00:00 10 Febbraio 2012

La paura della NEVE

Lo psicodramma della neve.

La colpa è sicuramente dei media che instillano in ciascuno di noi o provano a farlo il terrore della natura, delle sue manifestazioni. L’uomo è sempre più immerso in una vita artificiale, viziato, iperprotetto, fragile, lamentoso. Nell’era dei suv si è scoperto nudo di fronte alla furia degli elementi, perso.

Eppure l’Italia ha tutto quel che serve per imparare a diventare bravi uomini di mare, di montagna, di pianura, è una palestra naturale che dovrebbe consentirci di affrontare ogni situazione con oculatezza, senza farla diventare un dramma. Invece ad ogni temporale, ad ogni nevicata è come se arrivasse una punizione divina. E la polemica cavalca il malcontento popolare per inscenare un teatrino politico da asilo mariuccia, dove anche la neve serve a far scivolare l’avversario e a fargli perdere la poltrona. Cerchiamo di rifuggire da tutto questo.

Nevica? Per un giorno o due faremo cose diverse. Non ci metteremo sul GRA con l’idea di arrivare al lavoro come durante un giorno normale, non faremo le scorte al supermercato come se stesse per scoppiare una guerra. Se nei borghi dell’Appennino è doveroso organizzarsi in anticipo, senza che i medicinali o il cibo sia costretta a portarteli la Protezione Civile, in città, nel luogo più sicuro al mondo, anche se per un giorno o due rinunciamo a qualcosa non muore nessuno. "Ho i piedi freddi, prima o poi uno si innervosisce" sentenziava un cinquantenne romano durante il primo evento nevoso ai microfoni della Rai.

Se fosse vera e non un siparietto concordato con la giornalista, ci sarebbe di che preoccuparsi. Cerchiamo di voler bene a questa neve, quell’amore che traspare anche dal volto di Papa Giovanni Paolo II in mezzo alle nevi eterne che rispolveriamo dall’album dei ricordi. Insegniamo ai nostri bambini a giocarci nei parchi, non solo a vederla unicamente come elemento utile allo sci. Sono ancora troppo vuoti i parchi cittadini del nord quando nevica, in questo senso Roma ha molto da insegnare a Milano. Una volta la gara a palle di neve era una consuetudine, oggi la neve sembra non interessare più. 

Da oltre 10 giorni a Milano c’è neve al suolo, eppure i bambini sono tutti in casa, anche se le giornate sono relativamente più lunghe. Sono figli del loro tempo, di genitori che hanno troppa paura del freddo. "Non siamo attrezzati e le bambine restano in casa" mi ha sussurrato un cameriere al ristorante. Vero, l’abbigliamento invernale forse costa, ma un paio di guanti e un maglione in più basteranno per mettersi in contatto con il mondo, quello vero.
 

Autore : Alessio Grosso