00:00 27 Novembre 2018

I LIMITI della previsione del tempo: sarà il solito INVERNO mite?

Molti forse non sanno che...

Ci si chiede spesso quale sia il limite della predicibilità, fino a che punto sia giusto spingersi con le previsioni.

Il limite di predicibilità con l’affinamento delle tecniche previsionali è cresciuto mediamente sino a 7-8 giorni, anche qualcosa in più nelle situazioni meteorologiche più statiche, ad esempio quando a governare il tempo ci pensa l’alta pressione.

Purtroppo lo stato iniziale non può essere determinato completamente e compaiono delle discrepanze tra lo stato iniziale reale e quello stimato come base di partenza della previsione. Il modello non è un essere pensante e non può sapere se vi siano o meno degli errori di inizializzazione, per cui fa evolvere tutto secondo le equazioni dell’atmosfera.

Nel processo gli errori diventano gradualmente così grossolani da rendere assolutamente fantasiosa la previsione. Quando il meteorologo intuisce che si sta per perdere il legame con la realtà dovrebbe affermare: "qui si è raggiunto il limite di predicibilità".

In quel momento entra in gioco la statistica, che non serve assolutamente a nulla, è tempo…perso. La cosa può essere invece di un certo interesse se si parla di SIMULAZIONI perchè l’obiettivo diventa quello di simulare la configurazione media del clima.

C’è però un distinguo da fare. Il limite di predicibilità dell’oceano è molto più lungo, arriva sino a 10-12 mesi. Questo perchè rispetto all’atmosfera, l’oceano ha tempi di evoluzione e decadimento molto più lenti.

Di conseguenza anche l’evoluzione degli errori sarà più contenuta e dunque il limite di predicibilità si potrà spingere più avanti. L’atmosfera risponde localmente alle temperature superficiali determinando le circolazioni tropicali, su tutte quella di Walker, fino ad espandersi a livello globale attraverso le teleconnessioni.

Infatti è risaputo che il fenomeno dell’ENSO riesca in qualche modo ad influenzare il tempo dell’Europa, ma anche qui occorre essere più precisi. Innanzitutto le risposte europee di Nino e Nina si hanno solo in caso di episodi di grande rilevanza. In realtà per noi è molto più rilevante l’effetto dell’oscillazione nord-atlantica e più in generale il comportamento del vortice polare sia in stratosfera che in troposfera.

Cosa ne sarà pertanto dell’inverno italico quest’anno è difficile dirlo; si nota certamente una minore esuberanza del vortice polare stratosferico, che dunque dovrebbe lasciare in pace quello troposferico: meno violenza nel fiume d’aria che ci arriva da OVEST e più occasioni favorevoli alle invernate, anticicloni permettendo. 

L’azione del vortice polare attualmente viene giudicata CONFUSA, CONTRADDITTORIA, come un motore ingolfato che procede a sobbalzi: resta da capire se riuscirà a carburare durante il mese di dicembre, rendendo la fase iniziale della stagione mite anche se magari a tratti anche piovosa, oppure se subirà una CRISI tale da favorire una stagione molto più votata alle irruzioni FREDDE e agli eventuali episodi NEVOSI.

La buona notizia per chi si aspetta un inverno con i fiocchi è che la stagione si mostra oggi più che mai lontana dall’essere stata inquadrata; insomma è ancora il caos che governa, basta dare un’occhiata ai vari indici per accorgersene, avremo insomma ancora molti articoli da scrivere per capire meglio come potrà evolvere.

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Autore : Alessio Grosso