00:00 22 Giugno 2017

L’incendio in Portogallo: colpa dell’uomo e di un piromane naturale…

Nella spaventosa serie di incendi che ha colpito il Portogallo, le responsabilità dell’uomo sono enormi, ma il riscaldamento globale non c’entra, bensì un inatteso complice e piromane: l’eucalipto.

Negli ultimi giorni il Portogallo ha vissuto una delle più grandi tragedie della sua storia recente, con una serie di incendi che stanno devastando le aree collinari e montane delle regioni centro-settentrionali del paese.

Solo nel 1966 si ebbe un evento paragonabile, che mandò in fumo oltre 25 kmq di macchia mediterranea, a poche decine di km da Lisbona, ma strappando alla vita ben 26 persone. L’evento attuale, sia per estensione che per numero di vittime, è decisamente più importante e degno di approfondimento.

Nulla da dire sulle elevate temperature che stanno fiaccando la penisola iberica da almeno due settimane, con punte di 40°C nelle zone interne, così come il periodo siccitoso che ormai va avanti da oltre due mesi. Se a questi fattori si aggiunge il vento, onnipresente per tutto l’anno nella regione, le probabili scariche elettriche di qualche spunto temporalesco, il micidiale mix favorevole agli incendi è purtroppo quasi completo.

Nell’incendio del ’66, oltre alle vittime umane, fu la macchia mediterranea a pagarne le conseguenze, ma questa volta lo scenario è diverso. Questo perché la macchia mediterranea, soprattutto nel centro-nord del paese, ha lasciato il posto ad estese foreste di eucalipto, utilizzate prevalentemente per la produzione della carta.

Come evidenziato da un’interrogazione al parlamento europeo del 9 aprile 2010, la scomparsa progressiva della flora autoctona, non solo portava ad una riduzione drastica della biodiversità e sostenibilità ambientale, ma anche una serie di rischi connessi e derivati da non sottovalutare, come l’inaridimento dei suoli e la scomparsa delle specie autoctone.

Tra i rischi più evidenti ci sono inoltre le “cattive abitudini”, se così si possono definire, dell’eucalipto, una pianta, come noto, originaria dell’Australia, e conosciuta per la produzione di essenze aromatiche e di un ottimo miele. In Australia ne vivono più di 700 specie diverse, e nelle foreste più antiche alcuni esemplari raggiungono e superano gli 80 metri di altezza e i 15 m di circonferenza. 

Nel mondo furono esportati e coltivati per la rapidità di crescita, ma soprattutto per la loro grande “sete” che li porta a comportarsi come vere e proprie “idrovore” naturali. Per questo motivo in Italia sono molto diffuse in aree pianeggianti che hanno subito degli interventi di bonifica: Maremma, Agro Pontino, Piana del Sele, Piana di Sibari, Metapontino, Tavoliere delle Puglie, ecc.    

Ma l’eucalipto si porta dietro una serie di adattamenti e “comportamenti” molto pericolosi, da essere paragonate ad un vero e proprio piromane! Oltre a seccare il suolo, le piante di eucalipto producono delle sostanze resinose e degli oli volatili, altamente infiammabili, in grande quantità. Le foglie tendono a seccarsi rapidamente e a creare condizioni ideali per gli incendi.

Pare che la pianta, con i suoi adattamenti, tenda proprio a favorire gli incendi, allo scopo di sbaragliare la concorrenza delle altre piante e per fertilizzare i terreni. I semi, molto duri e longevi,  sono protetti in capsule resistenti alle fiamme e alle alte temperature, così da germinare solo se il terreno è attraversato dal fuoco, così come accade per poche altre specie tipiche delle zone steppose e semidesertiche dell’Australia.

Persino la corteccia, che prende fuoco facilmente per via dei depositi resinosi, resiste alle fiamme proprio in virtù della creazione di uno strato carbonizzato, ma solo a livello superficiale, un po’ come avviene per lo strato di sughero di altre piante. A questo si accompagna un’elevata e rapida rigenerazione dei rami e delle foglie, proprio dai tronchi semi-bruciati.

Gli effetti protettivi si manifestano anche nei confronti dei parassiti e degli erbivori che, in questo modo, vengono tenuti sotto controllo.

L’elevato tasso di composti infiammabili, presenti nelle varie parti della pianta, garantisce inoltre una persistenza del fuoco anche durante i temporali, ovvero in presenza di acqua, sia per le elevate temperature che si raggiungono, che per l’insolubilità di queste nel liquido acquoso.

Tutti questi vantaggi evolutivi fanno delle varie specie di eucalipto, non solo delle piante adattate al fuoco, ma evolute in modo tale da controllarlo, finanche a provocarlo, una sorta di piromani in veste vegetale.

Negli ultimi anni si sta inoltre diffondendo un feroce parassita dell’eucalipto, noto volgarmente come Psilla Lerp, che sta progressivamente decimando le piante di eucalipto in giro per il mondo, Italia compresa. Nell’Agro Pontino si parla di punte del 40-50%, con gravi danni per il settore dell’apicoltura e, strano a dirsi, per il turismo balneare, allorché molti campeggi sono spesso ombreggiati da eucalipti, piuttosto che da altre piante nostrane.

Gli eucalipti morti sono purtroppo un’ulteriore elevata fonte di rischio per gli incendi, oltre ad essere pericolosi per la loro scarsa stabilità in presenza di vento forte.

In definitiva la tragedia poteva verificarsi comunque, ma il fatto che l’uomo, con il suo “lungimirante” modo di trattare la natura, abbia convertito aree naturali ed in equilibrio pedo-climatico, in un supermarket per la pasta di cellulosa, la dice lunga sulle sue capacità gestionali in termini di sostenibilità ambientale.
 
 

Autore : Giuseppe Tito