00:00 7 Febbraio 2005

ESCLUSIVO! POTENZA: l’insostenibile pesantezza della neve

Da ormai 15 giorni la coltre bianca ricopre gran parte della Provincia di Potenza come non accadeva da decenni e la situazione è davvero "pesante".

Finalmente la giornata di domenica 6 febbraio, a distanza di quasi 15 giorni, è trascorsa senza veder scendere fiocchi bianchi dal cielo, senza che i venti gelidi dell’Est ne mantenessero le temperature sotto lo zero anche in pieno giorno.

Ad appena 5 km dalla città di Potenza, a 750 m sul livello del mare, il manto nevoso ricopre ogni cosa con spessori di 40-60 cm minimo.

Nelle zone sottovento è in realtà molto più spesso; ma per fortuna queste aree coincidono con i versanti esposti a sud, dal momento che la neve è, come spesso accade, trasportata da venti settentrionali.

Purtroppo le temperature notturne si sono drasticamente abbassate con il rasserenamento (pesanti i -11°C e i -9°C delle ultime due notti) e il timido sole di mezzogiorno poco o nulla può contro queste “montagne” di neve, complice anche un notevole effetto albedo.

Si sono spenti i riflettori della cronaca più cinica e strumentalista su quella terra di nessuno attraversata dalla Salerno-Reggio Calabria, ma nessuno li ha mai accesi sulle pesanti difficoltà quotidiane e le emergenze tuttora in atto su gran parte dell’Appennino Lucano.

Molti comuni e frazioni, anche a pochi km dal capoluogo, sono difficilmente raggiungibili se non con mezzi attrezzati. La foto dell’amico Martorano, pubblicata ieri, è stata scattata in una località a 1350 m; ma vi lasciamo immaginare le condizioni di molti comuni lucani e rispettive frazioni posti ad altitudini comprese fra 800 e 1100 m (Abriola, Pignola, Anzi, Calvello, Sasso di Castalda, Brienza, Marsico Nuovo, Marsico Vetere, Viaggiano, Laurenzana, Pietrapertosa, Castelmezzano, Avigliano, Ruoti, Balvano, Vaglio, Albano, Acerenza, Bella, San Fele, Rapone, e tanti altri, solo per citare quelli nei dintorni del capoluogo). Da molte zone del Lagonegrese e del Pollino, lontane oltre 100 km da Potenza, arrivano notizie davvero sorprendenti, come quella di alcune frazioni di Castelsaraceno raggiunte solo dopo una settimana.

Le suole sono rimaste chiuse per una settimana nel capoluogo e fino a dieci giorni in alcuni dei comuni più colpiti (solo oggi a Lauria).
La Lucania ha numerosi valichi di strade statali, superstrade e la stessa A3 posti ad altitudini prossime ai 1000m dove il passaggio è ad oggi ancora difficoltoso se non proibitivo, soprattutto per i mezzi pesanti.

I disagi si moltiplicano poi se a farne le spese sono anche altri esseri viventi. Piante e soprattutto animali sono letteralmente stremati. Le prime hanno subito profonde e improvvisate potature (in alcuni casi in città, anche alberi secolari si sono inchinati, fino a spezzarsi, al pesante cumulo bianco).

Anche molti alberi completamente privi di fogliame, per l’avanzata stagione invernale, hanno definitivamente abbandonato la scena.

Le sempreverdi, dal canto loro, sono state però le vittime preferenziali, siano esse conifere che latifoglie (lecci e ligustri ad esempio). Nel mio terreno avevo anche un albero di ulivo (al limite altitudinale della sua naturale distribuzione), che ancora giovane virgulto di pochi anni, era sopravvissuto miracolosamente al gelido 1985 (-19°C allora); questa volta invece si è dovuto inchinare anche lui, definitivamente!

Ancor più pesante, nonostante la possibilità di movimento, è la condizione della fauna, sia essa selvatica che domestica. Per i capi allo stato brado e per gli erbivori selvatici hanno distribuito foraggio con l’ausilio di elicotteri. Per i capi domestici le perdite sono incalcolabili sia in numero che valore.

Non si contano gli episodi di crolli di stalle, pollai e fienili (non dimentichiamo che 1 m di neve fresca pesa fino a 3-4 quintali per m2); molti i capi morti per il freddo e la fame. L’erba verde è un miraggio dato che, persino gli arbusti (rose, biancospini, pruni selvatici ecc.) fanno appena capolino, con qualche ramo rinsecchito, dalla pesante massa nevosa che li ingloba.

Per noi che ora possiamo uscire di casa, possiamo regolarmente andare in città a lavorare, fare la spesa e in alcuni casi (pochi a sentir dire di tante manifestazioni rinviate) a divertirsi, è ancora una situazione piuttosto pesante: un abbozzo di disgelo diurno che si trasforma in una serie di pericolose piste ghiacciate appena dopo il tramonto; un vento dell’est “zingaro” anche lui che elargisce malanni un po’ a tutti e che, facendosi beffa delle previsioni, soffia imperterrito da troppi giorni; una temperatura che solo ieri è salita di un grado sopra lo zero, dopo 15 giorni di ghiaccio (senza considerare l’effetto termico del vento “Wind Chill”). Non dimentichiamo inoltre la personale competizione degli automobilisti con i pesanti cumuli di neve ai lati delle strade, sia per il parcheggio che per il mero passaggio; in una città priva di semafori come Potenza dove, anche in condizioni meteorologiche ottimali, si gareggia per un posto macchina e si dribblano i cordoli dei marciapiedi.

Una speranza sola, che piova, ma non troppo, e che ricominci a fare un po’ più caldo, ma non troppo; per carità un po’ alla volta altrimenti ci toccherà tornare a parlare di questa terra di nessuno, del suo noto, ma sconosciuto, dissesto idrogeologico e di nuove e diverse calamità naturali.
Autore : Dal nostro corrispondente Giuseppe Tito