00:00 15 Gennaio 2007

La stima delle temperature al suolo: cadrà neve o pioggia?

Neve o no? Il vero tormentone invernale in Italia.

La temperatura è un complesso equilibrio tra vari fattori locali, geografici e meteorologici e in alcuni casi, una stima ritenuta corretta può essere clamorosamente smentita nel giro di poche ore.
I fattori che maggiormente influenzano la temperatura dell’aria sono:
-Irraggiamento.
L’assenza quasi totale di nubi su una regione è la causa delle principali escursioni termiche tra il giorno e la notte. Di giorno, solitamente le temperature più elevate si registrano con cielo sereno (insolazione) mentre di notte, si hanno quelle più basse per irraggiamento, ossia la restituzione verso il cielo del calore accumulato durante il giorno. Ovviamente a parità di condizioni.

-Nuvolosità.
Se ci sono nuvole, c’è ovviamente del vapore, e il vapore ha un elevato potere riflettente per la radiazione infrarossa (il calore). E’ il principale artefice dell’effetto serra naturale presente sulla Terra che mantiene condizioni favorevoli allo sviluppo della vita nella biosfera. Dunque di notte, un cielo nuvoloso o coperto limita la perdita di calore per irraggiamento mantre di giorno diminuisce la quantità di radiazione infrarossa che raggiunge il suolo.

-Moti verticali.
Nei primi 2000m di atmosfera avvengono i principali scambi di calore tra suolo e aria attraverso i moti convettivi che raggiungono quote modeste in inverno (addirittura appena 100-200m nel caso di anticicloni e inversioni termiche) e anche i 3000m in estate concorrendo, insieme ad altri fattori, alla nascita dei temporali. Questi moti generano un rimescolamento delle masse d’aria che tende ad eliminare le differenze termiche.

-Pioggia.
L’evaporazione al suolo, soprattutto se favorita da una preesistente massa di aria calda sottrae calore, tanto maggiore quanto più la pioggia è persistente; mediamente si ha un raffreddamento aggiunto di 3-4 gradi in autunno e anche 10 gradi in estate.

-Subsidenza.
Nelle situazioni anticicloniche, l’aria viene compressa lentamente verso il basso riscaldandosi per attrito meccanico. Tanto più l’aria in quota è clada, tanto più il riscaldamento al suolo sarà maggiore. E’ questo il caso temuto in estate con gli anticicloni di matrice africana che pescano nel loro abbraccio masse d’aria già molto calde presenti in quota sul deserto.

-Innevamento.
Un suolo ammantato di bianco riflette la luce e il calore in arrivo fino ad un 60-80% contro il 15-20% che si avrebbe in condizioni normali, limitando in questo modo l’aumento diurno delle temperature.

-Avvezioni.
Irruzioni di aria calda o fredda possono far aumentare o crollare le temperature nel giro di poche ore. Attenzione a non sottovalutare fenomeni locali come il fohn, quando l’arrivo di aria fredda in caduta dalle Alpi finisce per determinare un aumento di temperatura, per compressione, in Pianura Padana.

E’ difficile tenere sotto controllo tutti questi fattori simultaneamente ma, con l’ausilio del computer e dei modelli matematici si può raggiungere una buona approssimazione. Dopo aver consultato i valori previsti dal modello sulla nostra regione, è importante fare alcune importanti considerazioni prima di effettuare la stima. Prima di tutto, si deve ricordare che i dati dei modelli sono tanto più approssimati quanto più vi è una mancanza di valori nell’inizializzazione.

Questo è il caso delle catene montuose (Alpi e Appennini) o dei mari, dove i punti di osservazione e raccolta informazioni sono minori rispetto a quelli presenti sulle zone di pianura. E’ un po’ come se i valori venissero “appiattiti” in corrispondenza delle zone con meno rilevazioni.

In secondo luogo, è importante sapere se sono previste precipitazioni persistenti sulla nostra regione per applicare un correttivo alla stima di 2-3 gradi in meno.

Tenuto conto di tutto, appestiamoci a guardare i valori previsti dai modelli in quota (generalmente a 850 Hp, 1500m circa) e solo a curiosare per quelli previsti al suolo (2m). Questi ultimi sono molto meno affidabili perché ottenuti con un maggior numero di approssimazioni (dovute al maggior numero di condizioni che possono influire sulle variazioni) e quindi più soggetti ad errori.

Consideriamo che mediamente, tranne situazioni particolari, il gradiente termico verticale, cioè la variazione di temperatura con la quota, è di circa 6,5 °C nei primi 1000m (circa 0,6 °C in meno per ogni 100m di quota, inversioni termiche a parte) e di circa 10 °C nei successivi (circa 1 °C in meno ogni 100m) e apprestiamoci alla nostra stima, tenendo presente che di norma, le temperature più basse o minime si registrano nelle ore prossime all’alba mentre le temperature massime si hanno tra le 12 e le 14 in inverno e tra le 14 e le 16 in estate (a parità di condizioni).

Questa stima potrà essere molto utile per capire ad esempio, se sulla nostra regione a tale ora ci saranno temperature prossime allo 0 °C (tra –2 °C e + 2 °C), utili per vedere un bella e duratura fioccata.
Autore : Simone Maio