00:00 31 Gennaio 2005

Tirando le somme: quanta neve è caduta su Roma e provincia?

Solo leggere spolverate sulla Capitale, dove fiocchi radi si sono fatti vedere per tutta la settimana, garantendo accumuli importanti solo su Colli Albani e Monti della Tolfa.

Roma e provincia hanno fatto i conti con una settimana meteorologicamente vivace, di quelle che insomma in molti ricorderanno, se non altro per le alte potenzialità che questa ha mantenuto in larga misura inespresse.

Si è trattato di un periodo sicuramente freddo, di chiaro stampo invernale, con il rischio-neve a farla da padrone per sette giorni di fila, e che alla fine ha fatto tirare un sospiro di sollievo a chi la neve in città proprio non la tollera; viceversa, gli appassionati hanno vissuto la settimana col cuore in gola, sempre lì pronti ad aspettare quell’evento storico che in città manca da vent’anni a questa parte.

Ma le bizzarrie dell’atmosfera, di quella parte della natura forse più scapestrata e svincolata da un apparente raziocinio, sanno sempre stupire: e così per la Capitale e per il suo hinterland sono arrivati giorni freddi, grigi, ma senza quella neve che tanto ci si aspettava. Giorni caratterizzati da poco sole e da fiocchi radi che per molte ore ci hanno fatto compagnia, inebriando l’atmosfera di un romanticismo senza eguali, ma senza riuscire a dare misura a quel velo bianco che tutti, bambini in primis, aspettavano.

E’ andata un po’ meglio in collina e in montagna, dove le imbiancate sono state più sostanziose e longeve. Ma proprio da qui arriva la sorpresa. Gli eventi nevosi, alimentati dalle energie profuse dal Tirreno, si sono concentrati nelle zone collinari adiacenti la fascia litoranea, vale a dire sul versante sud-occidentale dei COLLI ALBANI. Qui le nevicate più importanti (quelle con accumuli superiori ai 10 cm) hanno interessato quote superiori ai 300 metri, portando 20 cm di neve a 500 metri e 30 cm a 700. Un esempio su tutti: i Pratoni del Vivaro, nel cuore dei Castelli Romani, con 30cm di accumulo nella parte più alta. 40 cm infine sul Monte Artemisio, tra le zone più colpite dai rovesci nevosi.

In linea con la genesi delle nevicate “castellane”, i MONTI DELLA TOLFA hanno ricevuto un buon carico di neve dai 300 metri in su, con accumuli che intorno ai 500 metri hanno toccato i 25cm, così come il caso di Allumiere e di Tolfa.

Meno innevati, perché più interni, sebbene adiacenti, i MONTI SABATINI.

E cosa analoga dicesi per i MONTI PRENESTINI, più sviluppati in altitudine rispetto ai Colli Albani, ma meno innevati, probabilmente perché più internati: 5cm a Capranica Prenestina e a Rocca di Cave (oltre i 900 metri di quota), solo una spolverata a Castel San Pietro Romano e non più di 15cm sui 1218 metri di Guadagnolo, paese più alto della provincia di Roma. Su queste montagne un accumulo discreto al suolo è risultato assente al di sotto dei 700 metri (valore significativo).

Ancor peggio è andato ai MONTI LUCRETILI e ai MONTI RUFFI, dove accumuli consistenti hanno interessato quote decisamente più alte (oltre i 900 metri), vale a dire le sole cime più elevate.

Migliore la situazione sul versante settentrionale (romano) dei MONTI LEPINI, dove si sono registrati 30cm di accumulo intorno quota 1000 metri. Tra 5 e 10cm di neve anche nella cittadina di Segni.

I MONTI SIMBRUINI hanno invece risentito -seppur parzialmente e marginalmente- della circolazione orientale imperversante sul versante adriatico della dorsale appenninica. Così, agli effetti “tirrenici” si sono sommati a quelli “adriatici”, con conseguenti accumuli complessivi di un metro circa a Monte Livata e di 150 cm circa sulla Monna dell’Orso (ma stiamo parlando di quote superiori ai 1500 metri slm).
Autore : Emanuele Latini