00:00 27 Novembre 2006

L’autunno mite ed arido? E’ anche colpa dell’assottigliamento della calotta artica

Le calotte polari sono in grado di condizionare il clima di un intero emisfero. Cosa accadrebbe se si riducessero sensibilmente?

Si discute spesso su quale siano i meccanismi che maggiormente influenzino il clima sulla Terra. Senz’ombra di dubbio, se non fossimo riscaldati dal sole non esisteremmo né noi e nemmeno le nubi nel cielo.

La radiazione solare però, oltre a non giungere in modo uniforme su tutto il Pianeta, viene anche condizionata da un altro importante fattore, ossia la peculiarità della superficie su cui incide.

In particolare, lastre di ghiaccio e spesse coltri di neve sono in grado di riflettere fino al 90% della luce in arrivo con un bagliore accecante alla vista (di contro, un terreno roccioso riflette appena il 10-15%).

Dove si trova la maggior concentrazione di ghiacci terrestri? Naturalmente ai Poli, con un’estensione pari ad un decimo delle terre emerse.

Ogni anno, il naturale avvicendamento delle stagioni causa lo scioglimento e il ricongelamento di circa 15 milioni di km quadrati delle calotte con un aumento e una diminuzione della salinità degli oceani circostanti. Ad esempio, per quanto riguarda l’Europa, ne consegue un rallentamento o una velocizzazione della Corrente del Golfo, il grande nastro trasportatore. Senza dubbio questo è l’evento climatico più imponente del mondo.

L’elevato potere riflettente dei ghiacci fa in modo che la temperatura su Artide e Antartide sia nettamente inferiore delle zone limitrofe libere dai ghiacci. Fa così freddo e si creano dei contrasti termici così forti che persino la Corrente a getto (o Jet Stream) è costretta a scorrere a latitudini inferiori.

Quindi, solamente con la loro massa, le calotte polari sono in grado di collocare la fascia climatica temperata fra il 30° e il 50° parallelo.

Ecco ora alcune considerazioni su alcuni temi di grande attualità, come il tanto temuto riscaldamento globale.

Alcuni ghiacciai, specie nell’emisfero nord, negli ultimi 50 anni si sono ritirati in media del 10-15%. Da esami su profondi carotaggi risulta però che anche in epoche preindustriali e remote ci sono stati degli assottigliamenti e degli avanzamenti ben più estesi.

Il bilancio gelido al Polo Sud è addirittura in pareggio nello stesso periodo: tanto ghiaccio si è sciolto e tanto se ne è formato, anzi negli ultimi tempi il ghiaccio è avanzato.

Cosa accadrebbe però se, nei prossimi 50 anni perdessimo il 20 o il 30% delle preziose calotte? Otterremo un doppio effetto: da un lato, la fascia temperata salirebbe di latitudine con l’inaridimento del clima fino al 40°-45° parallelo; di contro ci sarebbe un brusco rallentamento della Corrente del Golfo (per la minore salinità del nord Atlantico) con clima decisamente più rigido per l’Europa e per l’Italia.

Questi due effetti si potrebbero bilanciare? Nessuno è in grado di stabilirlo con certezza. Di certo il clima diverrebbe più estremo, più continentale con inverni più freddi ed estati più calde e con le precipitazioni distribuite meno uniformemente.

L’aumento medio della temperature potrebbe causare un altro problema: gran parte del permafrost e della tundra siberiana e canadese si trasformerebbero in palude con il rilascio di ingenti quantità di metano nell’atmosfera, uno dei gas serra.

Abbiamo sicuramente bisogno di approfondire le nostre conoscenze sulle regioni polari perché dal loro benessere dipende la regolarità del clima anche a casa nostra.
Autore : Report di Alessio Grosso