00:00 1 Marzo 2001

Al tramonto di un inverno…

Uno struggente e commovente articolo di Carlo Miletto

Neanche il tempo di assaporarlo, e già questo scorcio d’inverno se ne va via, quasi a volerci dire “ringraziatemi per essermi concesso a voi, ora il tempo è scaduto”, come una donna sognata, amata e attesa per anni, che il giorno prima di sposarsi, in segreto ti concede un suo dolce bacio.

“Sarò con voi ancora un paio di giorni” -ci ricordano le nuvole a pecorella che scendono giù dalla valle del Rodano- “e poi andrò via”; ma ciò che più fa male in questo addio è il timore che questo inverno sia l’ ultimo, che le immagini di queste città di pianura imbiancate divengano un pezzo da collezione, una testimonianza da portare ai nostri figli un domani, quando racconteremo loro che la neve, un giorno, imbiancava anche il porto di Genova, le dolci colline toscane, i poetici canali di Venezia, fino alle rudi isole Eolie.

E così la gioia infantile nel correre alla tv riempiendosi gli occhi di quanti più posti possibili in cui era caduta la neve, l’ emozione di trovare nel nostro amato forum tanti racconti simili ma diversi in cui si esclamava “FINALMENTE E’ ARRIVATA ,ANCHE QUI DA ME!!”,la gioia di raccontare in diretta i precipitosi crolli di temperatura, attacati ai decimi della propia centralina nuova di zecca, ormai lasciano il posto all’ amarezza, vedendo sul vicino Altantico,e ormai alle porte del Mediterraneo, l’inesorabile cavalcata della “primavera”, o meglio di un nuovo autunno.

Perchè una volta questi mesi erano diversi: c’era Gennaio che portava tanta neve, Febbraio in cui il cielo era talmente blu che sembrava si potessero vedere le stelle, e poi Marzo, che si considerava un po’ pazzo, quando le miti correnti atlantiche irrompevano miti e fulminee nel gelo siberiano, come frecce che a poco a poco scacciavano l’Orso dalle nostre regioni, inducendolo a tornare in letargo nella propria tana, per poi ritornare di nuovo, puntuale, l’inverno successivo.

Oggi ci tocca ringraziare il “cielo” per averci concesso tre-quattro giorni di “inverno”, e si ha quasi paura di lamentarsene, come un mendicante che elemosina quattro spiccioli da un sovrano, e deve fingere in cuor suo di essere felice, per non rischiare di perdere, la volta successiva, anche quella misera carità.

Ma intanto dentro si sta male, perchè ciò che addolcisce il cuore non è ciò che si ha, ma ciò che si sogna di poter avere in futuro: e oggi qualcuno ha deciso di toglierci proprio questo, la gioia di schiacciare il naso sui gelidi vetri della finestra, alzare gli occhi al cielo, e sognare che, prima o poi, la Dama Bianca torni anche quest’ anno, puntuale, a trovarci.
Autore : Carlo Miletto