Perturbazione atlantica, africana o afro-mediterranea: cosa vuol dire? Che differenze ci sono per l’Italia?
Da dove provengono le minacce maggiori per la Penisola e chi ci dà una mano nelle situazioni più siccitose.
Nei vari bollettini meteo che ascoltiamo o leggiamo, sentiamo spesso diversi appellativi appioppati alla perturbazione di turno che sta per investire l’Italia. Che significato hanno esattamente queste classificazioni?
Come si sa, una perturbazione non è altro che un esteso ammasso nuvoloso che può portare fenomeni di tutti i tipi: vento, pioggia, temporale, neve, grandine ecc… Si origina quando vengono a contrasto delle masse d’aria dalle caratteristiche diverse, in genere una calda e umida ed una fredda e secca. Non è sempre così ma adottiamo per comodità questa semplificazione.
In base al luogo dove ha avuto origine questo scontro, nasce l’appellativo. Per i 3 nomi presi in esame, ci sono ovviamente delle caratteristiche simili ma anche delle sostanziali differenze, vediamole più in dettaglio.
PERTURBAZIONE ATLANTICA: l’Oceano Atlantico, con le sue estese acque ed i contrasti termici è una fucina instancabile di sistemi nuvolosi. È anche la dimora preferita della depressione d’Islanda, quel ciclone extra-tropicale permanente che sforna costantemente perturbazioni per l’Europa. A causa delle posizioni anomale degli anticicloni negli ultimi anni, questi fronti sono sempre più rari sull’Italia. Le perturbazioni atlantiche, per regolarità con cui ci interessavano negli anni 70-80, facilitavano il compito dei meteorologi. Generalmente sono precedute da correnti di Scirocco o Libeccio (SE, S o SW) e da velature sempre più compatte. In vicinanza dei rilievi, a volte innescano anche dei temporali pre-frontali. Seguono poi le precipitazioni più o meno intense, i temporali e i rovesci (quando transita la parte più fredda), quindi i venti dai quadranti settentrionali e le schiarite. Nella maggior parte dei casi non causano fenomeni violenti, a meno che non ci si metta un anticiclone sui Balcani a bloccarne il normale transito verso est. Ai giorni nostri, sono diventate sempre più irregolari e difficili da prevedere: spesso i fronti vengono fatti a pezzi da alte pressioni tenaci e arrivano sfiancati sulla Penisola. Negli ultimi anni prediligono le latitudini superiori al 50-esimo parallelo nord.
PERTURBAZIONE AFRICANA: l’aria fredda a volte può spingersi fin nel cuore del deserto del Sahara, fino a scontrarsi con l’aria più calda presente in luogo o con la corrente a getto sub-tropicale, un grande fiume d’aria che scorre spesso in prossimità del 30-esimo parallelo. Nascono delle perturbazioni non molto potenti che risalgono la Penisola partendo dalle Isole Maggiori. Gli effetti principali sono delle precipitazioni di moderata intensità quasi costanti e si avvertono in prevalenza sui versanti tirrenici. A volte sono molto attive anche sul Nord Italia ma in linea di massima è sul Sud che possono portare anche a situazioni alluvionali. Quando il mare è ancora ben caldo come in autunno, attraversando il Mar di Sicilia, il Canale di Sardegna e il Tirreno, hanno modo di caricarsi di molta umidità che riversano sotto forma di copiose piogge. Inoltre, possono far insorgere correnti di Scirocco molto tese che trasportano nell’aria (e quindi anche nei fenomeni) grandi quantità di polveri del deserto, dando al cielo la tipica colorazione giallo-arancione che fa pensare ai paesaggi del pianeta Marte… La difficoltà nel valutarne l’entità sta nel fatto che purtroppo non disponiamo di molte stazioni per il rilevamento dei dati nelle zone di partenza di questi sistemi nuvolosi.
PERTURBAZIONE AFRO-MEDITERRANEA: è il vero tormentone della serie, un ibrido che ha origine in Africa ma poi riceve un ingente contributo nel Mediterraneo, il 90% dei casi nel tratto di mare fra le Baleari e la Sardegna. Il Mare nostrum è sempre piuttosto caldo (in media 4° in più del vicino Atlantico) e in certe stagioni può ingrandire i fronti a dismisura, caricandoli di piogge di tipo “monsonico”. Anche questo tipo di peggioramento, come i precedenti instaura correnti meridionali caldo-umide che, in presenza di situazioni di stallo più ad est, si rivelano alluvionali per le regioni di nord-ovest e la Prealpi, dove la particolare orografia esalta i fenomeni. Negli ultimi anni, sono state proprio queste perturbazioni a salvare la stagione e bilanciare i conti pluviometrici sull’Italia, vista la latitanza dell’Atlantico. Le grandi incognite per il revisore sono legate al fatto che spesso è difficile stimare correttamente il contributo del Mediterraneo.
Autore : Simone Maio