00:00 15 Gennaio 2004

Come è cambiato l’anno meteorologico italiano? Perchè l’inverno si è inceppato?

Alcune considerazioni sul cambiamento climatico in atto nel Mediterraneo.

Primavere sempre più avare di precipitazioni e sempre più fotocopia di un’estate precoce, estati più instabili ma con ondate di caldo eccezionalmente intense, autunni più piovosi su molte regioni con episodi alluvionali, inverni spesso siccitosi, segnatamente al nord, con pochissima neve sulle Alpi ma con fenomeni nevosi talora abbondanti sui versanti adriatici dell’Appennino; brevi ondate di freddo alternate a lunghe fasi miti. Nebbie drasticamente ridotte in Valpadana.

Naturalmente non sono mancate rare eccezioni, (nevicate abbondanti al nord e sulle Alpi, scarso innevamento sull’Appennino) che però non hanno fatto altro che confermare la regola di un cambiamento climatico ormai palese.

Abbiamo già parlato in altri articoli dell’importante ruolo che riveste la Nao, l’oscillazione nord-atlantica della pressione che regola la distribuzione dei centri barici.
E’ dunque appena il caso di ricordare che una prevalenza di oscillazioni positive porti con sè per l’Italia lunghe fasi asciutte, giacchè l’approfondimento del Ciclone d’Islanda rinvigorisce anche l’anticiclone delle Azzorre che così sbarra la strada del Mediterraneo alle perturbazioni atlantiche.

L’oscillazione positiva è risultata prevalente in inverno negli ultimi vent’anni rispetto a quella negativa; questo spiega il minor apporto di precipitazioni sul nostro Paese.

In estate è diventato protagonista sull’Italia l’anticiclone africano che sempre più spesso tende ad invadere il Mediterraneo.
Nello stesso tempo l’assenza dell’Anticiclone delle Azzorre, consente alle perturbazioni di raggiungere più spesso l’Italia, specie se sul nord Europa si forma un anticiclone bloccante. In queste circostanze le perturbazioni sono costrette a seguire una via molto più meridionale rendendo la nostra estate più instabile.

In ogni caso le ondate di caldo influiscono sul riscaldamento del Mediterraneo e durante l’autunno proprio quel surplus di energia va ad esaltare i fronti perturbati in arrivo dall’Atlantico: da qui un aumento degli episodi alluvionali sul nostro Paese, segnatamente sul nord-ovest.

Eccoci però all’inverno e alla puntuale attenuazione o scomparsa delle precipitazioni.
Perchè allora non nevica più d’inverno sulle Alpi?

Tralasciando per un attimo le conseguenze di una diminuzione drastica della salinità oceanica e quindi il possibile inceppamento della Corrente del Golfo, concentriamoci per un instante sulle recenti simulazioni effettuate al computer dai centri meteorologici americani.
Tali simulazioni hanno ravvisato un anomalo riscaldamento dei primi strati dell’atmosfera e un conseguente raffreddamento della stratosfera.
In questo modo nel vortice polare (centrato sul Polo Nord) si verificherebbe quel calo pressorio che andrebbe poi a trasmettersi al ciclone d’Islanda con il risultato di intensificarlo.

E noi cosa c’entriamo?
Lo abbiamo detto all’inizio: più profondo è il ciclone islandese, più forte e protesa verso nord-est sarà l’anticiclone delle Azzorre con il risultato di bloccare l’avanzata verso l’Italia delle perturbazioni e dunque lasciandoci a secco!

Ma perchè avviene quel riscaldamento? E’ tutta colpa dell’effetto serra? E’ un meccanismo naturale? Lo scioglimento dei ghiacci bloccherà la Corrente del Golfo? Forse moriremo senza trovare una risposta a tutti questi perchè, forse le future generazioni ne sapranno qualcosa di più ed assisteranno ad una nuova glaciazione.

I freddofili del 2000 non sono stati fortunati. Dice un proverbio cinese: “ringrazia il Cielo se ti concede di vivere in un periodo interessante”, riprova, magari nella prossima vita sarai più fortunato…
Autore : Alessio Grosso