00:00 21 Marzo 2012

Grandina! Niente paura è primavera…

Grandine, istruzioni per l'uso: dobbiamo saper riconoscere quella simpatica (primaverile) da quella cattiva (estiva). La grandine infatti non è tutta uguale. I processi che portano alla sua formazione durante i temporali sono molto complessi. Ecco come distinguere una grandinata inoffensiva da una invece devastante.

Tra tutte le idrometeore, ossia tra i vari tipi di precipitazione, la grandine è sicuramente quella più temuta. Ma cos’è in buona sostanza la grandine? E’ una precipitazione solida formata da pezzi di ghiaccio che cadono essenzialmente dalle nubi temporalesche, ossia dai cumulonembi. Da questo primo concetto possiamo dedurre dunque che le caratteristiche primarie della grandine dipendono dallo sviluppo verticale della nube temporalesca.

La grandine infatti è costituita da particelle sfeoridali di ghiaccio formatesi in seno alle correnti discendenti e ascendenti tipiche di una nube temporalesca. Queste correnti, dette convettive, portano l’agglomerato di ghiaccio a fondere parzialmente a quote basse, salvo poi costringerlo a righiacciarsi in altitudine. Più giri compirà il nostro chicco di grandine così costituito all’interno della nube, più diventerà grande. 

Va da sè che cumulonembi molto sviluppati in altezza (anche 10-12 km), quindi dotati di maggiore energia cinetica tipica delle situazioni estive, porteranno a grandine di dimensioni maggiori. Questo anche perchè la forza notevole delle correnti ascendenti permetterà ai chicchi di rimanere in sospensione fino a quando questi ultimi avranno assunto un peso molto elevato, ma non solo. I chicchi di grandine saranno anche molto più duri perchè nel loro saliscendi all’interno della nube avranno catturato altre particelle di ghiaccio e, cadendo molto velocemente, raggiungeranno il suolo praticamente intatti. La situazione descritta porta alle tipiche grandinate accompagnate da danni, anche ingenti (vedi video riferito ad una violentissima grandinata estiva nell’Imolese).

La grandine però non è sempre così "cattiva". Può presentarsi anche sotto forma più coreografica e "simpatica", ovvero senza causare danni. E’ il caso delle grandinate primaverili, allorquando l’energia a disposizione delle nubi temporalesche è molto minore e così anche la potenza delle correnti ascendenti. Va da sè che le dimensioni verticali della nube saranno più contenute (anche solo 5-6 km) e i processi di saliscendi dei nostri chicchi di grandine daranno luogo ad una precipitazione finale più sottile e praticamente inoffensiva. Per contro le temperature più basse all’interno della colonna d’aria favoriranno una precipitazione più fitta, anche se di consistenza più morbida, e con probabile accumulo al suolo.

Concludendo: attenzione alle grandinate estive, soprattutto nelle zone padane, quelle notoriamente più battute dagli eventi violenti, niente paura per le grandinate primaverili, sono tutto fumo e niente arrosto.

Autore : Luca Angelini