00:00 31 Marzo 2007

Nebbia in città sempre più rara

Colpa del riscaldamento urbano e del conseguente effetto dell’isola di calore, da qualche tempo la nebbia latita nei centri cittadini, mentre continua ad interessare le periferie e le campagne circostanti.

Atmosfere brumose, ambientazioni soffuse, le luci dei lampioni ovattate dalla silenziosa e spettrale danza della nebbia; sono solo alcune delle suggestioni che questo fenomeno meteo ha regalato a molte città europee ed italiane nel passato. Famosa è la nebbia di Londra che, ampiamente mescolata al fumo dei camini, suggerì secoli or sono la parola Smog, ovvero Smoke+Fog, quel subdolo e malsano connubio, simbolo indiscusso di tutti gli inquinamenti atmosferici; l’altra faccia della Rivoluzione Industriale.

Ma si sa, i tempi cambiano e, a volte, anche i fenomeni meteo. Oggi le nostre città sono interessate per lo più dai meno romantici: particolato pm-10, smog fotochimico e isola di calore. E la nebbia? Che sia d’avvezione o da irraggiamento, è diventata sempre più rara nei centri cittadini. Intendiamoci nelle campagne, nelle vallate, nelle estreme periferie cittadine è sempre frequente, ed altrettanto opprimente. Il fenomeno, contrariamente a quanto si dice, è tutt’altro che diminuito di frequenza ed intensità; si tratta semplicemente di effetti locali e forse dell’impressione di coloro che lasciano la città, solo nel fine settimana.

Tutta colpa dell’isola di calore urbana e della struttura cittadina, sempre più intricata e movimentata. Fenomeno, quello dell’isola di calore, come noto, molto più incisivo durante il semestre freddo; periodo altrettanto notoriamente caro alle nebbie. Nei grandi centri urbani si possono osservare scarti termici di 3-5°C in più, rispetto alle periferie circostanti; in particolare su quelle città come Firenze o Bolzano, che sorgono in vallate più o meno chiuse. Il centro cittadino appare allora come un immenso “braciere”, capace di riscaldare le masse d’aria sovrastanti, fino ad altezze di qualche centinaio di metri; soprattutto quando sono poco mobili, per determinate condizioni meteo, quali quelle di alta pressione.

Il punto di rugiada viene così alterato rispetto alle zone circostanti, abbassato spesso in modo talmente incisivo, che la condensazione dell’umidità presente non è più possibile. Il risultato immediato ed osservabile, in condizioni altrimenti ideali per la nebbia, è un cappa grigia a qualche centinaio di metri dal suolo. Il cielo appare allora coperto da una nuvolosità apparentemente compatta, ma decisamente sterile che, complice la radiazione solare, tende quasi sempre a dissolversi nel corso della mattinata, proprio come farebbe la classica nebbia.

Uscendo dal centro cittadino al mattino presto, ed avviandosi verso l’estrema periferia, si può notare invece come, nelle medesime condizioni meteo, ossia quelle ideali per la nebbia, questa diventi sempre più frequente ed ingombrante, a mano a mano che ci lasciamo dietro gli ultimi nuclei abitati e i grandi svincoli stradali. Nell’aperta campagna, se non fosse per i lampioni accessi, molte abitazioni e piccoli borghi potrebbero addirittura sfuggire al nostro sguardo, nonostante si sia fatto più acuto ed impegnato, per colpa della… nebbia!
Autore : Giuseppe Tito