00:00 6 Settembre 2002

I temporali cambiano sede

In estate sono più presenti sulle Alpi, mentre nel semestre freddo primeggiano i temporali marittimi soprattutto sulle coste liguri e al centro-sud. Come mai?

L’estate è oramai agli sgoccioli; al mattino l’aria è più frizzante, compaiono le prime nebbie sulle pianure del nord e il sole si presenta molto più basso sull’orizzonte. Proprio il calore del sole, quello “attuale” e quello accumulato nelle acque dei nostri mari in tutta la stagione calda, fornisce l’energia ai temporali e consente la loro formazione.

Forse non tutti sanno che l’energia sprigionata da un temporale di media intensità è paragonabile a quella di una piccola bomba atomica. L’energia termica, che fornisce l’alimentazione al temporale, non può disperdersi nell’ambiente per il principio di conservazione dell’energia e viene quindi convertita in energia elettrica e meccanica che si manifesta con i fulmini e il vento.

Ma perché in estate è più facile incontrare un temporale in montagna piuttosto che in riva al mare? Il motivo è il differente potere calorico che possiedono rispettivamente terra e mare.

Se la terra si scalda subito, il mare ci mette molto di più. Di conseguenza i temporali si formeranno con più facilità laddove troveranno maggiore energia termica da convertire, quindi sulla terraferma. In montagna, inoltre, abbiamo la presenza dei crinali che possono essere a differente temperatura a seconda della loro esposizione. Ecco, allora, che i contrasti termici aumentano e l’energia a disposizione aumenta anch’essa determinando la formazione di moti convettivi che originano i classici cumulonembi pomeridiani.

Sul mare questo non può accadere per due motivi: il primo è che la sua superficie ha una temperatura inferiore a quella dell’aria e secondo perché è completamente liscia, senza asperità. Il temporale, allora, si formerà con minore facilità in una zona con poca energia termica a disposizione. Ecco perché in riva al mare il temporale in estate è un evento poco frequente, a parte gli sconfinamenti dal vicino entroterra.

In autunno, invece, il sole comincia a scaldare di meno e di conseguenza la terraferma non potrà più beneficiare di un riscaldamento efficace come in piena estate.

Il mare, invece, oltre al riscaldamento che il sole autunnale offre, può contare su tutto il calore immagazzinato durante la stagione estiva. Il suo potere calorico, difatti, è molto maggiore di quello della terraferma. Quindi in sostanza il mare ci mette molto tempo per scaldarsi, ma anche per raffreddarsi. Ecco il motivo per cui in autunno e in inverno i temporali si formano preferibilmente sul mare.

Nella stagione invernale, quando il mare ha praticamente perso tutto il calore accumulato in estate, i temporali si “rifugiano” sui bacini più meridionali italiani, dove è presente ancora del calore disponibile per la loro creazione. Ecco perché la massima frequenza temporalesca per il meridione d’Italia si ha nel periodo invernale.
Autore : Paolo Bonino