00:00 28 Agosto 2013

Clima: perchè le temperature globali hanno smesso di crescere?

Alcune considerazioni che potrebbero tornare utili ad inquadrare meglio l'argomento.

Innanzitutto dobbiamo stabilire se veramente le temperature globali si sono stabilizzate. Questo passaggio non è affatto banale, perchè se invece ci facciamo troppo coinvolgere dall’attuale dibattito pubblico sui cambiamenti climatici, sempre presente, sempre acceso, a volte inutile, le cose rischierebbero di complicarsi e confondersi, fino quasi a perdere la loro vera dimensione.

Come in questo caso. C’è infatti chi prende in considerazione gli ultimi undici anni di temperature, per fare in modo di calcolare una regressione lineare leggermente negativa (trend in diminuzione), chi considera invece gli ultimi quindici anni per far sì che la regressione lineare appaia positiva (trend in aumento) e via dicendo. Ma siccome a volte anche nella scienza, così come nella vita, può essere più utile considerare la sostanza piuttosto che il dettaglio, credo che in questo caso si possa parlare, con verosimile sicurezza, di fase di stazionarietà del global warming che perdura da almeno dodici anni.
E non è poco.

Ci troviamo quindi alle prese con dati scientifici nuovi, apparentemente inaspettati, che vanno a modificare la dinamica stessa del riscaldamento globale, la quale appare ora, in base ai dati più recenti e affidabili, rappresentata da una fase di crescita decisa della durata di circa venticinque anni, intercalata a fasi di plateau.
 
Subito allora un appunto di carattere generale. Questo tipo di dinamica (curva che cresce per poi raggiungere una stazionarietà) è ben conosciuto negli ambiti scientifici (dinamica di processo non lineare) e in particolare in biologia. Può corrispondere per esempio all’evoluzione dello stato di un ecosistema in equilibrio dinamico che viene sottoposto ad una perturbazione. Il sistema reagisce alla perturbazione in base alle sue caratteristiche di resistenza e resilienza (bassa in questo caso) per poi riassestarsi in una posizione di equilibrio diversa (nuovo plateau).
Lo stesso tipo di dinamica, in determinati contesti, può anche riguardare fenomeni diversi, come lo sviluppo di una colonia batterica, la crescita di una popolazione o, in economia, la collocazione di un prodotto nel mercato; in ecologia lo stesso tipo di curva esprime anche l’importante concetto di capacità portante.
 
Non so quanto questo possa servire alla problematica del riscaldamento globale, ma è sempre meglio conoscere una cosa in più che una in meno e sapere che comunque, le varie scienze non galileiane (evolutive) possono presentare interessanti similitudini nelle metodologie di approccio.
 
Ma torniamo alle temperature che hanno smesso di crescere. Qual è la causa? Forse l’unica cosa quasi certa (altamente probabile) è che le cause possano essere molteplici. Naturalmente si considerano diverse ipotesi. La teoria dominante si difende affermando che il quadro generale, benchè non previsto nei dettagli dai modelli, possa essere comunque coerente.

Non si esclude infatti l’esistenza di altri fattori, anche naturali (attività solare, oscillazione degli indici climatici, areosol), che agendo in sinergia, potrebbero concorrere a mascherare, almeno temporaneamente, gli effetti a lungo termine causati dai gas serra. Inserite in questo tipo di approccio, troverebbero collocazione anche le ipotesi del temporaneo immagazzinamento del calore in eccesso operato dagli oceani o dell’aumentato effetto "dimming" causato da una recrudescenza del rilascio di areosol in atmosfera in seguito alle recenti rivoluzioni industriali in corso nei paesi asiatici emergenti.
 

Altre ipotesi, non certo peregrine, stanno invece cercando di riconsiderare e rivalutare il ruolo non secondario delle variazioni dell’attività solare e dei raggi cosmici.
C’è poi un altro fattore, poco menzionato ma che sembra possa avere ripercussioni sulle dinamiche climatiche e su cui si potrebbe concentrare parte della ricerca. Studi relativamente recenti avrebbero evidenziato una dinamica del tutto sovrapponibile a quella del global warming, relativa al contenuto di vapore acqueo nella stratosfera, che come sappiamo, a differenza della troposfera, si è invece raffreddata negli ultimi decenni.
 
Secondo i dati dei ricercatori americani, la concentrazione del vapore acqueo sarebbe aumentata nella bassa stratosfera dal 1980 fino intorno all’anno 2000, per poi diminuire abbastanza bruscamente e inaspettatamente di circa il 10% proprio negli ultimi dodici anni.
La correlazione in questo caso sembra evidente, così come è evidente la correlazione tra raffreddamento della stratosfera e riscaldamento dei bassi strati, anche se, come sempre, nello studio dei sistemi complessi diventa sempre difficile riconoscere e distinguere la causa dall’effetto.
Quindi chi si aspettava una risposta definitiva alla domanda da un milione di dollari, alla fine rimarrà deluso. Ma la scienza è anche questa e dobbiamo cominciare a capirlo, magari di questo ne parleremo in futuro cercando di approfondire meglio il discorso.
 
 

Autore : Fabio Vomiero