00:00 17 Novembre 2011

Nebbia+gelo+industrie = nevicate “chimiche” su zone ristrette

Le prolungate situazioni anticicloniche invernali favoriscono talvolta fitte brinate da nebbia gelata in pianura ma anche singolari episodi di nevicate chimiche su zone ristrette

Dicembre 1989: situazione anticiclonica drammatica per le Alpi, con assenza di neve e temperature miti. In Valpadana i fenomeni nebbiosi si intensificano ogni giorno di più dopo Natale fino a provocare fenomeni di nebbia gelata, con estese brinate, giorni di ghiaccio, abbondanti depositi di galaverna. Il 30 dicembre sull’autostrada Milano-Venezia, tra Cavenago e Dalmine avviene qualcosa di più: nevica a larghe falde dalla nebbia con depositi di ben 6 cm sui prati e circolazione difficoltosa in autostrada.

A solo qualche chilometro di distanza, in collina e in montagna, nel frattempo splende il sole e sembra primavera. Il fenomeno si ripeterà poi nei primi giorni di gennaio del 1990 con una certa continuità su gran parte del milanese con improvvise e brevi nevicate "di quartiere" e temperature molto rigide.

Il 5-6 gennaio 2004 lo stesso fenomeno si ripresenta a Segrate (periferia Est di Milano) e a Monza, con accumuli al suolo di circa 2-3cm di neve, ma circoscritti ad aree molto limitate, spesso solo su alcuni quartieri. Nel 2008 e nel 2009 altri episodi invernali di neve chimica si segnalano nel Milanese.

Un’inversione termica eccezionale caratterizza l’episodio, la lunga serenità del cielo e l’assenza di venti importanti faranno proliferare il fenomeno. Come mai la neve chimica? L’interazione tra nebbia, basse temperature (tra i -2 e i -5 le condizioni migliori), le sostanze chimiche e i vapori emessi dalle fabbriche vicine originano spesso il fenomeno fungendo da nuclei di condensazione. Le aree fortemente industrializzate esaltano dunque il fenomeno.

Autore : Alessio Grosso