00:00 23 Luglio 2003

Perché i temporali estivi sono più frequenti in montagna?

Spesso nel fare le previsioni del tempo per una giornata estiva si sente parlare di possibili acquazzoni pomeridiani sui rilievi. Perché invece in pianura e sulla costa spesso il sole continua a dominare?

L’atmosfera sopra le nostre teste è “stratificata”, ossia la sua temperatura scende lentamente con l’aumentare della quota fino a circa 10-12 km di altezza (in media circa 6-7°C per chilometro); ad esempio in una situazione tipicamente estiva possiamo avere valori di questo tipo:

Al livello del mare si registrano 28-30°C,
a 1000 metri si hanno 21°C,
a 2000 metri abbiamo 13°C,
a 3000 metri circa 5-6°C

allora se il sole scalda una superficie piatta come può essere una estesa pianura, la temperatura dello strato d’aria prossimo al suolo aumenterà di qualche grado (arrivando ad esempio a toccare i 34°C), senza però spezzare l’equilibrio della “stratificazione” prima descritta, perché gli strati atmosferici superiori (a 500 metri, a 1000 metri….) si adatteranno a questa variazione, “ritoccando” di conseguenza la loro temperatura con gradualità.

Se invece il sole scalda una montagna (in particolare la roccia “nuda”), la temperatura dello strato d’aria appena a contatto del crinale salirà rapidamente, più di quanto non faccia in pianura, perché l’aria in montagna è meno densa, e subisce variazioni di temperatura più rapide.

Supponiamo ad esempio che la roccia a 2000 metri raggiunga i 23-25°C; visto lo schema di temperature dato precedentemente allora si può notare come si venga a creare una notevole differenza di valori termici (circa 10-12°C) in poche decine di metri (dal crinale allo strato d’aria appena al di sopra di esso); di conseguenza si genererà una situazione di forte instabilità.

In tal caso allora la bolla di aria calda che si sarà formata in prossimità del suolo del crinale tenderà a salire verso l’alto (perché più leggera di quella fredda che la sovrasta), raffreddandosi molto lentamente; una volta raggiunta una certa quota (detta “livello di condensazione”) il vapore acqueo contenuto nella bolla calda condenserà rapidamente, formando il cumulo e dando un’ulteriore spinta verso l’alto all’aria in ascesa; se l’aria calda riuscirà ad arrivare attorno ai 6-8 chilometri di quota si svilupperà un cumulonembo e si genererà un temporale.

In definitiva la predilezione della montagna da parte dei temporali “di calore” dipende in gran parte dal seguente fatto: più si sale verso l’alto, più l’aria è “rarefatta” (ossia meno densa) e quindi più rapide sono le variazioni termiche che può subire.
Autore : Lorenzo Catania