’Asia o dell’America, risulterà certamente capricciosa e più fredda del normale.

Poniamo però che l’Italia ne rimanga estranea e conosca altresì una primavera altrettanto mite. Ne deriverebbe l’ulteriore riscaldamento di un Mediterraneo già tiepido con potenziali conseguenze alluvionali e con temporali marittimi anche quando risultano poco frequenti, cioè nel periodo primaverile e nella prima parte dell’estate.

La statistica per la verità non offre spunti interessanti rispetto alle conseguenze primaveril-estive di una stagione invernale sottotono, ma la preoccupazione nasce dal fatto che non veniamo da un periodo piatto, in cui il raffreddamento poteva almeno derivare dalle calme atmosferiche e dalle inversioni termiche, ma da un dinamismo continuo e di tipo mite.

L’estate quasi sicuramente invece non tradirà le aspettative ed anzi, con un mare più caldo del normale, (sempre che nulla cambi nel frattempo) potremo sperimentare in anticipo ondate di caldo in grado di coinvolgere anche le coste. Inoltre i grandi nubifragi di matrice marittima dalla seconda parte della stagione estiva in poi diverrebbero ancora più "cattivi" del solito con le classiche conseguenze alluvionali sul territorio, potenzialmente ancora più gravi che negli ultimi anni.

Del resto il riscaldamento nell’area mediterranea è sotto gli occhi di tutti e un inverno autunnale è proprio quanto di peggio si possa sperimentare per peggiorare la situazione. Qualche nota positiva: il grande innevamento dei ghiacciai, per loro un sospiro di sollievo, il fatto che in fondo un riscatto invernale si potrebbe ancora sperimentare in febbraio e in parte anche in marzo, l’impossibilità concreta di prevedere con così largo anticipo l’andamento di tutta una stagione, se non attraverso le considerazioni generali espresse. 

Le variabili sono tante insomma e aggiungo per fortuna… 

 

Autore : Alessio Grosso