L’anticiclone scandinavo in piena estate: conseguenze per L’INVERNO italiano?
Se ne sta parlando molto.
Qualcosa è cambiato dopo l’irruzione fredda dei primi di marzo.
Lo schema barico tradizionale sul Continente ha riproposto una primavera sufficientemente piovosa anche nel Mediterraneo.
Proprio il risveglio delle grandi correnti atlantiche pare abbia contribuito a resuscitare l’anticiclone delle Azzorre, che ha impedito che le temperature schizzassero rapidamente su valori estremi, come sovente accaduto nelle estati più recenti.
Ha comunque colpito la mancanza di scambi meridiani di calore rilevanti dalla fine dell’inverno ad oggi sul Continente.
Così come sta colpendo molto la presenza, oseremmo dire radicata, dell’anticiclone scandinavo, certamente non la norma in questo periodo dell’anno sulla regione. Tutto questo naturalmente porta ad una deviazione verso sud delle correnti atlantiche e alla tendenza allo sfondamento dei fronti temporaleschi su parte del nostro Paese, senza che peraltro la stagione vada veramente in crisi, ma con disturbi che non possono passare inosservati.
Ora ci si chiede: considerato che in meteorologia vige la legge della persistenza, la presenza dell’anticiclone scandinavo non potrà persistere o riproporsi frequentemente, favorendo una stagione autunnale instabile nel Mediterraneo e un inverno esposto ai rientri freddi da est anche alle nostre latitudini?
Qualche segnale nelle proiezioni stagionali effettivamente in tal senso si nota, ma è decisamente prematuro sbilanciarsi a delineare un simile scenario.
Si può dire invece un’altra cosa: poiché stentano gli scambi meridiani di calore e in qualche modo la natura deve compensare questo squilibrio, non sarà proprio una corrente da est nel semestre freddo a tornare a dettar legge, magari in sinergia con l’Atlantico?
Per trovare anche una parvenza di credibilità però queste affermazioni dovranno confrontarsi con lo schema barico che si osserverà all’inizio dell’autunno, come dire che, se non rose…
Autore : Alessio Grosso