00:00 27 Ottobre 2003

Una fantastica escursione notturna incontro alla neve d’ottobre

L'Aquila, città più fredda d'Italia a due passi dalla Capitale, può facilmente diventare la base per interessanti escursioni a sfondo meteorologico. E quando si trova la compagnia giusta tutto diviene possibile...

E’ il pomeriggio di venerdì 24 ottobre 2003.
Mancano poche ore al passaggio di un fronte freddo per la verità non troppo intenso, ma comunque in grado abbassare lo zero fin sotto i 1600 m e forse di scaricare quà e là alcune spruzzate di neve a quote relativamente basse. Gianfranco di Roma e la sua compagna Simona queste occasioni raramente se le lasciano sfuggire e quando possono in questi casi si precipitano da Roma fin sui tornanti di Campo Imperatore, sull’Appennino centrale.

Mi telefona:
“Stiamo arrivando, saremo lì per le 15:30”. “Gianfrà, però non ti prometto nulla, non è detto che succeda qualcosa”, dico io. “Non importa, a noi basta la possibilità di qualche fiocco di neve fin sui 1500m, comunque è un’occasione per vederci”
Chiamo subito Piergiovanni, aquilano verace, appassionato di freddo e neve e da sempre orgoglioso dei primati della nostra città. Ha conosciuto Gianfranco e Simona solo recentemente ma è come se si conoscessero da sempre, tale è l’intesa!

Ceniamo tutti e quattro in una trattoria del centro. A tenere banco sono discussioni soprattutto legate ai microclimi della zona aquilana, sul perchè questa cittadina quasi sempre batte i record del freddo tra tutti i capoluoghi di provincia nazionali, ma anche sulla grande variabilità termica della conca aquilana ove esistono posti ancora più freddi rispetto alla zona del centro, soprattutto nei periodi di sereno, nelle notti stellate invernali, luoghi che Piergiovanni conosce a menadito, luoghi ove la temperatura può essere anche 3 o 4 gradi inferiore rispetto a quella già bassa della città.

Finita la cena Gianfranco mette il televisore della trattoria su Televideo e notiamo come temporali e rovesci siano segnalati in Umbria e Toscana, segno inequivocabile che il fronte freddo è ancora attivo, anzi sembra più vigoroso del previsto e deve ancora transitare.
Immediatamente allora decidiamo di pagare il conto ed uscire. Fuori inizia a piovere, cosa che non era affatto sicura fino a qualche ora prima. Nessun dubbio, si va a Campo Imperatore, non importa nulla che sono già le 22:30. I pronostici circa la quota neve, che di lì a poco verificheremo di persona, sono tra i 1600 ed i 1400 m, quest’ultima quota proposta da me.

Lungo l’autostrada la pioggia intensifica ed il nuovo termometro digitale di Piergiovanni, con la sonda incastrata al di fuori del finestrino, segna temperature progressivamente calanti, fino a circa 5 gradi.
Passata la stazione di Fonte Cerreto, quota 1100, base della Funivia del Gran Sasso, la temperatura scende decisamente sotto i 5 gradi e ad un certo punto Piergiovanni esclama: “Guarda, le gocce sul parabrezza ingrassano, e stanno assumendo sembianze molto equivoche”, espressione molto comica che fa quasi pensare ad un cambio di sesso.

E di lì a poco infatti la pioggia diviene acqua-neve e poi, sui 1400 m, neve bagnata. Saliamo uno dopo l’altro i tornanti successivi al bivio di Monte Cristo e ad un certo punto decidiamo di proseguire con una sola auto, la mia Panda 4×4, vista l’inadeguatezza delle gomme dell’auto di Gianfranco.

La neve viene giù molto forte e ben presto la strada diviene candida. E’ impressionante la differenza nella visuale con fari anabbaglianti, più adatti a seguire la strada, e con i fari abbaglianti, che esaltano la potenza della nevicata e la fanno risaltare su tutto quanto il resto dello sfondo. Gianfranco ogni tanto mi chiede espressamente di attivare gli abbaglianti per gustarsi lo sopettacolo. Poi la nebbia compare, molto fitta, e diviene necessario rallentare a passo d’uomo.

Ad un certo punto Gianfranco esclama: “Dai, fermati, ora voglio uscire, voglio immergermi nella nevicata, voglio sentire i fiocchi di neve in faccia”. La sensazione è veramente strana, è ottobre ma siamo in un paesaggio pienamente invernale, la neve cade fitta, la temparatura è pochi decimi sotto lo zero ma il vento acuisce decisamente la sensazione del freddo assieme al rapido bagnarsi dei nostri indumenti e dei capelli. Occorre rientrare in auto, si prosegue. Con il mezzo che abbiamo non dobbiamo temere, si può arrivare fino ai 2130 m dell’albergo.

Ad ogni tratto di strada cambiano continuamente le condizioni del manto nevoso. Ora quasi assente, poi decisamente invadente, poi ancora irregolarmente accumulato dal vento come le dune del deserto, sulle quali l’auto sobbalza in modo curioso. Quasi improvvisamente, poco prima dell’arrivo, la neve smette di cadere, con nostra grande delusione. Sul piazzale dell’albergo il manto è mediamente di 5 cm, ma di una neve farinosa, molto invernale. La temperatura si attesta sui -2.6 gradi ed il vento è teso. Difficile resistere a lungo là fuori, nonostante la nostra buona volontà. E’ quasi mezzanotte.
Cominciamo la discesa. Si ritorna all’Aquila.

Per una volta la sensazione è quella di aver domato la forza della montagna. Ma poi ti rendi conto nuovamente che è solo ottobre. Che in altri, moltissimi casi, quassù non si scherza, che potrebbe non bastare neanche il 4×4.
E che la montagna, in ogni caso, va sempre temuta e soprattutto rispettata.
Autore : Marco Scozzafava