00:00 22 Giugno 2009

Nubifragi, grandinate e trombe d’aria, bollettino di guerra nel primo giorno dell’estate

Segnalate anche alcune vittime e danni ingenti su alcune regioni. Perchè fenomeni tanto violenti? Proviamo a ripercorrere le tappe di questa super perturbazione.

Il cocktail che si presentava sull’Italia, prima che l’Atlantico con la sua perturbazione seminasse disastri lungo la Penisola, era quello tipico dell’estate piena, anche se astronomicamente la nuova stagione era impegnata nel suo consueto parto astronomico del 21 giugno.

Grande importanza ha assunto nella fattispecie lo zoccolo di aria molto calda e umida che da giorni giaceva inerte sul comparto mediterraneo, eredità di un anticiclone di origine nord-africana che ci ha aveva lasciato la sua pesante e fastidiosa impronta digitale. Nel primo weekend dell’estate però quest’aria è stata brutalmente scalzata ad opera di una pedata fresca di origine nord-atlantica giunta all’improvviso a contrastare con quelle le sue caratteristiche così diverse.

La girandola temporalesca è partita già nella seconda parte di venerdì al nord, ma è stato nel pomeriggio di sabato che il grande fiume di aria fresca ha lasciato la sua pesante scia di fenomeni violenti lungo il suo percorso: una serie di sistemi convettivi a grande tiratura (tecnicamente noti come MCS, ossia sistemi convettivi a mesoscala) sono andati sviluppandosi ad iniziare dal nord.

Le aree di pescaggio, ossia dove massimo era il risucchio verticale delle cellule temporalesche in fase di rigenerazione, hanno coinciso con i fenomeni più violenti; Torino è stata una delle prime città a trovarsi nel bel mezzo di un nubifragio, mentre poco dopo sul nord-est faceva eco una grandinata di tutto rispetto nel Vicentino.

L’aria fredda, trovati i suoi varchi prefernziali, seguitava a trafilare alle quote superiori sulle regioni settentrionali, sfilando sotto la spinta della corrente a getto con il suo gomito colmo di vorticità, caratteristica sinottica all’origine di imponenti costruzioni nuvolose. Tale situazione ha assunto ancor più importanza se pensiamo che l’aria caldissima e molto umida presente nei bassi strati è stata risucchiata e proiettata in altitudine andando quindi violentemente a penetrare entro il muro dell’aria fredda.

La perturbazione in ingresso dalla Francia, traccia al suolo della nuova massa d’aria in arrivo, proseguiva poi a pennellare la nostra Penisola inserendosi con una imponente cellula temporalesca che si è sviluppata nella tarda serata in pieno mar Ligure e che ha stimolato una ulteriore cella sulla Toscana, il cui zoccolo duro si è particolarmente accanito al largo del Livornese e sull’isola d’Elba.

In piena notte intanto la curva del getto si portava sulle nostre regioni meridionali: il contraccolpo dinamico offerto dalle grandi celle ancora attive sull’alto Tirreno, unitamente a un nucleo di vorticità in seno al getto stesso, causava l’esplosivo sviluppo di una bancata multicellulare ad alto potere rigenerante con pescaggio dal mare, sulla Campania; Napoli e le zone limitrofe finivano sotto un violento nubifragio notturno.

L’Appennino meridionale nel frattempo agevolava la risalita dell’aria calda ancora presente sul basso versante adriatico e si rinnovava così il risucchio verticale all’origine di nuove formazione temporalesche multicellulari che andavano così a colpire la Puglia, in modo particolare il Barese, il Brindisino, la zona di Trani e il Salento. Ancora nubifragi.

Le ore notturne hanno nel frattempo tolto un po’ di energia ai sistemi temporaleschi lungo il medio Tirreno ma ecco che con l’arrivo del nuovo giorno (domenica) il sole dava una mano al solito risucchio verticale operato in condizioni di aria sempre molto instabile. Altri nubifragi si scatenavano e interessavano l’Umbria e il Lazio, con grandinate nel Viterbese e nel Ternano ma anche su Roma, allagata dal classico temporalone estivo.

Nuovi temporali anche sulla Puglia, mentre l’uncino vorticoso disegnava la sua spirale temporalesca completando la sua opera di aspersione piovosa anche su Maceratese, Ascolano, Abruzzo e Molise. Una serie di grandinate si abbatteva nella zona de L’Aquila e sulla Marsica; una grandinata particolarmente abbondante colpiva il comune di Pereto nell’Aquilano dove il crollo di un muro di contenimento solo per puro caso non ha causato l’ennesima tragedia in questa regione già duramente provata dalle calamità naturali.
Autore : Luca Angelini